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Uno scritto a caso

La stella di Natale
[scritto] Quando la realtà  supera la fantasia
Legend
27.10.2006

"La reginetta dell'equivoco (II parte)"

"Cartoline dall'ignoto"

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Nel paese non si parlava d'altro, era l'unico argomento. Persino in consiglio comunale, evitando di verbalizzare la cose, la discussione sul nuovo arredo urbano fu cancellata dal chiacchiericcio. Qualcuno giurava di averli visti teneramente presi per mano e di sapere esattamente dove gli incontri avvenivano. Tuttavia i protagonisti non fecero in tempo ad arrivare ad interrogarsi degli strani ed improvvisi silenzi quando raggiungevano qualche piccolo assembramento di persone. Poi ci si mise il calcio (in senso di gioco) a risolve la situazioni. Ovviamente nell'unico modo che il questo conosce per venir a capo di una differenza di opinioni: litigare. L'insulto fino alla quarta antenata è spesso il preludio di una biliosa scazzottata, ma in questo caso fra il figlio della Vicaria ed il suo antagonista bastò scomodare la sola genitrice. Il pargolo vicariano ebbe la peggio ed andò dritto a piangere fra le braccia paterne.

Come sappiamo gli argomenti per cui un padre, sano maschio italiano, non può venire meno dall'esercitare la sua potestà sono: regole del calcio e botte prese dal figlio nella conseguente lite. L'onta va sempre lavata. Poiché il bimbo non è stato in grado di dimostrare la propria incipiente virilità occorre portare a sua discolpa una evidente disparità d'età e stazza, anche se sono coetanei e mingherlini allo stesso modo da sembrare gemelli separati alla nascita.

Anche in questo caso il solerte marito della Vicaria andò dal vicino di casa a chiedere spiegazioni per l'improvvisa ed eccessiva violenza fisica e verbale di suo figlio nei riguardi del proprio.

Il proverbiale cameratismo fra uomini vacilla e cede davanti alla possibilità di infliggere nell'altro la scoperta delle cosiddette corna. Fu esattamente quello che fece il vicino rischiando il pugno vendicativo del "cornuto". A questo punto nessun uomo può restare presente a se stesso, tutto ciò che costituisce il fondamento del capofamiglia maschio viene meno in un solo colpo: calcio, figlio incapace di difendersi, moglie puttana. L'ordine di importanza è quello indicato.

In pochissimi minuti come un toro inferocito raggiunse ad ampie falcate la scuola. La sorte aveva lasciato il portone semiaperto a causa di un difetto del battente, inoltre aveva fatto si che proprio in quel momento, nella stanza del direttore, gli sguardi del dirigente e della sua vice si incrociassero espliciti ed intenzionali. Purtroppo il fremito di passione non fece in tempo ad essere suggellato da un bacio ma si trasformò in fremito di terrore nel repentino spalancarsi della porta. I sensi di colpa basati solo sull'intenzione impedirono ai due di opporsi alle urlate richieste di spiegazioni di un uomo distrutto nei suoi miti. Le cose erano accadute troppo in fretta non c'era stato tempo di elaborare una plausibile risposta di ciò che facevano lì . Sembrava che le intenzioni e i desideri fossero così evidenti da condannarli. Persero il tempo utile di reazione ed il pugno del marito si stampò nel volto inebetito del direttore mandandogli in frantumi occhiali e cartilagine del naso.

