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Paragoni e dimenticanze ai tempi del coronavirus

Gli altri migliori a posteriori

Gira per la nota chat social un post che paragona il comportamento della Cina con quello italiano, ovviamente esaltando il primo e stigmatizzando il secondo tirando fuori tutti i luoghi comuni che ci riguardano. Per prima cosa diciamolo, abbiamo la mania di esagerare sempre e usiamo la stessa modalità dei luoghi comuni anche con le altre nazioni. Si è sfiorata più volte la crisi diplomatica proprio a causa di questi nostri atteggiamenti. È vero lo fanno anche le altre nazioni, ma in modo più limitato e soprattutto non sono mai così feroci come lo siamo noi nei nostri stessi riguardi.

Tuttavia quello che mi ha indispettito è la manipolazione della realtà solo allo scopo di attirare l'attenzione e strappare un sorriso. Alla fin fine Cina ed Italia hanno ristretto le libertà di sessanta milioni di abitanti per motivi sanitari, entrambe gradualmente e non come si vuol far credere immediatamente l'una e con calma l'altra. Anzi direi che nei tempi è stata più veloce a decidere la nostra nazione con le profonde differenze e possibili conseguenze che ci saranno.

Ricordiamo che per un mese e più la Cina ha negato l'esistenza di questo pericoloso nuovo virus, allontanando e minacciando il medico che aveva per primo dato l'allarme. Lo stesso medico di soli ventinove anni è poi morto da eroe riconosciuto dai suoi compatrioti. In Cina, data l'elvata densità abitativa, la propagazione dell'infezione è stata veloce mettendo a dura prova quella che al momento è la più potente forza economica del mondo. Una volta capito questo la reazione è stato proprio di un regime dittatoriale, non potendo negare più è passata alle manieri drastiche. Ci sono state fughe anche lì, finite con la punizione della pena di morte.

Ho sentito con le mie orecchie intervistare un signore del sud che se la prendeva con chi è scappato dalla Lombardia poco prima del decreto di blocco, inneggiava alla pena di morte. Fortunatamente noi siamo ancora in una qualche democrazia e, fortunatamente, per quanto grave in certi casi il virus non da morte quasi certa come peste, ebola o altre febbri emorragiche. Davvero vogliamo perdere di vista il senso delle proporzioni delle azioni e reazioni?

Tornando al paragone è evidente che stiamo mettendo a confronto una parte, per quanto grande, di una immensa nazione con l'intero stato che è quello italiano. Inoltre la nostra economia arranca da parecchio tempo e le conseguenze di un quasi blocco totale delle attività non potranno che essere pesanti, e rischiano di aggravarsi con il protrarsi di questa sfortunata emergenza. 

Ci sono molti aspetti che si stanno palesando in questa vicenda e che sarebbero degni di riflessione. A mio parere quello più evidente è che anche le altre nazioni si comportano come è successo in Cina e in Italia, si va dalla negazione alla sottovalutazione fino al sentirsi comunque intoccabili. Alla luce di ciò che è fin qui accaduto gli altri dovrebbero essere più accorti e metter in campo sistemi protettivi prima ancora che il problema esploda nella sua gravità. Non so se le stime dei morti siano sopravvalutate dal lato italiano, non tutti sono attribuibili univocamente al coronavirus, e sottovalutate da altre nazioni che magari fanno un ragionamento più prudente aspettando una conferma univoca dell'effetto del virus. Tuttavia mi sembra che, a parte atteggiamenti ignobilmente protezionistici come evitare di esportare mascherine per prepararsi al peggio, anche gli altri stati stiano sottovalutando ciò che accade all'interno dei loro confini.

In un modo o nell'altro la natura va avanti, nostro malgrado i virus trovano sempre il modo di trasformarsi e cercare di riprodursi a discapito del loro ospite, è la legge di milioni di anni che non possiamo controllare, quello che invece possiamo imparare a gestire sono le nostre reazioni, adeguate, opportune ed umane. In questa occasione il mondo sta mostrando il peggio di sè con un misto di mentalità ottusa e comportamenti di assoluta totale abnegazione verso il dovere, a costo della propria stessa vita. 

Purtroppo devo ammettere che la Cina, dove tutto è nato, ha avuto appunto il vantaggio di essere la prima e di essere una grande potenza, gli altri rischiano comunque di non aver imparato nulla dalla sua lezione ma peggio ancora di essere "comprati" quando poi, per questione economiche, avranno bisogno. Non sono complottista, non credo ad uno schema precostituito ma credo che ci siano dei giocatori che sappiano usare il rischio, proporzionato alle proprie capacità e possibilità, per ottenere poi la vittoria. 

Ora osanniamo il modello Cina anziché ricordare le vari fasi e gli errori che hanno fatto anche loro, ma non vedo nazioni disposte ad evitare di ripetere la stessa sequenza di errori. Non voglio essere una facile Cassandra ma di certo quando finalmente l'unico strumento di lotta possibile sarà trovato, il vaccino, ci saranno molte altre ferite da curare e alla fine la solita morale, nessuno avrà imparato nulla!


Amanda Decori pubblicato il 11.03.2020 [ Anno 2020 ] Attualità


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