Registrati | Accedi

Autori

Ricerca

Autore:

Titolo:

Genere:


Uno scritto a caso

"L'artista"
[poesia]
Tiziano Torchetti
05.11.2007

Il Libro dei Grigi

Quando, nel bel mezzo di una calda e serena serata estiva, volgiamo il nostro sguardo in direzione dell’apparentemente infinita volta celeste non rimiriamo di certo il vuoto ed il silenzio assoluti, nonostante erroneamente siamo portati a pensare ciò; al contrario non facciamo altro che inseguire quella grande comunità vivente del corpo della quale noi umani, sacri figli di un Destino supremo, crediamo di rappresentare le uniche membra, volendo ottusamente ignorare il fatto che non siamo altro che un misero granello di sabbia annoverantesi nell’immensa spiaggia della vita. In questo pur perdonabile errore concettuale non incappava tuttavia ormai da molti anni la nostra Guendalina, poichè con questa realtà a noi così vicina e così lontana nello stesso momento aveva stretto un misterioso e segretissimo patto d’acciaio che l’avrebbe tenuta ad essa legata senza soluzione di continuità probabilmente per tutta la sua esistenza. Cari lettori, la nostra appena menzionata protagonista era una stupenda e biondissima ragazza di ventidue anni residente in una ridente villetta piuttosto isolata nel mezzo delle Crete Senesi assieme all’attempato ma ancora estremamente attivo nonnino. La sua vita si era fin lì dipanata in maniera estremamente consueta, volendo considerare solamente ciò che la diretta interessata era autorizzata (da chi lo scopriremo strada facendo) a raccontare alle persone con le quali entrava in contatto; tuttavia la normalità raramente si trova lungi da qualcosa come lo era dalla realtà della nostra amica. Ora, prima di entrare nel vivo del nostro racconto, mi sembra opportuno riassumervi per sommi capi i primi ventidue anni di Guendalina, al fine di farvi comprendere al meglio le basi sulle quali questo poggia. Ebbene essa, dopo essere nata e vissuta per ventiquattro mesi circa a Siena, era stata affidata al nonno paterno, in seguito alla misteriosa scomparsa dei genitori nonché di entrambi i nonni materni avvenuta in una sera di luglio  mentre essi camminavano soli nella campagna toscana tornando da un ricevimento. Nella villetta del succitato parente era poi vissuta fino al tempo in cui inizia la nostra storia ricevendo un affetto determinante da parte di questo. Se alla mancanza dei genitori la nostra amica era stata sempre abituata, l’animo della stessa ormai da sette anni circa era dilaniato dal dolore dettato dalle sparizioni del suo primo ed unico amore nonché di tre ragazze le quali rappresentavano per lei le sole amiche che avesse mai avuto, avvenute con modalità del tutto simili a quelle della scomparsa dei quattro parenti menzionati in precedenza. Tuttavia, nonostante le autorità investigative brancolassero ancora nel buio per quanto concerneva i luttuosi eventi  in questione, Guendalina conosceva benissimo la verità, e ciò, per motivi solo a lei chiari, le dava modo di coprire almeno in parte la macerazione interiore con una ieratica serenità. Iniziamo ora per davvero il nostro percorso. Veniamo a trovarci in una tiepida serata di inizio giugno verso le  ventidue e trenta. La nostra amica se ne stava placidamente seduta, intenta a sorseggiare una bibita, su di una sedia a dondolo in mezzo al piccolo appezzamento di campagna antistante la villetta del nonno, il quale, come era suo solito, se ne era già andato a dormire da un’ora circa. Di certo essa non stava immaginando quello che di lì a poco le sarebbe successo, seppure per lei ormai ciò non avesse più un briciolo di inconsuetudine, dal momento che erano diversi mesi che il suo destino spaziale non aveva più avuto modo di manifestarsi. Fatto sta che d’improvviso dall’orizzonte alla sua