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Boomerang Mee too

Non si può negare che il movimento Me Too abbia avuto una importanza fondamentale per la presa di coscienza di come i rapporti sociali siano troppo spesso pervasi da comportamenti più prossimi alla molestia sessuale che non un galante omaggio all'altro sesso. Rimane molto radicata la machista convinzione che se una donna dice "No" voglia intendere "Si", inoltre si scambia il gioco di seduzione, o il flirtare o come si diceva più arcaicamente l'amoreggiare, con una disponibilità a concedere tutto quello che l'altro desidera o immagina. E cosa dire se mancano del tutto quei segnali ma semplicemente non si riesce a respingere con fermezza e determinazione le avance indesiderate?  Non siamo più nel tempo in cui si lasciava cadere il fazzoletto per potersi scambiare qualche fugace parola, è consentito sondare il terreno con educazione ma soprattutto verbalmente. Potremmo anche ammettere che qualcuno gioca a stuzzicare, appunto il gioco della seduzione, ma questo non autorizza nessuno a presumere che si voglia andare oltre.

Se poi guardiamo al mondo del lavoro troviamo che i rapporti di gerarchia e subordinazione inducono atteggiamenti viziati da paure di varia natura che condizionano enormemente le modalità di reazione a comportamenti aggressivi se non ricattatori dal punto di vista sessuale. E qui si apre un vaso di Pandora che porta agli inevitabili distinguo, che però rischiano alla lunga di annientare quanto di positivo possa portare il movimento di indignazione. Infatti se molte  annoverano atteggiamenti molesti di vario tipo e peso da parte di chi in qualche modo può incidere sul lavoro o carriera, non altrettante sono quelle in grado o interessate a stare al gioco. Tuttavia ci sono anche i casi di chi spontanenamente si offre in cambio di un vantaggio lavorativo, ma come possiamo considerare questa eventualità? Una sorta di prostituzione individuale? Che almeno nella nostra nazione non è perseguibile.

Quando si parla di spettacolo bisogna ammettere che è convinzione diffusa che si arrivi alla visibilità perché si ha avuto un qualche padrino che ha battezzato il pupillo più in senso carnale che spirituale. É giusto? No, direi di no soprattutto perché in qualche modo si tende a giustificare, se non addirittura accettare come normale, la tassa sessuale da pagare per intraprendere una certa carriera. Sono comparse nei media interviste di dive di altri tempi che hanno placidamente ammesso che quella era la prassi. Andando a sfogliare le pagine delle varie inchieste e scandali negli anni trascorsi vediamo che sotto denominazioni del tipo Vallettopoli e simili la solfa è sempre la stessa: sesso in cambio di carriera!

Il movimento Me Too parla delle pressioni sessuali subite in tutti i campi ed impressiona decisamente sentire persone famose considerate potenti e rispettabili ammettere di essere passate per quell'ignobile ricatto. Di certo avere il coraggio di denunciare mettendoci la faccia ed invitando tutte le altre persone a farlo è nobile e va supportato. Soltanto resto un po' perplessa quando penso alle occasioni perse oppure mai avute da tutte quelle che invece non hanno ceduto al ricatto o peggio hanno denunciato da subito senza essere credute. Penso a tutte quelle che anziché prendere un lavoro in cambio di favori sessuali si sono mantenute la fame e la disoccupazione. Penso a quelle che hanno dovuto rinunciare da subito al proprio sogno nel cassetto, fare l'attrice, la ballerina o chissà cosa perché la loro occasione avevo un prezzo troppo elevato. Penso a quelle che non sono mai riuscite a fare carriera, a quelle che si sono viste preferire le favorite di qualcuno. Penso anche che alla fine il confondere troppo le rivendicazioni con i simboli famosi rischia di far spostare l'attenzione verso l'assunto che annientando l'emblema si finisca con il mettere a tacere l'intero movimento. Tuttavia resto convinta che sarebbe opportuno cambiare radicalmente mentalità ed iniziare a considerare che la seduzione non sia un'arma da utilizzare per la ricerca dell'occupazione. Sgombrare da ogni equivoco tutti i colloqui o rapporti di lavoro in modo da evitare il proliferare giustificato di un certa modalità di ottenimento di un ruolo. Ma mentre scrivo mi rendo conto che sto parlando di una aberrazione insita nella struttura stessa della società umana, in alcune nazioni più accentuata che in altre. Infatti non può sfuggire che persino nei paesi nordici, ritenuti avanti anche su questo fronte, ci sono stati recentemente degli scandali sul tema molestie sessuali, addirittura uno di questi ha fatto saltare l'annuale assegnazione del premio Nobel per la letteratura.

All'inizio della protesta ritenevo che essa riguardasse quelle donne semplicemente molestate, l'avverbio fa a pugni con la gravità dell'azione, poi invece sono passati alla ribalta i casi di chi ha dovuto accettare di sottostare alle morbose attenzioni per poter andare avanti. O forse ha dovuto perché costretta o per paura di non essere creduta in caso di denuncia. É così? Spero d'aver capito che sono esclusi i casi di consenziente scambio di favori. "Faccio carriera ed in cambio accetto di offrirti sesso" non credo che sia qualcosa che possa essere denunciato poi come un sopruso, si può sempre scegliere la porta per andarsene. Diversa è la costrizione giocata sulla subordinazione dei ruoli. Favori sessuali in cambio di carriera non potranno mai avere la mia giustificazione o accondiscendenza perché una simile azione danneggia tutte le altre persone che non vogliono sottostare ad una simile bassa mercificazione. Qualche diffidenza sulle denunce a posteriori dopo tanti anni e quasi inevitabile, ma è anche vero che il prezzo da pagare è il rischio di esporsi ad un morboso processo mediatico. Far cadere dal trono dell'impunità chi usa la sua posizione di potere per avere favori sessuali mi sembra sempre una azione di grande coraggio. Quindi pazienza se arriva tardi e con qualche sospetto di non linearità. 

Quello che comunque resta in comune fra le diverse vicende è che la vittima di avance, ricatti o soprusi viene sempre vista quasi come se avesse lei provocato quanto le è successo. Una boccaccesca visione come preda provocatrice che sicuramente ha ispirato il carnefice. Si diventa vittime anche delle fantasie malate di chi cerca di immaginare quanto sia accaduto, un gioco perverso di una società guardona alla stregua dei filmetti di serie B degli anni '70. Perché è proprio ciò a cui si va incontro quando si denuncia. Chiunque lo faccia, qualunque sia il livello o tipo di attenzioni subite, da quel momento in poi sarà visto solo con la pruderia che il fatto scabroso ispira. Inutile negarlo. Vanno a ruba i giornali che pubblicano i dettagli di una violenza sessuale con la scusa del dovere di cronaca. Fondamentalmente è questo che mi da fastidio, cioè che alla fin fine la stessa opinione pubblica falsamente si indigna per godersi dei sordidi risvolti ed evitare di prendere seria coscienza della gravità di certi atteggiamenti sociali.

Pertanto fintanto che una vittima di soprusi sarà vista nel suo aspetto voyeuristico sarà difficile far passare il vero messaggio del Me Too, la ribellione all'utilizzo godereccio della sottomissione altrui, anche indirettamente, anche solo per fantasia mentalmente. Occorre una purezza d'animo sociale ed il considerare gli altri come essere umani. Il rischio è sempre l'effetto Boomerang, e già qualcuno lo sta provando, ossia che tutto quanto denunciato finisca con danneggiare solo chi ha avuto il coraggio di portare allo scoperto questa ignobile prassi umana.


Amanda Decori pubblicato il 11.10.2018 [ Anno 2018 ] Attualità


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