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Uno scritto a caso

Nausica & Ares
[scritto]
Roberto Fischetti
02.08.2006

Un cuore grande come il mare

'

Come sempre accade nei tardi pomeriggi di fine estate, quando a guardare attentamente i colori nel cielo vi si può cogliere l'accenno dell'imminente autunno, spopolata di gente la spiaggia s'affolla d'alghe, di canne, sugheri e di minimi relitti di vecchie disfatte. Nessuno più scende all'arenile a raccattar gusci e conchiglie o per rastrellare quella bruna ruggine salmastra che si propaga sulla sabbia.

Nella piccola cala nessuno mostra di accorgersene, la vita prosegue nel tran tran di tutti i giorni e perfino le barche in rimessa, incuranti del rimestì o dell'aria, sembravano osservare indifferenti il tempo ormai cambiato in peggio.

Nella tarda mattinata di ieri il mare si è improvvisamente messo ad urlare senza più riprender fiato fino a sera, lasciando echeggiare i suoi urli lamentosi fin sotto i monti. Il suo colore variava dal verde marcio al vitreo, dal verde nero all'ammuffito, secondo il gran cambiar del vento nel catino del golfo.

Durante la notte, poi, la prima inquieta marea, che sbavando una schiuma grigia e saponosa, ha raggiunto le verande delle prime casupole erette sulla spiaggia.

Oggi, alle prime luci del mattino sembra che nell'aria vi sia qualcosa di nuovo; un'essenza insolita che scende lenta e odorosa lungo i canaloni.

Dalla veranda osservo rapide e basse nubi che incalzano nuvolette sfilacciose di garza che ostinatamente tentano di fasciare la cima della montagna.

Il mare ha ripreso il suo tranquillo aspetto di fine estate.

Nulla di nuovo sotto il sole, è così da sempre.

Ormai vengo su questa spiaggia da molti anni, non è un granché, ma è tranquilla ed ho imparato ad amarla. Vengo per dipingere e scrivere, o almeno tento di farlo...ma soprattutto perché è lontana dal circuito turistico e c'è pochissima gente.

Venni anche lo scorso anno, ma non combinai nulla di buono, né scrissi né dipinsi un granché...e quando ormai mi ero deciso a mollare tutto per far ritorno in città, una sera...

...mentre come sempre al tramonto gruppi di giovani accompagnavano un'altra inutile serata verso il ciclo incalzante della marea, improvvisamente vi fu un movimento, un accenno d'interesse che vivacizzò la compagnia; l'arrivo di una ragazza che velocemente attraversò a cavallo quel tratto di riviera.

Non la conoscevo, per la verità non ricordavo neppure di averne mai notata la presenza, e sebbene a prima vista la cosa non sembrasse affliggermi più di tanto, dovetti, più tardi, convenire trattarsi innegabilmente di una giovane avvenente ragazza, agile, bionda, dagli occhi chiari su di un volto fine e serio.

Indossava pantaloncini di jeans, molto corti, una camicetta bianca che si schiudeva monella su di un seno immacolato. Ai piedi non portava calzature.

Osservandola galoppare sullo sfondo del mare, illuminata dal riverbero ormai quasi spento del sole nell'acqua, dava l'impressione, assieme al suo cavallo, di una figura leggendaria.

In lei tutto appariva armonico, le movenze del corpo controllate, la posizione eretta del busto, i capelli, intrecciati in una lunga treccia oscillante sulle spalle nude e le forme assolutamente statuarie.

Una cosa però m'infastidì ; quella ragazza non guardava nessuno; né uomini, né donne, né bambini festanti...passò veloce, seria, composta, lontana come se la Terra fosse deserta, dando l'impressione di volare sul suo bel cavallo sauro.

- E' il fantasma della sera - Borbottò il vecchio Aurelio, un pescatore ormai in pensione che come ogni sera veniva a farsi una fumatina di pipa sotto la veranda dalla mia casupola.

Di solito si finiva per riempirci di chiacchiere fino a che l'umidità non si spingeva a lasciare la spiaggia, ma quella sera...

- Chi è? - Chiesi incuriosito

- Mah! E chi lo sa! E' una francese venuta ad abitare in paese già dall'estate scorsa...Abita in casa di un'amica di mia moglie...Non la si vede quasi mai in giro, se ne sta sempre con quel suo cavallo e la figlia della padrona di casa...Allora dottore cos'ha deciso, se ne torna in città?

