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Guru cercasi

a un passo dal baratro

Ieri facendo zapping sono incappata nella trasmissione su rete quattro "Quarto grado". Argomento era la ormai nota vicenda della Hunziger e della sua adesione alla setta che le avrebbe condizionato pesantemente la vita per ben cinque anni, approfittando di un suo momento di debolezza. La vicenda e la setta hanno avuto ampio risalto, ed è giusto che così sia, può servire come termine di paragone nell'eventualità si finisca imbrigliati in una tale rete. Ma quanto è facile caderci? I momenti critici sono sempre in agguato nella vita e, nel tentativo di trovare chi ci offra un rimedio veloce, altrettanto può essere probabile infilarsi in un vicolo la cui uscita non sia cosi semplice da scovare. Il rimedio diventa in breve peggiore del male.

Seguire queste storie con uno stato d'animo forte, anche se con problemi, può farci apparire il tutto banale ed assurdo. Ci sembra quasi che le persone se la siano andata a cercare la dipendenza e che forse era esattamente quello che si meritavano. Una specie di scambio consenziente di umana solidarietà: "Io mi prendo cura delle tue pene e tu ti prendi cura di migliorare il mio stato economico". Un po' come fa un medico, si occupa della tua salute e tu in cambio contribuisci alla sua stabilità finanziaria.  Il paragone non è un caso, al di là delle sette ci sono tante forme di dipendenza e tanti "guru" pronti a rispondere all'appello della gran massa di persi in questo mondo.

Ricordo che anni fa anche io mi trovavo in un momento critico, avevo fatto un altro profondo cambiamento di vita e le cose, nonostante tutto, non andavano come avevo desiderato e sognato. Da tempo avevo sentito parlare di una dottoressa che aveva un approccio alternativo molto più che olistico al tuo "male", qualunque esso fosse. Nella sua filosofia la "parola" era considerata essa stessa come unico principio attivo atto alla guarigione. Ben inteso non la parola come giusto approccio nel rapporto medico-paziente ma bensì come unica terapia. No non stiamo parlando di analisi ma proprio di principio attivo curativo. Benché scettica avevo acquistato i suoi libri, così come quelli di altri dispensatori di soluzioni ad ogni genere di problema. Avevo bisogno di orientarmi e mi sembrava, probabilmente a ragione, che il mio approccio alla vita andasse modificato, cercavo disperatamente risposte un po' ovunque. Leggendoli tentavo di conciliare la mia parte razionale con quella possibilista. Sono dell'opinione che a volte gli altri riescono a vedere degli aspetti di te che ti sfuggono e magari possono darti un elemento su cui ragionare. Il che è plausibile senza dimenticare che, a meno che non si tratti di psichiatra o psicologo, in genere gli altri usano sempre il proprio metro e la propria esperienza per rapportarsi alle cose e persone.

Così dopo mesi di ricerca, riflessioni e dolori, il mio stato d'animo andava sempre più giù in una spirale di autocommiserazione e frustrazione che mi avevano quasi annientata. Decisi che era arrivato il momento di sentire cosa aveva da propormi questa dottoressa. Presi un appuntamento e mi recai in anticipo, come è mio solito fare ogni volta che intraprendo qualcosa di nuovo, giusto per prendere confidenza con il luogo e l'aria che tira. Mi sedetti nella sala d'aspetto di quella che sembrava essere più una casa privata che uno studio medico. Divano in pelle sgualcito e arredamento datato in un appartamento nel centro storico che odorava di vecchio ed umido. Le porte chiuse non garantivano nessuna privacy, praticamente si sentiva tutto. 

La donna prima di me aveva un tono angosciato e cantilenoso, sono passati molti anni ma ricordo chiaramente il senso di disagio che mi invase. Capii che era sua paziente da molto tempo e si trovava in uno stato di prostrazione e dolore da farmi sentire in splendida forma al suo confronto. Ricordo che le chiedeva di poterla contattare con più frequenza e non sembrava appagata da nessun tentativo, per altro con tono un po' brusco, che la dottoressa faceva per farla calmare e convincerla ad attenersi alle prescrizioni date. Andò via sforando notevolmente il mio orario di visita. A quel punto ero totalmente a disagio. Non c'era niente in quel luogo che mi rassicurasse e non avevo più voglia di parlare. Probabilmente la tipa era davvero indisponente, ma quanto avevo sentito mi aveva messo sulla difensiva. Arrivò la dottoressa che si sedette nel divano davanti a me, io avevo preferito la sedia, e bruscamente mi chiese il motivo della mia visita.

