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Viaggi

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Rosso Wadi Rum

Sguardo breve ma intenso

Scorcio di Wadi Rum, in fondo a destra il villaggio RumWadi Rum è una zona desertica proteta dall'Unesco di canyon e sabbia, gialla, ocra e rossa.  Rossa come quella della gigantesca duna ridossata ad una della tante alture dove i berberi portano a "pascolare" i turisti assettati di emozioni mordi e fuggi. Una tappa del giro di tre ore su pick-up scoperto con appresso solo un piccolo zainetto per passare la notte in uno dei tanti campi attrezzati per soddisfare la voglia di dire "io l'ho visto!". Turisti da istantanee, armati di macchine fotografiche o smartphone per imprime quel selfie da schiaffare presto, quanto più presto possibile sui social. La Giordania è invasa da turisti. Cosa c'è di male? Nulla, ma il rischio è di non vedere quello che si fotografa. Fatta la foto, dopo un breve passaggio su apposite app che ne esaltano la bellezza, subito la si sbatte nella pagina social assettata di like. Ed il presto ormai è garantito da Wi-Fi disponibile ovunque, anche nel deserto!

Il modo più corretto di spostarsi nel desertoÈ così per ogni posto meraviglioso, è così per ogni posto famoso invaso da turisti come cavallette predatorie, ma allora perché mi viene in mente proprio qui? Forse perché anche io per motivi di tempo mi sono dovuta adeguare alla visita condensata che questa società globalizzata ci induce a consumare? Forse perché è il concetto stesso di deserto che fa a pugni con tutto ciò che caratterizza il turismo di massa, veloce, vorace e presuntuoso al punto tale da definirsi viaggiatore? Mai come in questo posto mi sono sentita una turista incanalata in binari precostituiti mentre fuori dal finestrino c'è un mondo di meraviglie da assaporare con lentezza.

Mi viene in mente anche perché Wadi Rum si ribella e tenta di dominare una richiesta invadente di emozioni da viaggio contingentandola e facendone pagare l'ingresso. Così come già succede per le riserve indiane, i territori degli aborigeni e tanti altri posti nel mondo. Aree con una tassa d'ingresso posta a chiarire che ci si entra come ad un museo e come tale ci si dovrebbe comportare. Ma se ci passi la notte e ti guardi intorno aspettando il tramonto, ti accorgi subito del fiorire di accampamenti tutti uguali, tutti ordinati, non tutti autorizzati. Ti accorgi che questa è una fonte di reddito troppo importante e che diventa difficile non cedere alla vorace richiesta dell'industria del turismo. Così ti ritrovi carovane di fuoristrada, Wi-Fi, pannelli solari, bagni e acqua corrente, un po' in antitesi con il tuo concetto di deserto. Certo lì nelle notti d'inverno fa freddo, molto, molto freddo ed il riscaldamento nelle casette di lamiera rivestite di tela è costituito dalle sole coperte. Ma un minimo di disagio lo si deve pur provare per poter dire che si è pernottato in un accampamento berbero! Forse se non si è proprio dei grandi avventurieri più di una notte in questo periodo dell'anno può essere davvero difficile da sopportare senza i nostri comfort occidentali, di certo la sensazione di aver giusto dato una occhiata ti rimane incollata con un misto d'incompletezza. Wadi Rum va goduto, va annusato, percorso, respirato più di una mezza giornata corta causa tramonto troppo presto.

La falsa sorgente di Lawrence d'ArabiaQuello che ho visto è giusto un assaggio limitato oltre che dal tempo anche dall'eccesso di acido lattico nella gambe per colpa della giornata precedente passata ad arrampicarmi per i sentieri di Petra. Infatti della cosiddetta sorgente di Lawrence d'Arabia conservo solo qualche foto dal basso che ritrae persone che risalgono la china. È proprio dietro il villaggio Rum (su Google è chiamato Wadi Rum Village), non siamo rimasti molto esaltati ma forse eravamo ancora frastornati dai chilometri fatti, la fame ed i problemi burocratici affrontati dalla nostra guida del tour al Wadi Rum Visitor Center, dove si paga l'ingresso. In realtà poi ho scoperto che quel sito viene ormai chiamato sorgente di Lawrence d'Arabia ma il suo nome è Abu Aineh, ha cambiato indicazione solo per comodità delle guide berbere che non hanno voglia di accompagnare nella meno agevole Ain Shalaaleh, quella vera. L'equivoco dovuto alla pigrizia si è così radicato da aver modificato le stesse indicazioni nella mappa. Quindi se proprio ci tenete all'originale pianificate in tempo l'escursione.