sinistra comparve un disco di luce rossa che subito divenne blu e poi gialla, senza riuscire ad assestarsi su di un colore definitivo. “Eccoli!”, sussurrò la nostra amica con grande calma notando subito quella apparizione. Poi si alzò in piedi, iniziando a seguire con lo sguardo la marcia di avvicinamento verso la sua postazione dell’UFO. Questo impiegò appena tre o quattro secondi per portarsi esattamente sopra la sua testa;  dopodiché, in contemporanea ad un sonoro fischio che si udì risuonare nell’aria, la nostra protagonista vide apparire circa cinque metri dinanzi a lei, appena rischiarata dalla fioca luce del disco, una sagoma che le era oltremodo familiare. Si trattava di un umanoide alto non più di centoventi centimetri dalla carnagione apparentemente grigiastra, sebbene il buio sempre presente in occasione di tutti quegli incontri non avesse mai permesso a Guendalina di delineare in maniera univoca quella tonalità, avente due occhi ovali enormi, probabilmente neri. Insomma, credo proprio si trattasse di una di quelle creature descritte spesso dai testimoni di incontri ravvicinati che noi siamo abituati a chiamare “Grigi”. I due protagonisti di questa scena rimasero a guardarsi immobili per diversi secondi; dopodiché l’alieno iniziò a comunicare con la ragazza. Cari lettori, qui urge una premessa. Non vi inganni il fatto di veder quivi riportati i dialoghi tra i nostri protagonisti nella nostra lingua; il “Grigio” non conosceva di certo l’italiano, come del resto Guendalina non sarebbe mai riuscita ad imparare l’idioma di Zeta Reticuli (da lì proveniva quell’umanoide). Semplicemente, non so grazie a quale tecnologia, questi alieni erano in grado di tradurre simultaneamente la loro “parlata” nell’idioma del loro interlocutore di turno e viceversa. Insomma, Guendalina era solita udire i suoi amici stellari  esprimersi con il classico accento toscano! “Non hai più paura di vederci.”, esordì l’extraterrestre dopo alcuni attimi. “Alla nostra specie garba molto il fatto che tu abbia compreso il motivo del nostro rapporto con te… Te lo ha già detto Sindrì l’altra volta.” “Tu sei Gungrì o Tikitì?”, ribattè subito Guendalina mordendosi le unghie. “Tikitì.”, sentenziò l’alieno. La nostra amica a tal punto tirò un profondo sospiro, poi riprese la parola. “Cosa devo annotare nel Libro questa volta?”, domandò. “Stasera sono qui per parlarti del denaro.”, ricominciò Tikitì. “O, meglio, del rapporto che voi umani avete con questo… Nelle nostre Province è tutto diverso rispetto alla terra, sai? E’ come funziona da noi che dovrai appuntarti. Il tempo ormai sta per giungere, tra poco potremo e dovremo rendere pubblico il Libro.” “Va bene, dimmi.”, replicò la bionda ragazza sempre più presa da quella presenza. “Tanti secoli fa nelle nostre province tutto era uguale alla Terra di oggi…”, cominciò allora l’extraterrestre posando una delle sue due mani con sei dita sulla spalla destra della sua interlocutrice. “La moneta unica della nostra civiltà si chiamava “Strù”, i nostri antenati non pensavano che a quella… Il modo migliore per arricchirsi era possedere il rarissimo minerale chiamato “Dendù”, molto utile per far funzionare con un consumo minimo tutti i nostri congegni elettrici; prima della sua scoperta la nostra tecnologia era praticamente uguale alla vostra. La sua scoperta, appunto, sembrò subito rappresentare per noi una rivoluzione epocale verso un maggiore benessere; tuttavia fu solo l’inizio della nostra rovina. Infatti da allora partì una corsa sfrenata verso l’unica regione del nostro grande Stato in cui il suddetto minerale si trovava. Altro che il vostro Klondike! Le singole comunità di nostri antenati iniziarono così a pensare ancor più di prima ai propri interessi particolari, tralasciando definitivamente