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Chi ha diritto a lamentarsi?

Tutto è relativo

Prendo spunto da un fatto di spettacolo e precisamente dalla candida battuta in diretta radio di Elettra Lamborghini quando ha saputo che due suoi colleghi sono stati squalificati durante in Festival di Sanremo 2020. O meglio da una parte di quella battuta, ossia la fine: "che vita di merda!". Lei si riferiva al fatto che in seguito alla squalifica diventava ultima in classifica, almeno in quel momento, e sembrava davvero credere alle avversità della vita. Diciamocelo difficile di primo acchito, ma anche di secondo, provare empatia per il suo stato d'animo, magari fa sorridere ma difficilmente ci porta a partecipare al suo disappunto. La vita è stata così prodiga con lei che anche se arrivasse ultima in ogni manifestazione canora difficilmente si proverebbe compassione.

Ma è davvero così? È sempre comunque così? E allora perché si partecipa sinceramente al dolore di chi sembra vivere in una torre d'avorio ma mostra segni di una incomprensibile sofferenza? Chi è che non si è schierato con Lady Diana quando si è scoperto il tradimento costante del marito? Sicuramente qualcuno avrà pensato che poteva anche sopportare in cambio di una vita agiata, ma la sensazione era che la maggior parte considerasse lecito compiangerla. 

E allora situazioni strappacuore di uomini, donne, bambini e anziani in reale stato di prostrazione, malattia e indigenza dovrebbero creare un moto di empatia totale e tale da pretendere che quello stato cambi velocemente. Se le lamentele di una ereditiera possono irritarci o lasciarci indifferenti, per invidia o noncuranza, perché non diamo il giusto peso a chi vive realmente una "vita di merda"?. Quanti cambiano canale alla vista di immagini di guerra, fame, miseria e malattie? Quali sono le più svariate scuse nel farlo? "Questo periodo proprio non ce la faccio a sentire queste cose", "Cosa posso farci io?", ecc. fino ad arrivare alla paradossale espressione "Non sono immagini da mandare all'ora di pranzo". Quando e quanto concediamo la nostra partecipazione al dolore?

Ma se le lamentele di una ereditiera possono sembrarci fuori luogo per mancanza di titolarità, perché siamo così insofferenti anche verso chi a suon di sofferenze si è guadagnato questo "diritto"? Probabilmente perché in generale viviamo nella relatività della nostra esistenza, cercando di approfittare quanto più si più di ciò che riusciamo a conquistare e lamentandoci comunque di quello che va storto. Il mondo ruota intorno a noi e vorremmo che tutto andasse perfettamente bene sempre. Quando al di fuori la realtà è troppo cruda la neghiamo e allontaniamo.  Se fossimo tutti davvero in grado di reagire nella giusta maniera alle ingiustizie queste sparirebbero, almeno quelle che dipendono dall'umana natura. Invece le lamentele di una miliardaria delusa diventano fastidiose, forse per invidia, mentre quelle di chi è miserabile fastidiose perché ci ricordano che c'è un peggio che non vogliamo guardare. Molto di quel peggio è dovuto in un modo o nell'altro alla nostra indifferenza.

Viviamo tutti nella relatività, nella nostra relatività. Disposti a socializzare e provare empatia ma sempre con delle condizioni: le nostre. I più compassionevoli avranno meno condizioni o forse pochissime, gli altri, i più, galleggiano nella eterna aspirazione a "star bene", tanto illusoria e irrealizzabile proprio perché l'unica cosa certa è che si muore. Nella vita tutti provano tutte le gamme delle emozioni, quello che varia sono le intensità e le circostanze. Applichiamo la tattica dello struzzo convinti che se non guardiamo le disgrazie non ci accadono, abbiamo paura che quelle altrui siano contagiose e non osiamo ribellarci alle ingiustizie. È per questo che chi è senza scrupoli o sociopatico riesce a comandare e dirigere le masse a proprio piacimento. Si sfrutta l'incapacità di ciascuno di noi di avere una vera scala di valori per poter giudicare le cose importanti da quelle futili. Tutti siamo riusciti a disperarci per sciocchezze colossali e ad affrontare dolori non facilmente spiegabili. Abbiamo bisogno di negare le grandi tragedie e a desiderare che la nostra "vita di merda" sia come quella di una ereditiera. 

Purtroppo tutto è relativo, perché se fosse assoluto queste chiacchiere non sarebbero neanche state scritte.


Fabiana pubblicato il 11.02.2020 [ Riflessioni ]


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