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Vedere l'opportunità

Ieri sono uscita con una delle mie tante amiche "incasinate perse". Fra tutte lei ha il primato. Vorrei dire che se l'è cerca, ma in realtà non è così. Probabilmente etichettarla come una procacciatrice di guai, avventata ed impulsiva farebbe bene alla nostra autostima, ma il caso, fato o se preferite sfiga, è stato il vero artefice delle sue vicende.

Era ancora all'università quando ha incontrato l'amore della sua vita. Un bravo ragazzo, carino, educato, gentile e psicopatico. Facile da riconoscere nei telefilm ma spesso impossibile per noi umani frequentatori della realtà. Si sono innamorati pazzamente, o forse sarebbe meglio dire che lei si è innamorata e lasciare a lui il pazzamente, e come spesso accade ci è scappata una gravidanza inattesa. Così le famiglie perbene hanno deciso di dare una mano a questi giovani amanti facendoli sposare, trovandogli una casa in affitto pagata per due anni, un lavoro a lui e la promessa di mantenere lei finché non avesse ultimato gli studi. Francesca aveva cuoricini al posto degli occhi.

Ma dopo i primi mesi di convivenza, direttamente proporzionale alla pancia, la distrazione di lui, per non chiamarla subito indifferenza, è andata crescendo. Lei incominciò ad attribuire le colpe al suo aspetto ovviamente mutato, forse con qualche chilo di troppo rispetto agli standard di aumento in gravidanza ma il risultato erano sempre lunghe serate in solitudine e rientri a notte fonda del coniuge. Alle sue rimostranze rispondeva che era lui a portare la pagnotta a casa e dopo il lavoro aveva diritto a distrarsi un po' con gli amici. In realtà campavano con i soldi destinati a supportarla nello studio, non aveva fatto in tempo a partorire che già l'importo per le tasse universitarie era andato via fra spesa quotidiana, bollette e birra per lui. Il travaglio fu lungo e doloroso, a portarla in ospedale furono i genitori, così come a tenerle la mano. Il marito si presentò solo dopo molte ore, dopo i suoi stessi genitori ed in uno stato confusionario che gli aveva fatto rischiare di essere buttato fuori dall'ospedale.

Forse quello era il momento giusto per levare le tende e riconsiderare la propria scelta. Ma ditemi chi è che non avrebbe voluto credere alle scuse improbabili di lui innaffiate da copiose lacrime e supportate dai dolci e velenosi consigli di genitori e suoceri? E poi come decidere di far sopportare a quel fringuello appena affacciato alla vita le conseguenza di una separazione che non si preannunciava affatto facile. Probabilmente aveva appena fatto in tempo a mettere il piede in casa che era già incinta per la seconda volta, assicurandosi il primato di aver partorito due pargoli nello stesso anno solare. Quasi due gemelli con poche possibilità nel tempo di passare i vestiti da l'uno all'altro nonostante l'appartenenza allo stesso sesso. L'atteggiamento di lui non fu diverso anche durante la seconda gravidanza, mentre per il parto questa volta optò per evitare completamente la visita ospedaliera.

Alla dimissione Francesca dimostrò d'aver capito l'antifona, si trasferì dalla mamma con la scusa di un aiuto per l'altro cucciolo. Qualche mese dopo, prima di rientrare nel talamo coniugale, era già attrezzata di anticoncezionali. Ma in questo caso forse era più una speranza che una effettiva esigenza, ogni rapporto fu accuratamente evitato proprio da lui che ormai la considerava come un semplice bancomat quando i suoi soldi non erano più sufficienti per le sue necessità. A parte alcol, spinelli e chissà quale altro aiuto chimico, quali fossero le sue necessità era poi difficile da stabilire. Si vestiva con la stessa roba e spesso neanche passava per la doccia. I bambini non rientravano nella sua sfera di attenzione al punto che i “fratelli”, così chiamava i suoi figli, nutrivano un leggero timore ed erano sempre in imbarazzo nelle rare occasioni che si trovavano da soli con il genitore.

Gli anni passavano fra l'aiuto dei nonni materni, il lavoro di commessa di lei, l'assenza dei nonni paterni ormai impegnati con il nipotino arrivato dalla figlia, il fantasma anaffettivo che aveva sposato con tante illusioni ma capace solo di materializzarsi per rubarle i soldi dalla borsetta. Se poi non trovava nulla era capace di mettere a soqquadro l'intera casa alla ricerca del soldo nascosto. Poi le cose precipitarono con la morte del nonno materno, l'impossibilità di ricevere aiuto monetario da parte della mamma, la sparizione dei genitori di lui come quella del dello stesso marito, che per mesi non si faceva neanche vedere.

Così con la perdita del lavoro Francesca si trovò costretta a chiedere il divorzio per poter pretendere il giusto sostentamento per lei ed i “fratelli”. Fu in quella occasione che scoprì che non solo il marito non lavorava da anni ma che i conti aperti in diverse banche erano vuoti ed il solo scopo della loro esistenza era quello di servire per truffe di varia natura. Scoprì anche che molte delle assenze erano dovute al fatto che lui aveva dovuto soggiornare nelle patrie galere. Non aveva mai avuto la residenza nella loro casa, evitando così che arrivasse una qualsiasi comunicazione che lo smascherasse. Venne a sapere che era prossimo ad essere condannato per l'ennesima truffa e, con tutti i precedenti, si apprestava a passare parecchi anni in galera. I genitori di lui avevano sempre coperto tutto a mai si erano preoccupati di informarla o supportarla concretamente. Non c'era da stupirsi che il figlio fosse diventato così, a prescindere dai suoi reali problemi psichici.

