Registrati | Accedi

News & scritti

Ricerca

Autore:

Titolo:

Anno (le 4 cifre):

Genere:


Isteria, egoismi ed eroismi

L'Italia al tempo del coronavirus

La modalità di reazione agli eventi è quella tipica di un paese esagerato, corporativo, capace di grandi passioni ma di estreme bassezze. È la nazione dei troppi talk show dove alla fine anche gli esperti finiscono con lo straparlare. È la nazione del "non facciamo allarmismi ma blocchiamo tutto", la nazione che vive il problema del momento come se fosse a teatro, quella dove si fa finta di preoccuparsi dei più deboli per poi accaparrarsi mascherine e disinfettanti che sono il pane quotidiano degli immunodepressi. Tutti sembrano affranti per le problematiche di chi sarebbe maggiormente esposto per età o patologie ma poi intasano farmacie, supermercati e centralini del 118 solo per le propri paturnie. Era ieri che imperversava la polemica sulla necessità della vaccinazione nei bambini per garantire quella protezione del gregge verso chi il vaccino proprio non può farlo in quanto appunto privo di difese immunitarie, non mi pare che la sensibilità pendesse dalla parte di questi ultimi. Poi arriva la psicosi del coronavirus con ore e ore di trasmissioni sull'argomento. Teorie, opinioni, accuse di allarmismo o di insufficiente attivazione, parole che giungono da esperti titolati e non. 

Ma la sconosciuta ai più provincia di Hubei, la cui capitale è Wuhan, ha comunque intensi scambi commerciali e di studio con il resto del mondo, difficile pensare che nel periodo in cui si è tenuto nascosto il nuovo virus questo non abbia iniziato a trasferirsi in altre nazioni grazie proprio alla globalizzazione. La rapida diffusione in Cina è di certo favorita dall'alta densità di popolazione. Credo che il fatto sia facilmente comprensibile a chiunque sappia usare un pallottoliere. Invece con la ufficializzazione della notizia è scattato subito un "evitiamo il cinese", che a volte era un filippino, come i nuovi appestati. Chiusura aeroporti, scanner misura-febbre,  attivazione di protocolli d'emergenza, dichiarazioni di vigilanza, poi però il virus è comparso e ha iniziato ad essere presente a macchia d'olio. I breve Italia ed italiani sono diventati i nuovi untori per autoproclamazione. Non so io trovo molto strane quelle nazioni che hanno dichiarato un solo caso di contagio. Erano forse degli eremiti? Poi si scopre che le altre nazioni hanno limitato i controlli, che in molti casi le persone risultate positive al tampone per rilevare la presenza del virus non avevano particolari sintomi o problemi, che le morti assegnate al virus non possono essere immediatamente attribuite ai suoi effetti dato il quadro clinico compromesso, eccetera. Quello che è chiaro è che ormai ci stiamo auto-isolando e alla fine saremo additati come i responsabili di una pandemia che neanche esiste.

L'uomo ha così la coscienza sporca su quello che sta combinando alla natura che si aspetta una punizione divina a stretto giro di posta. Mi chiedo cosa sarebbe successo in caso di un'epidemia con alta mortalità stile "ebola" o "dengue".  Si litiga a parlar di coronavirus, sistemi di prevenzione e misure di contenimento. C'è una psicosi collettiva ma quando saremo lontani da questa follia per cambio stagione o perché ormai stufi di sentirne parlare, ci ritroveremo con molti più problemi economici e la sensazione che abbiamo perso ancora una occasione per dimostrarci una nazione meno "tarallucci e vino" anche quando applichiamo più prudenza delle altre. Non ce la possiamo fare ad organizzarci senza massacrarci di polemiche ed egoismi. Non ce la possiamo fare a non aver bisogno di eroi come i poveri pochi infermieri dell'ospedale di Codogno a cui nessuno vuole dare il cambio. Non ce la possiamo fare ad ergerci da paladini della categoria con una laurea in tasca appena presa e senza neanche avere idea di chi sono i maggiori esperti mondiali che parlano come star in tutte le trasmissioni. Non ce la possiamo proprio fare ad essere quella nazione in perenne emergenza e che si sente molto brava di sapersi muove nei costanti momenti critici.

Non so come sarà il futuro ma il tempo dei comuni è finito da un pezzo, ora ci sono gli imperi e quello cinese lo è ancora, supererà questo problema anche perché lotta compatto ed è una grossa forza economica. Chissà noi staterello di comunale mentalità! O decidiamo di diventare una nazione che si rapporta al resto del mondo, alleato o antagonista, o sarà inutile pretendere rispetto.


Amanda Decori pubblicato il 29.02.2020 [ Attualità ]


  Vuoi dare il primo "Mi piace" a questo scritto?


Commenti dei lettori
Per lasciare un commento Registrati | Accedi