la ricerca del bene comune. Scoppiò una guerra universale per il possesso del Sasandù, la regione in questione, tra tutti i nostri gruppi etnici; per colpa di un’arma del tutto simile alla vostra bomba atomica in breve tempo la nostra specie venne pressoché annientata da sé stessa. Solamente pochi eletti riuscirono a sopravvivere. Per fortuna costoro compresero subito l’errore che era stato commesso dai propri simili; così, utilizzando le ultime armi a loro disposizione, distrussero il Sasandù decidendo di comune accordo di intraprendere un cammino del tutto diverso nel rifondare la nostra società. Da allora il denaro da noi non esiste più, come non esistono comunità distinte all’interno della nostra specie. Solamente grazie alla nostra unità siamo nei secoli riusciti a giungere alla nostra attuale evoluzione; probabilmente possediamo meno risorse che voi sulla terra. L’unica forma di commercio che noi ammettiamo è il baratto; in questo modo tutti producono e tutti possiedono. Solamente chi lavora a scopi sociali è ammesso a godere della proprietà privata; i rarissimi individui che si sottraggono al proprio dovere vengono tenuti in speciali “case di riabilitazione” in attesa di poter essere riammessi a tutti gli effetti a godere dei diritti che il nostro popolo riconosce…. Cara fanciulla, spero proprio che i tuoi simili prima o poi capiscano ciò; altrimenti…”. “Altrimenti cosa?”, domandò allora un po’ angosciata Guendalina. “Altrimenti sarà inevitabile che a voi accada ciò che è successo a noi; le leggi del cosmo sono uguali per tutti… Per stasera la lezione è finita; ora và a casa tua e scrivi sul tuo Libro tutto ciò che hai udito stasera; e ricorda, non passeranno ancora molte pagine prima che tu possa e debba rendere noto tutto il suo contenuto.”. A tal punto Tikitì scomparve come per incanto; il disco volante, ora di colore rosaceo, iniziò quindi ad allontanarsi rapidamente verso lo stesso orizzonte dal quale era venuto, mentre la nostra amica se ne tornava lentamente verso l’uscio di casa. Dopo aver raggiunto la sua stanza da letto, essa cavò fori da un cassetto del suo comodino una penna biro ed un quaderno raccoglitore contenente almeno un centinaio di fogli ed iniziò a scrivere. Tale operazione la impegnò per mezz’ora circa, dopodiché, una volta aver evidentemente riportato

fedelmente quanto dettole da Tikitì sul famoso Libro, ripose tutto il suo segretissimo materiale nel comodino.  A tal punto essa si lasciò andare ad un attacco di sconforto. Iniziando a piangere si portò il volto a contatto col cuscino, poi in questa posizione rimase per interminabili minuti. “Perché? Perché non posso avere una vita normale?”, cominciò nel contempo a chiedersi a voce alta tra le lacrime. “Perché non posso vivere come tutte le mie coetanee?”. Ripetè più e più volte le suddette domande a sé stessa, Guendalina, senza tuttavia riuscire a darsi perlomeno un barlume di risposta sensata, nel corso di quella disperata crisi di pianto. Solamente in prossimità ormai della mezzanotte sembrò calmarsi come per incanto. Essendo stremata a causa delle emozioni vissute quella sera, la nostra amica non trovò neppure la forza di cambiarsi. Si addormentò dunque indossando la sua magliettina bianca, mentre alcuni grilli la cullavano con il loro canto sommesso. Sicuramente vi starete domandando il perché dello sfogo pocanzi citato. Ebbene, dovete sapere che, ormai da quasi otto anni, ossia fin dal giorno in cui essa era stata “eletta” dai Grigi di Aldebaran quale custode del loro messaggio, questi la ammonivano costantemente di non frequentare gente al di fuori degli ambiti a lei strettamente necessari; le era ovviamente permesso di convivere con il nonno, senza però parlare troppo con lui, così come le era stato concesso di recarsi a