Fu il caos totale. Nella ricostruzione popolare restano sparpagliati momenti qua e là che nessuno è più riuscito a legare secondo una corretta sequenza temporale. Si racconta che qualcuno andò ad avvisare la moglie del direttore. Questa si precipitò come una furia portando con se ciò che aveva in mano ( non ridere!), il classico matterello. Dapprima si avventò su chi aveva inflitto il danno al suo consorte per poi virare repentinamente non appena appresa la motivazione e prendere letteralmente a legnate la schiena del "bastardo". Qualcuno chiamò i carabinieri. Qualcun altro parlò di un disegno fatto da una bambina. Qualcun altro parlo di vicenda di pedofilia e questo fatto procurò un ulteriore pugno sulla faccia del preside con conseguente taglio sopraccigliare. So che ancora adesso ci sono delle procedure penali derivanti da reciproche denuncie, con offesi ed aggressori che si scambiano le parti. Anche noi fummo chiamati come i familiari della bimba sotto i quali occhi se era consumato il frutto del tradimento. Per la verità io era in veste di traduttrice fra mia sorella, i miei genitori ed il mondo. Fu mio padre a trascinarmi lì , non si interessava molto alla famiglia ma era convinto che l'eccessiva presenza di mia madre fosse altrettanto dannosa del suo distacco. Aveva ragione!

Mia madre investì con tante domande inutile mia sorellina. Voleva far capire agli altri che lei sapeva come prenderla e sapeva farle dire le cose come stavano, ma non ne cavò nulla di più delle informazioni note alle insegnanti. Mio padre si spazientì prima dei carabinieri mi guardò dritto negli occhi, mosse bruscamente in capo verso Nena e d ordino:<< Chiedi a tua sorella>> Ed io feci le mie domande.

<< Chi è quello?>> chiesi indicando nel disegno il soggetto che sembrava una donna.

<< Il vicario>> rispose.

<<E' un uomo>> il mio tono era un incrocio fra una affermazione ed una domanda.

<< Certo altrimenti avrei detto vicaria>> rispose con ovvietà.

<<E' qui in questa stanza>> la mia domanda era diretta e veniva dopo una palesa frase di superiorità nei riguardi della mia capacità di osservazione, non le davo tempo di riprendere il controllo, era ancora sul piedistallo

<< Si >> era pur sempre una bambina e l'istinto la portò a guardare con sincerità verso il marito della Vicaria.

<< Perché hai disegnato il marito della vicaria che litiga con il direttore?>> avevo trovato il canale ed in questi casi Nena non ha più barriere. La vedevo che non voleva rispondere ma la sua bocca non dipendeva più dalla sua volontà. Avevo io la chiave dei suoi pensieri lei non poteva non obbedirmi.

<< Perché li ho visti litigare a scuola per una partita di calcio>> Caspita, sempre quella la ragione!

Infatti era andata proprio così . Tempo addietro c'era stata una partita fra due diverse squadre dilettati del paese, i due uomini appartenevano ciascuno ad una di queste. La partita portò, manco a dirlo, molte polemiche nel paese e fra le tante discussioni Nena disegnò quella che vide nell'edificio scolastico. Oltretutto l'incontro fu davvero casuale, il "Vicario" era stato nella scuola della conserte due volte: per aiutarla a scaricare la macchina di famiglia del materiale scolastico che la ingombrava ormai perennemente e poi per rovinare il naso del direttore. Quando si dicono le circostanze!

Saltò fuori che far i due colleghi non c'era nessuna tresca, ma il paese non volle crederci, era molto più gustosa la vicenda boccaccesca. Entrambi provarono a ricucire i rispettivi matrimoni ma poi si arresero alla favola tenuta in piedi dalle voci popolari. Dopo due anni andarono a vivere insieme come una coppia già stanca, probabilmente lo fecero più per alimentare il mito che per effettiva passione. Nessuno dei si è più ripreso, nessuno dei quattro ha davvero scelto, ciascuno si è lasciato condurre da circostanze e necessità di soddisfare il comune pensiero.

E mia sorellina? Lei sparì per lungo tempo nella narrazione della vicenda, la gente non aveva capito che ruolo avesse avuto e nella semplificazione popolare non può esistere una reginetta dell'equivoco innocente e serena come una bambina di sei anni. Nessuno più si ricorda come davvero si svolsero i fatti e questo è un male perché la mia adorata Nena potrà agire indisturbata per altri fatti che forse ti racconterò.

Scusami ho troppo sonno, vado a dormire.

A presto.

L.

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marina pubblicato il 30.01.2007 [Testo]


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