Duna RossaDella Duna Rossa ho già accennato qualcosa in chiava ironica ma è comunque bella ed imperdibile. Alta una ventina di metri è appoggiata ad una collinetta rocciosa vicino alla montagna Jabal Umm Alady. La si può risalire, non senza fatica, per godere di una magnifica vista sui canyon. Il suo colore è inusuale caldo e avvolgente, una promessa di pace. Si rannuvola un po' mentre ci spostiamo nell'area dei grafitti rupestri, preistoriche opere dei Thamudeni, popolazione araba di origine non ancora nota, e poi anche dei famosi Nabatei fondatori di Petra.Forra con i graffiti preistorici Graffiti preistoriciLa nostra guida berbera spiega ma io sono impegnata a cercare di fotografare, con scarso successo, queste splendide incisioni. Troppo poca luce, senza cavalletto, impresa disperata ed inutile, era meglio usare il cellulare!

Lato Est arco Umm FruthLato Ovest arco Umm FruthPiù a sud incontriamo il simbolo stesso di Wadi Rum l'arco di roccia Umm Fruth, l'ideale sarebbe visitarlo la mattina ma noi arriviamo pomeriggio inoltrato e tenendo conto che il sole tramonta alle 16.30 le condizioni di luminosità sono quelle che sono. La parte migliore è appunto quella ad est, ma si sale da Ovest e tenendo conto della posizione del sole, ormai basso, la foto la si fa da quella stessa parte. Sconsigliato saltare come fanno la maggior parte degli amanti dei social, la nostra guida ci dice che qualche mese prima ne sono morti due per questa stupida mania. C'è una lunga file di persone che aspetta il proprio turno per farsi immortalare, io scatto a chiunque nel tentativo di fare qualche inquadratura significativa. C'è un brasiliano che proprio si esibisce come se fosse l'unico figo sulla faccia della terra. Gli altri pazienti aspettano il proprio turno, nessuno protesta o fa fretta. Tuttavia approfitto di un attimo di indecisione e chiedo di bloccare la fila per fare qualche scatto senza nessuno, mi accontentano e dietro a me si scatenano tutti quelli che stavano aspettando la giotta occasione. Bastava chiedere!

La gallinellaLasciamo l'affollato arco e via verso un veloce passaggio in un punto panoramico. Deliziati e distratti dai dolcetti offerti dalla nostra guida non capiamo bene dove siamo, mi viene poi il dubbio che ci abbia portato alla falsa casa di Lawrence d'Arabia, non l'abbiamo riconosciuta e ci siamo diretti a guardare il panorama dalla parte opposta. Infine un salto veloce alla roccia detta Gallinella, anche qui il nostro ospite e di poche parole e ci da soltanto il tempo di sosta, quattro minuti,  il sole è prossimo al tramonto che vedremo dal campo dove passeremo la notte, il Bedouin Meditation Camp

Interno casettaScorcio Bedouin Meditation CampL'accampamento è completamente a nostra dispozizione e releghiamo nella casetta lontana i russatori. Ma prima ci posizioniamo nella postazione di panche e reti metalliche preparata per godere lo spettacolo del tramonto nel deserto e più tardi la stellata. Ovviamente incocciamo con "le nuvole di Fantozzi", un po' ci rovina lo spettacolo che è comunque affascinante. Non ci andrà meglio neanche il mattino dopo per l'alba.

Forno sotto sabbiaZedane canta accompagnato dal Rababa Consumiamo l'abbondante cena nella struttura principale fra cuscini e tappeti, ottima carne cotta contenitore sotto la sabbia. Si lasciano le scarpe nella zona vicino all'ingresso. Prima della cena ci viene servito l'aromatico tè intorno ad un funzionale focolare. Lo sorseggiamo mentre il nostro ospite ci intrattiene cantando accompagnato dal Rababa, tipico strumento arabo ad archetto in pelle di pecora o capra e corde in crine di cavallo. Dopo cena si fa un tentativo di guardare il meraviglioso firmamento, ma il freddo è davvero tanto e le nuvole continuano a disturbare. Quindi no, neanche qui riesco a vedere la stella polare. Poi si ritorna con sollievo nel locale comune dove ci attendeno caldo confortante, ancora tè e chiacchiere. La notte sarà fredda ma dentro il sacco a pelo e sotto le coperte sembra di essere in un baccello.

Alba sul Bedouin Meditation CampL'inverno giordano può essere freddo fino alla neve che infatti incontriamo la mattina seguente nella Desert Highway proprio all'incrocio con il bivio per Petra, non va dimenticato quando si preparano i bagagli. 


Marina Hiker pubblicato il 22.02.2020 [ Viaggi ]


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