Piccolo racconto di quando la nostra mente razionale cerca di indagare nel nostro IO più profon
LA CITTA' CHE E' DENTRO DI NOI : OGNUNO HA LA SUA.
La città sembrava deserta,
anzi sembrava morta.
Camminavo nella sua via più grande,
non c'era nessuno
la città era morta.
Ero curiosa di sapere cosa stava accadendo,
mi aggiravo per i vicoli e per le strade,
come un segugio,
tutto era fermo ed immobile come un quadro,
fino a quando mi accorsi che c'erano delle persone in un negozio,
mi avvicinai alla vetrina per vedere meglio :
erano immobili.
Volevo entrare per vedere meglio se erano manichini o
chissà cos'altro,
ma..........
ad un tratto sentii il tuo fiato sul collo ed ebbi paura.
Cominciai a fuggire
ma più fuggivo più tu mi raggiungevi,
ed entravi in me
nella mente e nei miei pensieri.
E così non capivo più ad cosa fuggivo
da te o da me stessa.
Mentre mi rendevo conto di volare sulla città,
come un falco alla ricerca di cibo,
le persone riprendevano vita e anche il mio corpo laggiù
sulla strada,
si rialzava e riprendeva a camminare,
solo,
ma in mezzo a tanta gente.
Mi sentivo molto felice, libero di volteggiare
nell'aria calda dell' estate.
Una forza mi riportava indietro,
verso quel corpo che non volevo più,
impossibile fuggire
così com'era stato impossibile non volerlo lasciare.
Noi, vittime inermi di forze oscure
che dominano la nostra vita interiore,
violenti assassini di noi stessi,
prigionieri delle nostre paure,
e del nostro corpo,
schiavi della voglia di essere sempre noi,
quel noi stessi che la vita ci ha già portato via da tanto,
al punto di non ricordarci nemmeno chi siamo e cosa vogliamo.
Noi, uccelli senza orizzonte,
disorientati ed incapaci di comprenderci l'un l'altro.
Così diversi ............ ed in fondo così uguali.
Gabriella Soliani
pubblicato il 13.04.2009 [Testo]