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Uno scritto a caso

MASO
[scritto] Una ragazza non sa che il suo insegnante di teatro è un pericoloso serial killer,scappato dal manico
giorgio salesi
21.08.2008

Paolino il Titano

Conobbi Paolino quando ero poco più grande di un pollice umano e non ero ancora in grado di fare le bollicine. Tra me e Paolino nacque subito una forte amicizia destinata a durare a lungo, nonostante le avversità che dovette affrontare. Paolino era un bambino tanto grazioso e gentile che pareva non conoscere i segni dell’ingiustizia e della cattiveria umana, sempre felice e sorridente ma come me non vantava una statura adeguata alla propria età, lui cresceva più lentamente rispetto ai suoi compagni.

“Oggi a scuola la maestra mi ha ordinato di svolgere un esercizio di matematica alla lavagna, ma neanche in punta di piedi ci sono riuscito. Tutti i miei compagni hanno riso di me ed io ho riso assieme a loro.” Mi disse un giorno Paolino. Gli risposi che sarebbe arrivato anche per lui il momento di crescere, ma Paolino era felice così.

Abitavamo in una piccola villetta in campagna, tutta bianca con il tetto blu, un giardino e un laghetto, lontano dai rumori della città, o almeno così lamentava la mamma di Paolino, ma io trovavo i vicini Strong più chiassosi di un concerto rock, e dal borbottio delle automobili.

Un giorno mentre ero nel mio piccolo castello e facevo un riposino pomeridiano, il babbo di Paolino ebbe un malore e subito fu portato via da un rumoroso armadio luccicante, forse fu portato in quel luogo in cui si curano gli umani! Io e Paolino tutti i giorni pregavamo affinché il giorno dopo fosse meglio del giorno prima e il suo babbo tornasse a casa, ma purtroppo ma le sue condizione divennero tragiche e non tornò più. La mamma di Paolino passava il suo tempo chiusa in camera, non so bene come passasse lì il tempo ma posso affermare che toccava a Paolino occuparsi della casa e anche di me.

“Non voglio più crescere. Voglio rimanere piccolo per sempre. Il mondo è troppo crudele. Voglio essere come Peter Pan” mi disse.

“Il mondo è cattivo ma siamo vivi per una ragione: migliorarlo” risposi.

Questa decisione impedì a Paolino di raccogliere l’acqua dal pozzo, di trasportare i secchi di latte appena munto dal fienile alla cucina e di pulire i lucernari più alti, perciò un giorno si specchiò e disse: “crescerò solo un po', non lo faccio per me ma per la mamma, perché dobbiamo nutrirci”. Così crebbe tanto da superare i suoi stessi compagni. Nonostante questo riscontrava altre nuove difficoltà, infatti bisogna tagliare la legna e zappare la terra, e allora si specchiò e disse: “crescerò ancora, ma lo faccio solo per la mamma”. Paolino divenne più alto di tutti, era così alto che non poteva più entrare in casa, era alto quanto la nostra casa. Ma non lo faceva per sé, lo faceva per la mamma.

Una notte mentre contemplavo, al mio solito, le stalle e mi lasciavo andare nel sonno più profondo, tutto pareva così particolarmente delicato e avvolgente, così perfetto, il grillo fischiettava e le rane gracidavano, ma d’un tratto avvertii uno strano odore e poco dopo udii: “Aiuto, al fuoco. Aiutate la mia bambina”. La villetta del signor Strong andava al fuoco ed una delle sue figlie era rimasta bloccata in casa. Paolino venne svegliato dalle grida e corse in aiuto ai suoi vicini. Fu Paolino a salvare la piccola Pamela e a domare il fuoco. La gente arrivava da ogni parte del molto, l’acclamava e lo ammirava.

“Dopo il temporale esce sempre il sole” dissi a Paolino.

Paolino non era più un piccolo grande essere umano che non voleva crescere ma cresceva, che non voleva essere adulto ma si prendeva cura della casa e della famiglia, lui era un uomo ed io invece ero solo un piccolo pesciolino rosso.


Rosita Martinelli pubblicato il 30.05.2017 [Fantasia]


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