scuola prima ed a lavoro in un negozietto di spezie situato in un paesino delle Crete Senesi poi. Al di fuori dei suddetti ambiti Guendalina non poteva frequentare amiche né amici, la pena in caso di contravvenzione era il rapimento di questi ultimi come già peraltro accaduto a quattro persone. Dopo questo flashback torniamo al nostro racconto, poiché quella notte qualcos’altro di clamoroso accadde. Erano circa le due di notte e la bionda ragazza dormiva profondamente. All’improvviso, però, le parve come di essere desta per quanto il sogno che si materializzò nel suo cervello fu reale. Un Grigio comparve accanto al suo letto, senza esitare le afferrò dolcemente una mano; dopodiché iniziò a parlarle. “Sono Gungrì, ascoltami”, le disse. “Stai sognando, dunque non puoi rispondermi… Ascolta, però. A noi dispiace molto che tu soffra, ma il tuo compito è troppo importante per il bene dei tuoi simili. Devi essere orgogliosa di questo. Eppoi la tua solitudine sta per finire, tra poco la tua missione sarà esaurita e per te ci sarà un premio favoloso! Non sarai mai più triste, te lo assicuro.”. A tal punto  Guendalina si destò di soprassalto. “Quale sarebbe questo premio?”, domandò mettendosi rapidamente seduta. Nessuna risposta tuttavia pervenne alle sue orecchie. Iniziò così a guardarsi intorno sfruttando la poca luce che filtrava dal corridoio: la camera era deserta, del suo amico aldebaranese non vi era traccia. Fatto sta che essa si sentiva estremamente più serena rispetto a quando si era addormentata. Tutta la malinconia che l’aveva cullata pareva completamente scomparsa dal suo cuore. La nostra protagonista riprese  così a dormire tranquilla per ulteriori cinque ore circa; sentendosi poi ancor meglio dopo essersi destata definitivamente. La sua giornata lavorativa trascorse poi in maniera molto normale, ma su questa ritengo inutile soffermarmi. Nulla di nuovo accadde nella vita di Guendalina nei giorni a venire, la routine quotidiana sembrò essersi nuovamente impossessata di lei. L’unico elemento da segnalare è la sua ritrovata serenità interiore; in fondo lei si era sempre sentita estremamente fiera del suo rapporto coi Grigi, anche se ormai da un anno circa la sua emarginazione forzata stava iniziando a pesarle sempre più. Un nuovo sussulto nella sua vicenda lo si ebbe circa un mese dopo l’incontro che abbiamo esaminato; si trattò di un ulteriore contatto con i suoi amici extraterrestri, ma stavolta questo si dipanò in maniera del tutto inconsueta rispetto agli altri. Ci troviamo nella medesima situazione della volta precedente, in una calda serata di luglio Guendalina era intenta a sorseggiare la sua orzata nel bel mezzo della campagna toscana. All’improvviso l’ormai a lei arcinoto disco di luce dal colore mutevole comparve all’orizzonte alla sua destra. Sospirando, dunque, la bionda fanciulla si levò dalla sua sedia a dondolo ed in piedi si mise ad attendere che l’UFO si portasse sopra di lei. Tutto si svolse nel modo per lei abituale; solamente in seguito allo sbarco di uno dei suoi conoscenti umanoidi essa non potè fare a meno di rimanere sbalordita per una causa diametralmente opposta a quella che farebbe restare atterrito uno di noi: accanto all’indistinta figura dell’alieno vi era una sagoma inconfutabilmente riconducibile ad un essere umano. “Sono sempre io, Tikitì.”, esordì intanto il Grigio mentre Guendalina fissava a bocca aperta l’ombra dell’altra creatura. “Non mi riconosci?”, intervenne questa a tal punto con una voce chiaramente maschile. “Sono Peppe, ti ricordi di me?”. “Peppe!?…Oh mio Dio!”, esclamò la nostra protagonista lasciandosi cadere le braccia. “Dove sei stato tutti questi anni? Dove ti hanno tenuto?”. “Sto benissimo!