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Bullismo e antico rimedio

un calcio in culo

Il fenomeno bullismo è così diffuso che come per le grandi guerre ogni famiglia annovera almeno una vittima, se non fra i figli fra i padri oppure entrambe le generazioni. Forse prima alcuni atteggiamenti non li chiamavamo bullismo ma si soffriva ugualmente e si sperava che il tempo vendicasse o almeno cancellasse il ricordo. Molti hanno ottenuto giustizia altri no e probabilmente sono rimasti segnati a vita. Quello che mi stupisce è che, nonostante il tanto parlare, sembra che ci si stia annodando sul problema ed anziché porvi rimedio si stia alimentando il fuoco della violenza fisica e verbale. Mah!

Io a tale proposito ho un ricordo tenero e di grande manifestazione di amore di mio padre, forse un po' strana ma sicuramente d'amore. A casa mia valeva la regole che fra coetanei ce la dovessimo sbrigare da noi. Mio padre era stato un incredibile discolo, per usare un eufemismo, da bambino ed in generale da giovane. La strada ai suoi tempi insegnava molto, mentre per il tempo dei suoi figli la scelta era stata di una educazione più protetta e seguita, almeno fino ad un certo punto. Così mio fratello, mite e tranquillo, si sbrogliava le sue storie come la maggior parte dei ragazzi, senza coinvolgere il capo famiglia. Finché un ragazzo molto più grande di lui incominciò ad importunarlo, probabilmente con un crescendo di pesantezza visto che finì con il lamentarsi con mia madre. Ricordo poco di quella vicenda e a sprazzi, mi sembra che la storia non sia nata e morta nel giro di poco tempo, sempre per la questione del dover imparare a vivere con gli altri. Io sono più piccola e certe cose non le percepivo con la giusta malizia né avevo una corretta valutazione temporale. Quello che ricordo è che un giorno mia madre parlò nell'altra stanza con mio padre, io e mio fratello tanto per cambiare litigavamo in cucina. Quando le voci tacquero lui piombò in cucina e volle avere subito precisi dettagli. Mi preoccupai pensando si riferisse alla nostra discussione, invece sembrava interessato ad una vicenda a me sconosciuta e soprattutto parlava di differenze d'età su cui non si poteva passare sopra.

Così appresi che il mio fratello tredicenne era pesantemente infastidito da un ragazzo diciannovenne soprattutto quando si trovava a girare in bicicletta nei paraggi dell'abitazione del maggiorenne. Quartiere che frequentava molto spesso data la presenza dei suoi amici. Non solo si scoprì che era stato appena importunato e per questo motivo era tornato indietro nervoso e, aggiungo io, si sfogava litigando con me. Il prode genitore su due piedi imbastì un piano a dir poco diabolico, ci ordinò di uscire entrambi in bici, penso che la mia presenza fosse per non dare nell'occhio, e ci disse che ci avrebbe seguito in macchina per capire di persona cosa stava succedendo. Ubbidimmo! Inforcata la bicicletta ci avviammo verso la zona incriminata, passati davanti alla casa dell'importunatore non mancò molto che questo venne fuori ed incominciasse ad urlarci contro. Sicuramente eravamo stati istruiti bene perché, contrariamente a quanto avremmo fatto normalmente, ci fermammo e mio fratello rispose. Ovviamente non ricordo nulla delle parole e del resto non dovevano essere molto significative, ma ricordo perfettamente che potevo vedere mio padre parcheggiare poco distante dal tipo che gli dava le spalle. La distanza era sufficiente perché sentisse ma non troppa da far accorgere della sua presenza. Ad un certo punto vidi mio padre partire di corsa ed assestare un sonoro calcio nel sedere del bullo. Lo vidi sollevarsi da terra e ricadere in piedi con una faccia fra lo stupito ed atterrito. Mio padre gli si parò davanti alla faccia e gli vomitò addosso tante di quelle parole mentre lui diventava sempre più cereo. Non so se il mio ricordo sia frutto della memoria diretta o del racconto a posteriori, ma il sunto era che il ragazzo cercava di giustificarsi dicendo che faceva così per fare amicizia. Mio padre ribatteva che data la differenza d'età non capiva quale amicizia cercasse e soprattutto non gli sembrava opportuna la modalità da asilo infantile.

Il poveraccio non aveva chance, papà era stato un ragazzino cresciuto giocando in strada ed in tempi in cui o te la cavavi sempre da solo o soccombevi, e lui aveva imparato molto bene a cavarsela, inoltre probabilmente non era davvero per cattiveria che si comportava da bullo ma per semplice stupidità. Infatti non solo cessarono le molestie ma per un lungo periodo il ragazzo cambiava strada quando vedeva in lontananza mio fratello. Diventati grandi poi sono arrivati a salutarsi ma la questione non è mai stata chiarita fra loro. Io so solo che un meraviglioso calcio in culo ben assestato e senza tante conseguenze ha risparmiato molte sofferenze a mio fratello e data una bella lezione ad un bullo. Quella è stata l'unica volta che mio padre è intervenuto, con i coetanei mio fratello se la doveva cavare da solo.


Amanda Decori pubblicato il 15.12.2017 [ Riflessioni ]


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