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Uno scritto a caso

VII capitolo
[scritto] Il barbone
Vally Sabbà
24.05.2010

L'amore perduto

 

A volte basta un gesto per capire cosa sia davvero importante in questa vita, altre volte quel gesto non arriva e cerchi una spiegazione logica a tutto fino a quando non ti rendi conto di avere la soluzione a portata di mano. Essa è lì, ferma, visibile a tutto, ma tu non la vedi perché accecato da un qualcosa che ti offusca mente e spirito e giunge fino a cancellare ogni emozione percepibile al tuo cuore. Quando poi ti rendi conto che l’unica parola riconducibile a quella cecità è un semplice vocabolo ricco di significati, cominci ad associarlo a chi, con il cuore in mano, ti ha fatto dono di un sentimento raro, ma profondo e magico.

Scavando nei ricordi mi ritrovo a pensare a quando, non avendo più nulla da perdere, mi rifugiavo in un amore folle, l’unico appiglio che mi facesse star bene, l’unica forza che mi spingeva a credere ancora una volta in qualcosa di vero e unico.

Ferma su una panchina riflettevo sull’assurdità di quella perdita, sul perché non avevo potuto avere un finale da premio Oscar nella mia vita, e così ripensai a quando il mio sguardo incrociò il suo… Non potrò mai dimenticare i suoi occhi stampati nei miei, era come se fosse entrato così tanto nel mio cuore che riuscivo persino a sentirne il battito; ogni suo respiro coincideva col mio. Niente di più spettacolare e tremendamente bello riempiva la mia anima di sensazioni così rare!

Avevo diciotto anni quando mi soffermai a guardarlo… lui passeggiava lungo un viale alberato, lo stesso nel quale mi divertivo ad osservare, giorno dopo giorno, le sfumature che i raggi del sole disegnavano sulle foglie. Bastò un secondo, un misero secondo perché il mio cuore impazzisse e cominciasse a darmi segnali. Il nostro sguardo si incrociò nell’attimo in cui stavo metabolizzando dentro me quella magnifica figura… Dopo un po’ mi resi conto che il blu dei suoi occhi era entrato dentro i miei con la forza di un’onda impazzita contro uno scoglio. Strizzai gli occhi e, quando li riaprii, capii che la sua immagina non era scomparsa come quella di passanti che si soffermano nella tua mente per qualche attimo e l’attimo successivo nemmeno ti ricordi com’erano. Era viva, ferma, aveva una luce che non riesco nemmeno a spiegare, ma era così bella da farmi perdere la testa. Non ci volle poi molto a capire che era lui il mio ‘prescelto’, era lui l’unica cosa che desideravo, era lui l’amore che aspettavo da tempo.

Tra di noi andò avanti per un po’ questo stupendo gioco di sguardi a cui presto seguirono sorrisi, fino ad arrivare a quel giorno che mai scorderò, il giorno in cui mi chiese di conoscerci. Eravamo entrambi timidi, ma c’era qualcosa che ci spingeva l’uno verso l’altro… Non ci siamo mai detti nulla che riguardasse i nostri sentimenti, ma ogni volta che ascoltavo la sua voce dentro di me si apriva un mondo fatto di tramonti e albe da condividere solo con chi apprezza la bellezza della natura. Parlavamo, ridevamo, era come se ci conoscessimo da una vita; tutto ciò che ci circondava passava in secondo piano, era come se venissimo isolati dal mondo per crearne uno tutto nostro… Quanta magia in quei discorsi! Le nostre parole si susseguivano e si rincorrevano, erano giochi di luce pulita; era come se disegnassimo un cielo senza nuvole con al centro un sole splendente che irradiava i suoi raggi ovunque e ravvivasse qualsiasi cosa toccasse. Non c’erano tempeste, piogge, non c’era vento, tutto era paragonabile ad un’estate calda e intensa, piena di colori e magie. A fare da cornice a questa idilliaca sensazione di amore, c’erano anche delle piccole casualità che ci facevano sorridere e che scolpivano nei nostri cuori la certezza di una scelta giusta, la vera scelta di un amore unico. Già, le casualità… se ripenso a quando scartammo uno di quei cioccolatini con la frase e leggendola ci accorgemmo che era la stessa frase capitata ad entrambi, penso alle emozioni che provai nell’avere ancora una volta la conferma che lui era l’unica cosa che desideravo nella mia vita.