… Mica mi tengono prigioniero.”, rispose soddisfatto il ragazzo. “Semplicemente vivo in un altro posto; è bellissimo lì. Magari quell’armonia ci fosse sulla Terra!… Fatti abbracciare ora, dato che posso.”. A questo punto, quindi, Peppe e Guendalina, tra cui l’amore, nonostante i sette anni trascorsi, non si era affatto sopito, si resero protagonisti di un abbraccio appassionato che durò per oltre un minuto. “Ora Tikitì deve parlarti.”, disse poi delicatamente il ragazzo alla sua amata che stava piangendo sommessamente per l’emozione. “Il tuo compito è quasi finito, ma staserà ciò che dovrai scrivere ti risulterà particolarmente impressionante.”. Peppe si tirò così indietro, lasciando Guendalina faccia a faccia con Tikitì. “Un duro cambiamento sta per interessare la tua specie, sai?”, le disse quest’ultimo in maniera grave. “Da innumerevole tempo noi tentiamo di dirvelo scrivendovelo nei vostri campi di grano; ma i tuoi simili proprio non riescono a comprendere i nostri simboli elementari. Cercano di scovare in essi leggi della fisica o chissà cosa, ma in realtà tutto è più semplice… Sarai tu, dunque, a comunicare agli altri la dura realtà tramite il Libro. Ascoltami ora. Per l’umanità una enorme rivoluzione è ormai alle porte; al seguito di essa più nulla su questo pianeta esisterà nella stessa maniera di adesso… Se il dopo sarà meglio o peggio dipenderà solo da voi; come da voi dipenderà quante tribolazioni dovranno accompagnare il cambiamento. Purtroppo se i tuoi simili continueranno su questa strada di cinismo gli effetti saranno catastrofici; addirittura potreste morire tutti quanti! Gli oceani sommergeranno tutte le terre emerse ed i terremoti devasteranno ogni vostra costruzione. Tuttavia se cambierete voi muteranno completamente pure gli effetti di ciò che sta per accadere; se non lo hai ancora capito è proprio la vostra salvezza lo scopo del Libro che stai scrivendo.”. Tikitì sembrò a questo punto aver esaurito il suo discorso, mentre la bionda ragazza singhiozzava un po’ per via della presenza del suo amato ed in parte per la pesantezza degli ammonimenti dell’alieno, quest’ultimo si ritrasse indietro di un metro circa. “Quando accadrà tutto ciò?”, trovò il coraggio di domandare dopo qualche secondo Guendalina tra le lacrime. “Prestissimo.”, sentenziò subito Tikitì. “Il giorno preciso non possiamo saperlo nemmeno noi; ma è impossibile che questo pianeta riesca a completare tre o quattro rivoluzioni intorno al vostro astro prima che tutto questo si materializzi… I tuoi simili dovranno smetterla di farsi la guerra tra loro e di pensare solamente ad arricchirsi, gli stati non dovranno più rappresentare il fulcro della vostra specie; ma tutti dovrete essere uniti a costituire un unico popolo. Solamente in questo modo il vostro cambiamento spirituale potrà concretizzarsi con limitate conseguenze materiali. Insomma, o gli uomini faranno ciò che sto auspicando, oppure trascorso qualche vostro anno questa campagna verde si trasformerà in un brullo deserto di terra oppressa, così come il resto del Pianeta.”. Udendo queste parole Guendalina iniziò a scuotere la testa in maniera impaurita. “Non è possibile… Come fate a prevedere tutto questo?”, trovò infine la forza di sussurrare. “Grazie alla nostra scienza.”, sentenziò ieratico Tikitì. “Non devi stupirti… Del resto anche molti vostri antenati, millenni fa, avevano previsto ciò che sta per accadere. Purtroppo i tuoi contemporanei non sanno fare altro che litigare sulla veridicità o meno di quelle profezie senza invece domandarsi come fare per evitare quegli scenari catastrofici.”