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Uno scritto a caso

ama
[poesia]
alessandra albensi
20.11.2007

Le filastrocche degli avi

Anni 1920-30. Nelle stalle, per riscaldarsi dai rigidi inverni, i vecchi patriarchi sfornavano genui


Anni 20-30. Nella bassa bresciana il vero tran tran era il lavoro nei campi e nelle fabbriche; si diffondeva il ricamo e l'obbligo di presenziare alla Santa Messa... Di giorno, le nonne e le mamme restavano spesso sedute a dipanare, a mano, anelli di lana o cotone scartati dai calzifici. Sotto l'aia delle case coloniche si lavorava con ferri per maglia di varie misure, che, tenuti "sotto le ascelle da una parte e manovrati dalle dita dall'altra, intrecciavano trame o motivi di varia foggia".

Ogni inverno, chi non poteva riscaldare la stanza si spostava nelle stalle dei contadini che "usavano abitualmente come luogo adatto per superare i rigori del freddo". Le stalle, in onor del vero, in quei periodi erano considerate luoghi infinitamente ospitali, specie la sera per tanti ragazzi e giovinette amici, che si davano appuntamento "per incontrarsi e stare in felice e godibile compagnia, senza sperperare un soldo e scaldarsi le ossa irrigidite dal freddo sofferto tutto il giorno"; ma la stalla, il posto caldo della sera, era, in certe occasioni, luogo di adunata di padri, amici, nonni... I loro argomenti erano il conversare sulle notizie della giornata e continuare le storie lasciate in sospeso la sera precedente. Dei cosiddetti incontri serali, nelle stalle univano la comitiva e arricchivano l'amicizia, il rispetto, la solidarietà, l'armonia stratosferica. Lì , in quel "benedetto" luogo sfornavano o creavano filastrocche e piccole strofe, un vero mondo di fantasticheria.

Filastrocche, detti, pensierini (che dir si voglia) scomparsi, introvabili, smarriti e dimenticati nel tempo (e dalla gente?). Da questo lungo oblio di anni, sono or ora riuscito a recuperarne diciotto filastrocche; tutto ciò grazie alla memoria ferrea di mia madre Paolina che, allora giovinetta e udendosele frequentemente, era riuscita a "immagazzinare" nella mente e ripetersele ogni tanto, meditando, per rafforzare potentemente i ricordi di tutte quelle belle parole corrispondenti...

Eccovele le indimenticabili diciotto vecchie nostrane filastrocche:

1) Io e te

Io e te eravamo in tre.

Eravamo seduti su una panca

di pietra fatta di legno;

leggevamo un libro

senza pagine e senza parole.

Mi comparve davanti un chiarore

di un lumicino spento.

Mi comparve davanti

un cadavere vivo,

con un coltello

senza lama e senza manico;

mi colpì al cuore

e mi fracassò il cervello.

2) Il cielo

Stella, stellina...

la notte s'avvicina;

la fiamma traballa,

la mucca nella stalla,

la mucca e il vitello,

la pecora e l'agnello

la chioccia e i pulcini,

la gatta coi gattini.

Ognuno ha la sua mamma,

e tutti a far la nanna.

3) Farfallina

Farfallina bella bianca,

vola e vola e mai si stanca.

Vola qui, vola là

e poi si addestra sopra un fiore

e rimane su quel fior.

4) Il testamento della capra

Un giorno, il lupo dice alla capra:

"Vieni con me nel bosco

a mangiare l'erba tenera."

E la capra dice al lupo:

"Non vengo con te

perché so che tu mi mangi!"

Il lupo dice alla capra:

"Io non mangio carne di capra

se non è ben cotta e ben salata."

La capra dice al lupo:

"Aspetta un momento

che faccio il mio testamento:

la pelle ai pellicciai,

le ossa ai cani,

le orecchie ai sordi,

la lingua ai muti,

gli occhi ai ciechi

e le corna nel culo di chi

mi ascolta!"

5)Uccellino sconosciuto

I

Sulla punta dei piedi

arrivo a te leggero,

più leggero che posso,

ma tu scaltro mi vedi,

con un frullo salti il fosso

voli al bosco muto

uccellino sconosciuto.

II

Hai paura, ma di che?

Hai paura di un fanciullo

innocente come te?

Hai fratellini? Quanti?

O ti bastano i tuoi canti?

Hai sorelline belle?

O ti bastano le stelle?

