Anni 1920-30. Nelle stalle, per riscaldarsi dai rigidi inverni, i vecchi patriarchi sfornavano genui
Anni 20-30. Nella bassa bresciana il vero tran tran era il lavoro nei campi e nelle fabbriche; si diffondeva il ricamo e l'obbligo di presenziare alla Santa Messa... Di giorno, le nonne e le mamme restavano spesso sedute a dipanare, a mano, anelli di lana o cotone scartati dai calzifici. Sotto l'aia delle case coloniche si lavorava con ferri per maglia di varie misure, che, tenuti "sotto le ascelle da una parte e manovrati dalle dita dall'altra, intrecciavano trame o motivi di varia foggia".
Ogni inverno, chi non poteva riscaldare la stanza si spostava nelle stalle dei contadini che "usavano abitualmente come luogo adatto per superare i rigori del freddo". Le stalle, in onor del vero, in quei periodi erano considerate luoghi infinitamente ospitali, specie la sera per tanti ragazzi e giovinette amici, che si davano appuntamento "per incontrarsi e stare in felice e godibile compagnia, senza sperperare un soldo e scaldarsi le ossa irrigidite dal freddo sofferto tutto il giorno"; ma la stalla, il posto caldo della sera, era, in certe occasioni, luogo di adunata di padri, amici, nonni... I loro argomenti erano il conversare sulle notizie della giornata e continuare le storie lasciate in sospeso la sera precedente. Dei cosiddetti incontri serali, nelle stalle univano la comitiva e arricchivano l'amicizia, il rispetto, la solidarietà, l'armonia stratosferica. Lì , in quel "benedetto" luogo sfornavano o creavano filastrocche e piccole strofe, un vero mondo di fantasticheria.
Filastrocche, detti, pensierini (che dir si voglia) scomparsi, introvabili, smarriti e dimenticati nel tempo (e dalla gente?). Da questo lungo oblio di anni, sono or ora riuscito a recuperarne diciotto filastrocche; tutto ciò grazie alla memoria ferrea di mia madre Paolina che, allora giovinetta e udendosele frequentemente, era riuscita a "immagazzinare" nella mente e ripetersele ogni tanto, meditando, per rafforzare potentemente i ricordi di tutte quelle belle parole corrispondenti...
Eccovele le indimenticabili diciotto vecchie nostrane filastrocche:
1) Io e te
Io e te eravamo in tre.
Eravamo seduti su una panca
di pietra fatta di legno;
leggevamo un libro
senza pagine e senza parole.
Mi comparve davanti un chiarore
di un lumicino spento.
Mi comparve davanti
un cadavere vivo,
con un coltello
senza lama e senza manico;
mi colpì al cuore
e mi fracassò il cervello.
2) Il cielo
Stella, stellina...
la notte s'avvicina;
la fiamma traballa,
la mucca nella stalla,
la mucca e il vitello,
la pecora e l'agnello
la chioccia e i pulcini,
la gatta coi gattini.
Ognuno ha la sua mamma,
e tutti a far la nanna.
3) Farfallina
Farfallina bella bianca,
vola e vola e mai si stanca.
Vola qui, vola là
e poi si addestra sopra un fiore
e rimane su quel fior.
4) Il testamento della capra
Un giorno, il lupo dice alla capra:
"Vieni con me nel bosco
a mangiare l'erba tenera."
E la capra dice al lupo:
"Non vengo con te
perché so che tu mi mangi!"
Il lupo dice alla capra:
"Io non mangio carne di capra
se non è ben cotta e ben salata."
La capra dice al lupo:
"Aspetta un momento
che faccio il mio testamento:
la pelle ai pellicciai,
le ossa ai cani,
le orecchie ai sordi,
la lingua ai muti,
gli occhi ai ciechi
e le corna nel culo di chi
mi ascolta!"
5)Uccellino sconosciuto
I
Sulla punta dei piedi
arrivo a te leggero,
più leggero che posso,
ma tu scaltro mi vedi,
con un frullo salti il fosso
voli al bosco muto
uccellino sconosciuto.
II
Hai paura, ma di che?
Hai paura di un fanciullo
innocente come te?
Hai fratellini? Quanti?
O ti bastano i tuoi canti?
Hai sorelline belle?
O ti bastano le stelle?