. “Allora tutto questo gran parlare, anche nella nostra televisione, della fine del mondo non si basa su delle dicerie. E’ tutto vero!”, ribattè la biondina mentre avvertiva l’ansia impossessarsi di sé. “Purtroppo sì.”, rispose ancora il Grigio. “Ma se si tratterà veramente di fine del mondo o, al contrario, di un cambiamento in meglio dipenderà solamente da voi. Te l’ho detto. Per questo devi fare in modo che il tuo Libro sia il più chiaro possibile. Per questa sera ho finito; quelle che scriverai tra poco saranno le ultime pagine del Libro; quando ti riverremo a trovare tra qualche tempo sarà per rendere noto insieme a te il materiale e per elargirti il premio che ti spetta… Ora saluta il tuo Peppe; ma vi rivedrete molto presto. Te lo assicuro.”. “Fatti abbracciare di nuovo, amore mio!”, esclamò allora il ragazzo fiondandosi sulla nostra protagonista. I due restarono stretti fra loro per quasi due minuti; ed ancora a lungo sarebbero rimasti in quella posizione se Tikitì non avesse ammonito Peppe sul fatto che oramai fosse il momento di andar via. I due viaggiatori nello spazio scomparvero così in un baleno dalla vista di Guendalina, la quale, ancora con le lacrime agli occhi, si avviò subito di passo spedito verso la sua camera da letto con animo profondamente turbato da quanto aveva appena visto e sentito. Con la mano destra leggermente tremante scrisse poi ciò che doveva nel suo quaderno raccoglitore mentre il suo cervello si divideva a metà tra le emozioni causatele dall’aver rivisto il suo amato e le terribili profezie che Tikitì le aveva pocanzi riferito. Tuttavia, nonostante il miscuglio di sensazioni albergatesi nel suo cuore, la bionda ragazza riuscì, in seguito all’aver espletato il proprio compito di scrittrice spaziale, a dormire in maniera estremamente tranquilla, probabilmente per merito della ieratica e serenatrice convinzione di stare portando a termine con grande diligenza il suo delicatissimo compito. Cari lettori, i giorni che seguirono a quella rocambolesca sera furono per Guendalina del tutto particolari. Non certo, però, a causa di avvenimenti pratici, dal momento che le sue giornate trascorsero in modo estremamente normale, non essendo caratterizzate da ulteriori apparizioni extraterrestri; quanto piuttosto a causa del turbamento interiore che l’ultimo incontro ravvicinato vissuto le aveva lasciato in eredità. Anche il nonno, ormai un po’ rimbambito a causa dell’età, non mancò di notare il carattere, già di norma forzatamente chiuso, molto scostante ed irritabile dell’adorata nipote. “Hai qualche problema, tesoro?”, le domandò infatti in più occasioni. Guendalina, dal canto suo, si limitò ogni volta a rispondere un po’ scocciata con frasi del tipo: “Ma dai! Cosa devo mai avere? Sarà il caldo che mi rende un po’ nervosa.”, troncando così sempre lo scomodo discorso. Insomma, dentro di sé la nostra protagonista stava vivendo un piccolo inferno, in quei giorni. Tuttavia la solita serenità derivatale dalla consapevolezza di essere protetta da una realtà molto più grande di lei le dava la forza per non farsi spezzare la schiena da un peso altrimenti insopportabile. Questo moralmente sfiancante refrain la accompagnò per un paio di settimane, ossia fin quando i Grigi non tornarono a decretare la conclusione della sua missione. Ci troviamo in prossimità della mezzanotte di una fresca serata di inizio agosto. La nostra protagonista, dopo aver trascorso un paio di ore sulla sua solita sedia a dondolo, era ormai da un bel po’ di minuti rientrata nella sua stanza al fine di coricarsi. Proprio pochi secondi dopo essersi addormentata, fu costretta a destarsi di soprassalto poiché venne scossa da qualcuno con moderata forza. In seguito ad aver sobbalzato, essa si girò di scatto verso la sua sinistra: ciò che apparve alla sua vista, sebbene in buona parte occultato dall’oscurità, fu subito evidente. Due “Grigi” erano lì, accanto al suo letto. “Prendi il tuo quaderno.”, le ordinò dolcemente uno di questi posandole una mano sui capelli dorati. “Proprio adesso, Tikitì?”, ribattè con voce assonnata Guendalina. “Sono Sindrì, io.”, rispose subito l’alieno con tono paterno. “E lui è Gungrì. Tikitì è rimasto a bordo dell’astronave… Comunque proprio adesso. Vieni con noi, dai!”