- Non subito, forse tra qualche giorno - Risposi distrattamente intento com'ero ad osservare la ragazza e il suo cavallo

All'imbrunire del giorno successivo, durante un breve scroscio di pioggia e il mare che improvvisamente s'era messo a rumoreggiare, la vedemmo arrivare al galoppo, saltare di cavallo e correre in acqua con un passo ritmico di danza.

Si lasciava sollevare dai frangenti che giungevano uno dietro l'altro senza tregua, scomparendo a volte, per qualche istante nella schiuma livida, per poi ricomparire subito dopo alzando le braccia a ricevere un'altra ondata, mentre il suo destriero, incapace di raggiungerla, scalciava e nitriva per rivelar la sua presenza.

Fuori dell'acqua si mise a camminare tranquilla e indifferente, il cavallo alla mano, sotto la pioggia che in suo onore sembrava volesse scemare il suo impeto.

Alcuni villeggianti, che come me e il vecchio Aurelio s'erano rifugiati sotto la veranda, sebbene simulassimo sguardi di finto dispetto, osservavamo affascinati quel corpo da sogno.

Chissà cosa voleva dirci quella ragazza o cosa avrebbe voluto insegnarci.

Nelle spavalderie senza scopo dei giovani, la gente della mia età individua, spesso a torto, un'altezzosa lezione, quasi un rimprovero...ma quella ragazza non badava assolutamente a noi e sono certo che il suo intento non fosse quello d'umiliarci...Lei si beava contenta solo di quella doccia tiepida che, tracciandone il corpo snello, le scorreva dagli omeri ai fianchi fin giù sulle tonde cosce ed oltre.

Inevitabilmente, quell'astratta indifferenza, quel suo considerarci inanimati al pari delle capanne allineate sulla spiaggia, mi regalarono un intollerabile senso d'irritazione.

Era evidente che alla ragazza non interessassero i nostri giudizi e la sua disinvoltura meccanica sembrava renderla ancora più lontana.

Incuriosito l'osservai attentamente, ma non riuscii ad inquadrarla, anzi, non provai neppure la voglia di giudicarla, sebbene sapessi che in realtà mentivo a me stesso.

Avrei invece desiderato avere qualche anno in meno per prestarle eroici pensieri, avrei voluto che tra le macchie ormai buie e il mare, in quel solitario spazio, lei s'esaltasse e lanciasse un grido ad un mondo così bello in cui la sua avvenenza risplendeva.

Lentamente il cielo di ponente tornò a proporre il disco ormai stinto del sole, e mentre nel crepuscolo l'acqua assumeva un colore violaceo, striato di grigio e d'arancio tenue, la sua figurina si profilò quasi nera...solitaria e leggera sullo sfondo del mare.

Fu allora che mi resi conto di come può far male la fredda sfrontatezza dell'età, di null'altro preoccupata che della propria perizia d'amazzone.

L'indomani, al tramonto, la spiaggia fu ancora dominata da poche ragazze vestite di pareo di seta gialla o celeste.

Ragazze che avevano almeno un sorriso per tutti; per il mare che mandava un alito fresco e leggero e per gli uomini che venivano ad offrire larghi sorrisi.

Quelle erano le donne umane e cordiali, non dee vagheggianti e fredde. Donne che parlavano e ridevano forte, che passeggiavano lente rispondendo prudenti e un po' pigre ai saluti, lasciando volentieri le audacie agli uomini...ma che talvolta avevano un così caldo languore negli occhi che i loro seni apparivano più affettuosi e materni.

La ragazza bionda, la dea, era troppo lontana.

Avrei desiderato che fosse stata come le altre donne e nell'ipotesi non fosse stata donna, avrei voluto scoprire in lei un angelo...e invece somigliava a qualcosa che non voleva amare la propria immagine.

Avrei voluto aiutarla, avrei voluto che almeno in quegli istanti, in cui il sauro la portava quasi volando davanti ai miei sguardi, si fosse animata, avesse esultato, e magari m'avesse umiliato scoprendo in lei qualcosa di comune o di vizioso, ma infine vivo

Una sera, in cui il mare era mosso e ribolliva tutto in una schiuma fattasi rossa dal tramonto, la vidi raggiungere la riva in un galoppo sfrenato.

Sulla sabbia tenace il galoppo pareva un battito cadenzato di tamburo.

Il cavallo si lanciava avanti impetuoso, a testa alta, con quell'esile figura tranquilla e ferma in groppa.

Mi era ormai vicina ed io trattenni il respiro.