I giorni passarono veloci e, come in tutte le favole, c’è sempre la strega cattiva che fa di tutto per infrangere sogni di bambini felici… e anche per noi arrivò quel momento. All’improvviso la mia favola stava finendo nel modo più atroce e più brutto; lei, la strega cattiva, mi allontanò brutalmente dal mio principe spezzandomi il cuore e lasciando spazio in me a sentimenti sterili e infelici. Da quel giorno, in me, si fece strada la convinzione di aver sognato ad occhi aperti una storia idilliaca destinata a finire. Ci perdemmo di vista, ma il mio cuore non aveva smesso di battere per lui…

Ogni volta che pensavo a lui pregavo affinchè fosse felice, non mi importava di non averlo al mio fianco, l’unica cosa che desideravo era sapere che stava bene e che il suo sorriso era sempre splendente.

La mia vita andò avanti senza forti emozioni, con la consapevolezza di aver lasciato vincere chi un cuore non lo ha mai avuto… Fu il mio più gran rimpianto, un rimpianto che mi logorava l’anima, ma che mi faceva sperare in una vita, la sua vita, piena di certezze e desideri realizzati.

Sono passati dieci lunghi anni da allora, dieci anni con la convinzione che non avrei mai e poi mai sostituito la sua immagine con un’altra, dieci anni con la certezza che solo lui potesse completarmi davvero.

Un caldo giorno di agosto, il postino bussò alla mia porta, aprii con disinvoltura convinta che fosse venuto a darmi l’ennesima bolletta da pagare e invece… una lettera per me! Non c’era il mittente, ma sfiorandola il mio cuore iniziò a battere all’impazzata, era una sensazione che non provavo da anni, da troppi anni. Deglutii, mi sedetti e con la lentezza di un bradipo aprii quella busta. Non capii perché, ma iniziai a piangere senza motivo, subito dopo ebbi conferma del mio pianto: era lui! Iniziai a leggere piano, parola per parola, riga dopo riga… non mi aveva dimenticata! La lettera iniziava con una frase: “Ed io che intesi quel che non dicevi, mi innamorai di te perché tacevi!”…era la frase che dieci anni prima ci aveva fatto sorridere e capire che tra noi c’era qualcosa che andasse al di là di un amore comune, la stessa che ho sempre conservato e che custodisco gelosamente, l’unico ricordo tangibile del mio amore per lui. Ci vedemmo e dal primo istante capimmo che il tempo trascorso non era poi così lontano e quando le nostre labbra si avvicinarono per il nostro primo bacio, capii che non avevo sbagliato ad aspettare chi mi aveva fatto conoscere l’amore. Da quel giorno tutto mi sembrava magico, idilliaco, spettacolare, avevo la sensazione di volare pur restando ancorata alla terra… Ci sentivamo mille volte al giorno e quando veniva a prendermi avevo la sensazione che il tempo si fermasse nell’attimo in cui mi afferrò il volto e con gli occhi pieni di emozioni mi disse: “TI AMO!”. Anche io glielo dissi e per me fu la prima e l’unica volta… finalmente anche io potevo gridare al mondo il mio amore per lui e per di più potevo farlo guardando i suoi occhi, quelli che avevano catturato il mio cuore, fino a tatuarmi l’anima… Che belle sensazioni, mi sentivo un’adolescente al suo primo amore! Era il mio rifugio, il mio appiglio, l’emozione in persona, mi sentivo protetta e finalmente amata per quella che ero; credevo che i fantasmi del passato fossero scomparsi… Certo, ‘ scomparsi’ perché dopo un anno e mezzo tornò l’inverno dentro me. A distanza di tempo posso affermare che non so davvero cosa sia potuto succedere, ma la sensazione che ho è che non ero io quella che diceva di completarlo. Il mio sogno si è infranto e nonostante continui ad amarlo, lui non c’è e non tornerà, semplicemente perché mi sono svegliata da un sogno magnifico destinato a restare solo nel mio cuore.


Marilisa Gentile pubblicato il 10.10.2011 [Testo]


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