. “Con voi!? Ed a fare cosa?”, replicò la bionda fanciulla. “Come ti ho detto l’altra volta, dobbiamo rendere pubblico il Libro; poi noi dobbiamo farti avere la giusta ricompensa. Vieni, forza.”, concluse con tono dolcemente risoluto Sindrì. La nostra protagonista, a tal punto, non potè fare altro che alzarsi in piedi, dopo aver prelevato dal suo cassetto il noto quaderno raccoglitore, come richiestole a gesti dai due suoi amici. Subito, con sua grande sorpresa, si sentì sollevare verso l’alto, ritrovandosi, in nemmeno un eleftosecondo, nel bel mezzo di un gabbione metallico dalla forma circolare avente un diametro non più piccolo di una ventina di metri.  L’involucro in questione, pervaso da una luce giallastra che si irradiava da tutto il soffitto, era pressoché deserto; solamente ai bordi la ferrosa circonferenza aveva addossati macchinari in apparenza sofisticatissimi dello spessore di un metro scarso. Dalla vetrata che correva continua sopra i suddetti strumenti era ben visibile il cielo stellato nella stessa maniera di come sarebbe apparso dalla campagna sottostante. La nostra protagonista, tuttavia, non ebbe tempo di stupirsi di ciò che la circondava poiché immediatamente il suo sguardo cadde sull’attempato nonnino che, tremante ed impaurito, se né stava seduto su di uno sgabello del tutto simile ad un suo omologo terrestre, in prossimità di uno di quei macchinari con accanto Tikitì che a gesti tentava di confortarlo. “Nonno!”, esclamò dunque subito prima che questo potesse notare la sua presenza. “ Cosa è successo?… Che ci fai qui?”. “Oh mio Dio, cosa ci sta capitando!”, ribattè piagnucolante l’uomo asciugandosi le lacrime con le maniche della camicia. “Non vogliono farti del male. Non aver paura.”, riprese subito Guendalina dirigendosi a larghe falcate verso il parente seguita da Gungrì e Sindrì. “Questi “signori” io li conosco da anni. Vogliono solamente il nostro bene.”. A tal punto il nonno dipinse sul proprio volto un’espressione di stupore. “Come… Come fai ad essere così tranquilla?”, balbettò dopo qualche attimo afferrando una mano della nipote che l’aveva ormai raggiunto. “Te l’ho detto. Li conosco da otto anni, ormai. Sono venuti da Aldebaran solo per aiutare noi uomini.”, sentenziò ieratica la bionda ragazza. “Ma non mi hai mai detto niente… Perché?”, riprese subito angosciato il vecchio. “Dovevo mantenere il segreto; è questo che mi hanno chiesto… Scusami, nonno, ma l’ho fatto anche per te… Una rivelazione così grande avrebbe di certo minato la nostra serenità.”, sentenziò Guendalina. A tal punto intervenne Tikitì. Posando tutte le sue dodici dita sulle spalle della nostra protagonista, disse a quest’ultima: “Dammi il Libro. E’ arrivato il momento di diffonderlo.”. La ragazza, voltandosi verso l’alieno, gli porse senza esitare il prezioso materiale. Questo, dunque, si incamminò rapidamente verso uno stranissimo macchinario che non starò qui a descrivervi ed in un suo interstizio inserì il noto quaderno raccoglitore. Nel contempo pronunciò una frase in una lingua incomprensibile, al termine della quale, grazie probabilmente all’armeggiare di Gungrì e Sindrì su di una specie di computer posto proprio alle spalle del nonno di Guendalina, l’astronave accelerò in guisa pazzesca facendo rotolare sul suo pavimento i due terrestri a bordo a causa del contraccolpo. Quando, circa quattro secondi più tardi, la fanciulla riuscì a rialzarsi (il nonno impiegò almeno il doppio del tempo per tornare in piedi) il paesaggio esterno che apparve ai suoi occhi era completamente diverso dalla buia