Con un'oscura sofferenza pensai che forse neppure quella volta avrebbe avuto un gesto di gioia per il mondo che la guardava incantato...e lei, invece dovette comprendere, poiché quando mi fu davanti, infine esaltata dalla bellezza della propria immagine, alzò un braccio e con la piccola mano aperta salutò il cielo con un improvviso, fresco ed esile grido.

Poi, senza voltarsi agitò ancora la mano verso di me ed io balzai in piedi a risponderle, entusiasta e felice d'aver svegliato una dea.

Il vecchio Aurelio sorrise e le donne curvarono il capo, ma presto la leggiadra immagine scomparve nel buio, forse intimorita dal suo stesso gesto o incapace di sopportare la propria gloria.

Da quella sera scomparve dalla spiaggia ed io, qualche giorno più tardi, tornai al mio lavoro e alla mia vita.

#

Non vidi più la ragazza, ma lo scorso Dicembre, dopo aver trascorso un'intera notte in camera operatoria, uscendone ebbi l'impressione di riconoscerla in una giovane donna che attendeva un ascensore.

Fu un fulmine a ciel sereno, non avevo dimenticato quella sua distaccata bellezza e senza pensarci su la raggiunsi.

- Mi perdoni, - mormorai notevolmente in imbarazzo - mi era sembrato di riconoscere in lei una ragazza che ebbi modo d'incontrare la scorsa estate. Credo di doverle delle scuse, ma lei me ne ricorda le sembianze

- E' probabile che abbiate conosciuto mia sorella Josianne - rispose lei accennando uno stanco sorriso

- Oh! Mi scusi, non volevo disturbarla, ma vi somigliate come due gocce d'acqua

- Si è vero, ci somigliavamo molto, eravamo gemelle...

- Eravamo? - Chiesi spinto da una controllabile impazienza

Lei mi guardò sorpresa prima di rispondere con un filo di voce

- Si...ora lei non c'è più, è morta lo scorso mese

- Mi dispiace! - Esclamai colpito dalla notizia - Ne sono veramente addolorato, com'è accaduto?

- Un tumore diagnosticato con troppo ritardo. - Sussurrò lei stringendosi nelle spalle - Ha detto d'averla conosciuta...forse sulla spiaggia?

- Si, in spiaggia, ma in realtà non ci siamo mai scambiati una parola...Intende dire che la scorsa estate sua sorella sapeva del suo stato?

- Oh si certo! Ne fu messa al corrente non appena diagnosticarono il male. Ha vissuto gli ultimi diciotto mesi della sua vita nella consapevolezza della morte

- Avrei dovuto capirlo...ma lei non ce ne ha mai dato il modo...mi dispiace

- La capisco. Josì non è mai stata facile ai rapporti, e il male e la certezza della morte avevano spento il suo entusiasmo per la vita.

- Siete di nazionalità francese...perché scelse quel piccolo paesino siciliano? La vostra terra ha altrettante splendide spiagge

- Per la verità ci sorprese non poco quando espresse il desiderio di trascorrere la sua ultima vacanza sul mare di Sicilia

- Un'ottima scelta, non c'è che dire

- Ne sono convinta, ma non fu il mare ad interessarla

- Non capisco...

- E' una storia lunga, ma molto semplice. Quando Josì seppe del suo male e dell'impossibilità di guarire, scelse di donare il suo cuore alla figlia di una nostra cugina italiana, ed è voluta star loro accanto il più a lungo possibile. Per questo motivo ha trascorso quell'ultimo anno in Sicilia

Sentii un tuffo al cuore e un immenso, incommensurabile dolore che mi amareggiò per l'ingiusta immagine che mi ero fatta di lei.

Avrei desiderato dirle qualche parola di conforto, ma non ne fui capace, riuscii soltanto ad annuire mostrando gli occhi che improvvisamente si erano fatti lucidi. Poi le baciai la mano e l'osservai scomparire oltre le porte automatiche dell'ascensore.

#

Anche oggi sulla spiaggia vi sono nuove alghe, canne, sugheri e poveri relitti di vecchie disfatte.

Il sole, ormai sulla linea dell'orizzonte, non scalda più l'aria che s'è fatta fresca. Già si sente il primo soffio di vento autunnale che coglierà le foglie una ad una dai rami come un bimbo, che distratto e lento finisce un grappolo d'uva.

E' probabile che domani partiranno anche i più ostinati.

Rimarranno soltanto pochi intimi a farmi compagnia, ad osservare il gioioso rincorrersi sulla spiaggia di una mamma e della sua bambina, uno scricciolo biondo con un cuore nuovo e grande come il mare.

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Legend pubblicato il 11.05.2006 [Testo]


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