Alla coatta
"Alla coatta" è una espressione gergale di qualche tempo fa che dalle mie parti inizialmente significava "una azione che accade improvvisamente, di nascosto, mentre tu sei tranquillo, qualcosa che ti prende alla sprovvista". Qui intendo proprio l'aggressione che fa l'ansia quando meno te lo aspetti. Viene scatenata da un motivo futile oppure importante, ma che presto diventa fondamentale, centro di ogni pensiero, di ogni frustrazione, origine e causa del proprio malessere.
Si cerca affannosamente di risolvere il problema nel più breve tempo possibile per riuscire ad allontanare quello stato d'animo così oppressivo. Tuttavia quando ci si riesce si ha tregua per poco tempo, ben presto un altro problema di altrettanto poco conto o più importante arriva a ripristinare lo stato ansioso.
Ma perché? Io non lo so, so solo che non si può mai dire di aver definitivamente messo da parte la tendenza allo stato d'animo negativo quando ci si ritrova in periodi positivi e pieni di vita. La risposta scientifica la lasciamo agli esperti, a volte anche le soluzioni, ma in generale è vero che nulla ci può essere imposto dall'esterno senza la nostra volontà. Consultare un esperto o terapeuta può essere senza dubbio utile ma non è detto che serva a risolverci il problema proprio nel momento che si presente e quando vorremmo liberarcene al più presto come un vestito troppo stretto.
Cosa fare? Senza dubbio, come sempre, il primo passo è riconoscerla. Facile? Non sempre, soprattutto quando a scatenarla è un contrattempo, un'ingiustizia o una decisione sbagliata che ci sembra troppo pesante da affrontare. Per esempio una bolletta troppo alta che va contestata, problemi condominiali, di lavoro, di studio, organizzativi in generale, tutte cose che richiedono energie che non eravamo disponibili a dedicare e ci fanno sembrare il fatto come un attacco ingiusto al nostro benessere. In breve la contrarietà assume proporzioni abnormi e la risoluzione la si immagina difficilmente raggiungibile. La mente incomincia a decollare verso scenari di lotte improduttive, perdita di pace e soprusi insopportabili.
In realtà la pace è già stata persa in totale autonomia senza grandi sforzi da parte di eventi esterni. Deriva da qualcosa che parte da dentro ed attanaglia l'anima con una forza sempre più crescente. Dare la colpa agli altri è facile, il difficile è capire, se non quando si è dentro con tutte le scarpe, che questo crescendo di malessere ha attecchito in un terreno già fertile e predisposto.
Riconoscerla diventa la sola arma. Riconoscerla per dare ai disturbi esterni il loro reale peso, senza aggiungere quello, spesso predominante, della propria ansia attaccata al collo e comodamente seduta sul petto. La consapevolezza di essere in procinto di entrare in uno stato d'ansia ci aiuta ad evitare di concentrarci sull'elemento che la enfatizza. Non so se in noi ci sono periodiche carenze chimiche o affettive o cos'altro, questo lo può stabilire solo un terapeuta, ma sono convinta che riconoscere che stiamo entrando in una fase "down" ci aiuta a limitare i danni.
Le contromisure possono essere molteplici: chiedere aiuto, prendere tisane rilassanti, andare dal medico, fare meditazione, divorare una confezione di gelati, di certo la più efficace è capire che occorre avere pazienza con se stessi ed aspettare che sia il corpo a dirci cosa fare per allentare la pressione. Parlo di allentare non di eliminare di colpo. Ciascuno di noi è in grado di trovare le strategie più adatte ma tutte passano per l'accettazione di quello che si è. Cioè del fatto che l'ansia è sempre pronta a prenderci "alla coatta" sfruttando ogni evento sgradito che accade nella vita. Fa parte del nostro essere, del nostro sentire, spetta a noi darle il peso che merita e contrastarla come meglio possiamo, ma sempre dopo averla riconosciuta ed accettata. Senza l'accettazione si finisce con l'esserne schiacciati e provare una enorme sofferenza. Sappiamo bene che lei passa, come tutte le cose, questa consapevolezza è il vero scudo.
Fabiana pubblicato il 12.06.2020
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