Ci ritroviamo a berci un aperitivo nel bar del centro dove non metteva piede da un decennio, cioè prima che restasse incinta del primo figlio. << Come stai?>> Le chiedo stupidamente. A parte pagare l'aperitivo e stare ad ascoltarla non ho risorse morali ed esperienza per aiutarla.

<< Ora bene. Sono rimasta scioccata per quanto ho scoperto su mio marito e i suoi parenti. Ho passato, ti giuro, quattro ore a fissare il telefono per trovare la forza di chiamare i miei suoceri o sua sorella. Avevo un sacco di domande in testa, ma soprattutto volevo chiedergli che cosa avevo fatto per meritarmi da loro un trattamento simile. Che cosa avevano fatto i miei figli, specialmente loro poverini! Volevo chiedere tante cose, ma sentivo dentro di me che stavo urlando e mai e poi mai sarei riuscita a tenere la calma pensando a tutto quello che Fabio e Marco hanno dovuto passare >> Beh meno male che almeno lei ha smesso di chiamarli “fratelli”, penso senza interromperla.

<< Sentivo una rabbia feroce crescere in me, potente e distruttiva. Neanche toccavo il telefono perché sentivo che non sarei stata in grado di cercare i numeri senza rischiare di sbatterlo al muro. Mi facevo il discorso in testa, con tanto di risposte da parte loro. Quando mi salivano insulti e parolacce cercavo di respirare e pensare solo ai miei figli. Alla fine di quelle quattro ore ero ancora davanti al quel telefono nella stessa posizione iniziale, ma stanca e totalmente svuotata. Non avevo più nulla da dire, nessuna curiosità, nessun sentimento, né voglia di urlare o piangere. Mi sentivo incredibilmente calma e serena. Loro non c'erano mai stati e anche all'inizio il loro aiuto era stato sempre e solo per lui, noi ne usufruivamo indirettamente. Poi quando le cose si sono complicate sono spariti come è sparito lui. Forse è meglio così. Ma quanto dolore prima di scoprire la verità! Mi sono sentita una nullità e mi sono data la colpa di quello che accadeva a me e ai miei figli. Anche loro poverini, mi sembra che siano insicuri e spero proprio che quanto hanno vissuto non gli rovini la vita. >> Si ferma un attimo per riprendersi dalla commozione che il pensiero dei bambini moralmente sofferenti crea in lei.

<<Ho perso tanto, non ho finito gli studi, non ho lavoro e non più una casa. Non riuscivo più a pagare l'affitto e nessuno può darmi una mano. Ho persino venduti i pochi gioielli che avevo, compresa la fede nuziale. Sono tornata a casa di mamma che mi aiuta come può, soprattutto con i bambini. Non abbiamo molto spazio, io dormo con lei nel letto matrimoniale ed i bambini nella mia cameretta di ragazza. Al momento è tutto quello che possiamo permetterci.>> 

Le tocco un braccio, non so proprio che dire. La guardo mentre fa una pausa in questa lunga galoppata liberatoria, fatta quasi in apnea. Sorseggia l'aperitivo, si passa la lingua sulle labbra e sorride con espressione beata.

<< Grazie Amanda è buonissimo! Me lo sto gustando davvero tanto e tu sei gentile a stare qua con me >> Mi sento una merda e non so bene perché. Si appoggia alla sedia e continua. << Sai io comunque sento che quello che mi sta capitando sia la cosa migliore dopo tanti anni. Anche per le nascite dei miei figli non sono mai stata così felice e serena. Sentivo che c'era l'abisso dietro quei meravigliosi eventi. Volevo credere a quello che mi dicevano per lor, ma avevo già intuito dopo i primi mesi di matrimonio che sarebbe stato un inferno. Anche se ci ha privato del suo amore e del suo sostegno materiale e morale, ringrazio che almeno non ci ha fatto del male fisico e tutto sommato la sua enorme assenza è stata un bene per noi. Tuttavia ora sento di avere quella opportunità che mi sembrava perduta per sempre. Rincomincio a studiare. Siamo abituati a vivere con poco ma questa volta abbiamo la speranza. Non ho più paura che possa capitare di peggio a me o ai bambini. Per me tornare da mamma è una opportunità, lei mi aiuta con loro ed io posso studiare. Ho una seconda possibilità. Non a tutti va così. Sono certa che ce la farò. Dopo quello che ho sopportato che vuoi che sia la nostra vita ora? Ho solo da essere fiduciosa e felice. >> Continua a sorseggiare il suo aperitivo sorridendo, io l'ho già finito da un pezzo e sinceramente avrei bisogno di qualcosa di più forte se non fosse che non siamo neanche a mezzogiorno. La guardo e continuo a sentirmi in colpa, lei vede una opportunità in qualcosa che per me sarebbe una tremenda sconfitta: tornare dai miei. Vorrei parlarle, vorrei trovare una cavolo di frase sensata per esprimere la mia solidarietà. Invece resto muta e probabilmente con una espressione di commiserazione, l'ultima che vorrei esprimere, visto che lei continua.

<< Non preoccuparti cara sto davvero bene e sono davvero felice. Il peggio è passato. Se vuoi darmi una mano ogni tanto portami a prendere un aperitivo come oggi. Non spesso, non voglio abituarmi. Voglio desiderarlo e gustarlo appieno quando succede. Fra poco escono i bambini da scuola e di pomeriggio rincomincio a studiare. Mi sento viva quando studio, è davvero un privilegio ed una opportunità inaspettata. >>

Continuiamo a parlare di cose frivole come vestiti, moda, trucchi e altri argomenti di cui è evidente che non tratta da un pezzo. Gli occhi le brillano ed io sento che lei ha capito il senso della vita: vedere una opportunità per rinascere dove altri vedrebbero un motivo per sentirsi sconfitti.

 


Amanda Decori pubblicato il 05.10.2017 [ Riflessioni ]


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