campagna senese: l’UFO stava volando a bassa quota nel bel mezzo delle abitazioni della periferia di una metropoli. Tikitì allora pronunciò altre parole incomprensibili armeggiando nel contempo con il macchinario in cui aveva inserito il Libro. Uno spettacolo incredibile si materializzò dunque dinanzi agli sguardi dei due terrestri ormai rialzatisi entrambi: da tutta la circonferenza dell’astronave iniziarono a zampillare quaderni quasi identici a quello porto pocanzi a Tikitì dalla bionda ragazza, contraddistinti però da simboli in tutto e per tutto simili a quelli misteriosi che si possono scorgere di tanto in tanto nei campi di grano, impressi in giallo su ambo i lati delle loro copertine mentre evidentemente si stavano moltiplicando. “Amica nostra. La tua missione è terminata. Ora il suo esito dipenderà solo dai tuoi simili.”, disse a tal punto Gungrì a Guendalina mentre, resi visibili agli occupanti l’astronave in parte dal bagliore scaturente da questa ed un po’ dalle luci artificiali della città sottostante, i quaderni sommergevano ogni angolo della metropoli in questione. “Gli abitanti di Roma avranno una grande responsabilità essendo gli unici in possesso dei Libri”, proseguì Tikitì carezzando delicatamente i capelli della nostra protagonista. “Ora andiamo… Una nuova vita vi aspetta.”. L’astronave, trascorsi pochi secondi, subì una ulteriore e poderosa accelerazione, tuffandosi in un vuoto immenso. Per diversi minuti all’interno dell’UFO regnò il silenzio; mentre i Grigi erano impegnati a manovrare gli strumenti di bordo, i due terrestri, il nonno in particolare, uno accanto all’altro, si sentivano troppo spaesati per dire qualunque cosa. Corriamo dunque al termine del suddetto lasso di tempo. Come per incanto un pianeta verdastro apparve dinanzi agli occhi dei nostri protagonisti; divenendo rapidamente più grande, fin quando di questo non fu visibile solamente una cittadina identica ad una sua omologa terrestre incastonata in un bosco di alberi che parevano proprio degli abeti. “E’ vostro tutto questo.”, esclamò dunque uno degli alieni. A tal punto i due terrestri si sentirono sollevare da una forza invisibile come del resto già successogli poco prima nella loro abitazione toscana, ritrovandosi quasi istantaneamente nel bel mezzo di un enorme prato verde occupato da una miriade di esseri umani intenti a discorrere e celiare tra loro come nella piazza di una grande città. “Seguitemi, ora”, sentenziò a questo punto il grigio che era sbarcato con loro. I nostri protagonisti, sebbene quasi in trance per ciò che gli stava capitando, non mancarono di accodarsi immediatamente a Gungrì. Camminarono per poco più di un minuto, in mezzo a quel prato; poi una sorpresa immensa li fece sussultare. Nel portico di una abitazione, intenti a trastullarsi con un gioco simile alla nostra dama, vi erano otto persone: tutti i conoscenti dei nostri due umani scomparsi nel corso degli anni erano ora davanti ai loro occhi! “La vostra vita è con i vostri cari.”, disse Gungrì mentre Guendalina si fiondava ad abbracciare e sbaciucchiare le tre amiche ed il suo grande amore ed il nonno, seppur con fare più compassato, i genitori e gli altri nonni della bionda fanciulla, sentendosi come per incanto completamente a suo agio. Insomma, mentre per conoscere l’esito della “pubblicazione” del Libro dovremo attendere gli anni prossimi, nella speranza che il Grande Cambiamento incipiente non pregiudichi le nostre possibilità di sopravvivere; intanto possiamo orgogliosamente asserire che due vite erano state strappate per sempre all’oblìo della solitudine.          

                      


Danilo Morabito pubblicato il 21.03.2012 [Testo]


  questo scritto ha 2 preferenze


Commenti dei lettori
Per lasciare un commento Registrati | Accedi