E' più dolce in cima a un pioppo

o sui tetti "umidetti"

ove "sdrucciola" un ruscello?

O sull'aia ove trovi

a rubare i chicchi novi?

Ma la casa tua quale è?

E' la mamma che ti culla

mentre tu piangi per nulla.

Hai tristezza o gioia, tu?

La tristezza e le gioie

vanno a braccetto anche lassù

nelle grandi nubi avvezze

a morir ove non sanno;

parla, dimmi il vero,

specchia il cerchio del mistero.

III

Sulla punta dei piedi

arrivo a te leggero,

più leggero che posso,

ma tu scaltro mi vedi,

con un frullo salti il fosso

voli al bosco muto

uccellino sconosciuto.

5) Lumaca lumachina

Lumaca lumachina

esci dalla tua casina;

anche se piove stamattina

butta fuori i tuoi "cornetti"

lunghi e belli

come la coda degli uccelli.

6) Din don dan

Din don dan.

Tutte le vecchie

dietro il Duomo;

una che fila,

una che cuce,

una che fa i capelli

a punto croce.

La mamma fa da mangiare

e il cane sta ad abbaiare.

7) Il fratellino

Il mio fratellino

ha rotto le scarpine

ma un bravo calzolaio

ne farà un altro paio;

il mio fratellino

è tanto birichino

ma quando va a scuola

non dice mai una parola.

8) Il re

Ma quante belle figlie,

son belle e me le tengo,

ma il re ne vuole una;

che cosa ne vuol fare,

la vuole incoronare.

Entrate nel castello...

E nel castello

son tutte entrate;

scegliete la più bella.

La più bella l'ho già scelta;

uscite dal castello...

E allora?

Allora... vi saluto!

9) Giro giro tondo

Giro giro tondo

come è bello il mondo.

Un mazzolin di viole

le dò a chi vuole;

le vuole la Sandrina,

e si inginocchia

la più bella e piccina.

10) Martino

Zigo, zaglia...

Martino è sotto la paglia.

Si nasconde sotto il tendone

e fa fuggire un cappone;

la sua mamma va in aiuto

ma il cappone è già fuggito.

E' già sera e non si sa

in quale pentola finirà.

11) Uccellin

Uccellin che vien dal mare

quante cose vuoi portare?

Porto tre letterine

per portarle alle bambine

bianche, rosse e riccioline;

una a me, una a te.

Una alla figlia del re,

ma se non vuole la regina

me la prendo e la porto via;

volo sopra il mare

così l'onda la può cullare.

12) Bambolina

Son piccina e son carina,

sono la gioia di mammà;

se mi sporco la vestitina

il mio papà mi sgriderà.

Come è bella la mia bambolina,

ha gli occhietti celesti celesti...

Il vestitino di seta turchina...

Come è bella la mia bambolina,

quasi quasi è più bella di me.

13) Gli anni del Fascismo

Caro Duce, ti ringrazio

che a cagar non pago dazio.

Qui la faccio

e qui la lascio:

metà al Duce

e metà al fascio.

14) Le tre sorelline

Caro zio che sei dottore,

questa sera siamo ammalate,

abbiam tosse e raffreddore

e in gola un gran raspio.

Senti senti, caro zio.

Nipotine bricconcelle,

sento e lo so quel che volete;

ecco qui le caramelle,

fra voi le dividete

e di certo guarirete.

(tossiscono)

Siam già guarite.

Grazie... grazie zio dottore.

15) Santa Lucia

Santa Lucia vien di notte

con le scarpe tutte rotte,

col cappello alla romana.

Santa Lucia

è la mamma.

16) Caro papà

Caro papà, sono in bolletta;

ho la pigione ancor da pagare,

il padron di casa

mi vuole sfrattare.

Son due anni

Che non pago più.

17) Bianca stella

Un bel dì , Bianca Stella

nel boschetto andò

e incontrò

alto e fier

un bel cavalier.

Le disse: "Dove vai piccina?

Sai chi sono? Sono il re.

Vieni, tu sarai regina per me".

Se ne andò Bianca Stella

oltre i monti e il mar

per sognar.

18) Giovannino

Giovannino Giovannella

capitano della guerra,

capitano dei soldati.

Giovannino mangia i gatti,

tutti i gatti han la coda:

te la mettono in bocca tua.


Gianmarco Dosselli pubblicato il 07.07.2008 [Testo]


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