E' più dolce in cima a un pioppo
o sui tetti "umidetti"
ove "sdrucciola" un ruscello?
O sull'aia ove trovi
a rubare i chicchi novi?
Ma la casa tua quale è?
E' la mamma che ti culla
mentre tu piangi per nulla.
Hai tristezza o gioia, tu?
La tristezza e le gioie
vanno a braccetto anche lassù
nelle grandi nubi avvezze
a morir ove non sanno;
parla, dimmi il vero,
specchia il cerchio del mistero.
III
Sulla punta dei piedi
arrivo a te leggero,
più leggero che posso,
ma tu scaltro mi vedi,
con un frullo salti il fosso
voli al bosco muto
uccellino sconosciuto.
5) Lumaca lumachina
Lumaca lumachina
esci dalla tua casina;
anche se piove stamattina
butta fuori i tuoi "cornetti"
lunghi e belli
come la coda degli uccelli.
6) Din don dan
Din don dan.
Tutte le vecchie
dietro il Duomo;
una che fila,
una che cuce,
una che fa i capelli
a punto croce.
La mamma fa da mangiare
e il cane sta ad abbaiare.
7) Il fratellino
Il mio fratellino
ha rotto le scarpine
ma un bravo calzolaio
ne farà un altro paio;
il mio fratellino
è tanto birichino
ma quando va a scuola
non dice mai una parola.
8) Il re
Ma quante belle figlie,
son belle e me le tengo,
ma il re ne vuole una;
che cosa ne vuol fare,
la vuole incoronare.
Entrate nel castello...
E nel castello
son tutte entrate;
scegliete la più bella.
La più bella l'ho già scelta;
uscite dal castello...
E allora?
Allora... vi saluto!
9) Giro giro tondo
Giro giro tondo
come è bello il mondo.
Un mazzolin di viole
le dò a chi vuole;
le vuole la Sandrina,
e si inginocchia
la più bella e piccina.
10) Martino
Zigo, zaglia...
Martino è sotto la paglia.
Si nasconde sotto il tendone
e fa fuggire un cappone;
la sua mamma va in aiuto
ma il cappone è già fuggito.
E' già sera e non si sa
in quale pentola finirà.
11) Uccellin
Uccellin che vien dal mare
quante cose vuoi portare?
Porto tre letterine
per portarle alle bambine
bianche, rosse e riccioline;
una a me, una a te.
Una alla figlia del re,
ma se non vuole la regina
me la prendo e la porto via;
volo sopra il mare
così l'onda la può cullare.
12) Bambolina
Son piccina e son carina,
sono la gioia di mammà;
se mi sporco la vestitina
il mio papà mi sgriderà.
Come è bella la mia bambolina,
ha gli occhietti celesti celesti...
Il vestitino di seta turchina...
Come è bella la mia bambolina,
quasi quasi è più bella di me.
13) Gli anni del Fascismo
Caro Duce, ti ringrazio
che a cagar non pago dazio.
Qui la faccio
e qui la lascio:
metà al Duce
e metà al fascio.
14) Le tre sorelline
Caro zio che sei dottore,
questa sera siamo ammalate,
abbiam tosse e raffreddore
e in gola un gran raspio.
Senti senti, caro zio.
Nipotine bricconcelle,
sento e lo so quel che volete;
ecco qui le caramelle,
fra voi le dividete
e di certo guarirete.
(tossiscono)
Siam già guarite.
Grazie... grazie zio dottore.
15) Santa Lucia
Santa Lucia vien di notte
con le scarpe tutte rotte,
col cappello alla romana.
Santa Lucia
è la mamma.
16) Caro papà
Caro papà, sono in bolletta;
ho la pigione ancor da pagare,
il padron di casa
mi vuole sfrattare.
Son due anni
Che non pago più.
17) Bianca stella
Un bel dì , Bianca Stella
nel boschetto andò
e incontrò
alto e fier
un bel cavalier.
Le disse: "Dove vai piccina?
Sai chi sono? Sono il re.
Vieni, tu sarai regina per me".
Se ne andò Bianca Stella
oltre i monti e il mar
per sognar.
18) Giovannino
Giovannino Giovannella
capitano della guerra,
capitano dei soldati.
Giovannino mangia i gatti,
tutti i gatti han la coda:
te la mettono in bocca tua.
Gianmarco Dosselli
pubblicato il 07.07.2008 [Testo]