Non ricordo cosa dissi, ero davvero seccata e sulla difensiva. Anche lei non era ben disposta, forse provata dalla "paziente" precedente, non avevo idea del suo approccio abituale ma di certo con me non funzionava e nonostante il mio stato di debolezza stava stuzzicando il mio lato aggressivo. Ma ero lì e volevo a tutti i costi avere delle risposte. Mi fece scrivere su un foglio, ho una pessima grafia e sotto pressione diventa anche peggio. Mi trattò male dicendomi che ero una persona senza capo ne coda, una confusione totale. Mi stava indisponendo e stavo per mandarla a quel paese, tuttavia avevo bisogno di risposte e diedi fondo al mio lato empatico e passai al contrattacco rigirando la frittata e facendo parlare lei di cose sue. Volevo ammansirla e stabilire un contatto per poi riuscire a trarre qualche indicazione utile per me.

Alla fine di questo incredibile colloquio uscii da quell'appartamento con una ricetta di farmaci da farsi preparare solo ed esclusivamente nella farmacia a cinquanta metri da lì, l'unica che a sua parere fosse in grado di rispettare le dosi indicate,  sessanta euro in meno senza fattura, un appuntamento per il mese successivo, una "diagnosi" non ben identificata del mio stato emotivo e molte informazioni relative alla guerra che subiva lei da parte dell'ordine dei medici e dai suoi colleghi.

Attraversai la strada ed ubbidiente andai comunque ad ordinare i farmaci, ma ero stravolta ed isterica. Quindi risposi seccata quando mi fu detto che dovevo ritornare a ritirarli, l'ubicazione non era di certo agevole. Decisi di seguire la cura visto l'investimento in tempo e denaro ma continuavo a rimuginare sull'intera vicenda. Ero così irritata ed indisposta, ma soprattutto sentivo che nessun giovamento poteva arrivarmi da una persona così sgradevole come quella che avevo incontrato. Tuttavia mi resi conto che proprio grazie alla sua rozza modalità d'approccio l'avevo scampata bene. Era riuscita così tanto ad irritarmi che la mia debolezza si era attenuata il tanto giusto da non cadere nella sua cialtroneria. Non avevo risolto i miei problemi ma almeno avevo evitato di aggravarli. Libri e preparati finirono nella pattumiera e pensai che dovevo assolutamente tentare di guardare alla cosa con occhio diverso. In quel periodo come tante persone cercavo qualcuno in grado di condurmi per mano verso la salvezza, cercavo anche io un guru disperatamente ma fortunatamente ero incappata in una affatto in grado di capire quale fosse la chiave da usare per il mio controllo. Ironia, sarcasmo e senso del paradosso sono state la mia ancora, ma quanto ho rischiato!

Mi torna spesso in mente la lamentosa cantilena mista a disperazione di chi mi ha preceduto nella visita quella serata di sei anni fa, mi ricordo i commenti della dottoressa sul suo operato e sulla stupidità dei suoi colleghi. Il suo astio, il suo rancore, i suoi bruschi e cattivi modi, quelli che fortunatamente mi hanno consentito di vederla subito per quello che era ed evitare di darle in pasto la mia anima. Se avessi trovato una più suadente e comprensiva chissà forse sarei caduta anche io nella rete, forse, non lo so ma ho imparato che il rischio di finire nella mani di esaltati od opportunisti è davvero incombente sulla testa di chiunque passi periodi bui.

La dottoressa in questione è stata radiata dall'ordine dei medici e dunque alla fine deve davvero aver combinato qualcosa di stupido dal momento che non è così semplice essere "puniti" in questa maniera. In ogni caso ha ancora i suoi adepti e circola con la sua rozzezza di modi e la sua parola curativa. Il problema è prorpio che cerchiamo qualcuno che ci illumini la strada mentre la lanterna vera è quella che abbiamo dentro di noi, alimentata anche di pazienza e sopportazione delle contrarietà della vita. La bacchetta magica non esiste!


Amanda Decori pubblicato il 16.01.2018 [ Riflessioni ]


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