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Serie TV "Tredici" informazione o incentivo al suicidio?

Questione dolorosa

Mi capita di riflettere su questo argomento, che spesso viene semplificato o recintato nello spazio "meglio non parlarne, o il meno possibile". La Chiesa Cattolica aveva bollato come peccatori i suicidi a cui non erano concesse funzione funebre e sepoltura nei luoghi consacrati. Si considerava il gesto come palese ultimo disprezzo verso la volontà del Creatore ed il beneficio del dubbio di un possibile pentimento in extremis anche del più feroce criminale non veniva ugualmente elargito al miserrimo uccisore di se stesso. Poi con il progredire della medicina in fatto di depressione e comportamenti umani, l'attribuzione del dubbio di un gesto non del tutto volontario veviva lasciato alla disponibilità del singolo sacerdote, che sotto sua responsabilità spirituale poteva decidere se concedere o meno i sacri servigi, per finire poi con diventare quasi prassi fino a far notizia i rari casi di rifiuto. Tuttavia una Chiesa più caritatevole non da comunque delle risposte al perché si arrivi a porre fine alla propria esistenza. 

La notizia che ho sentito stamane alla radio ha spostato la mia attenzione ad un tipo particolare di suicidio: quello nell'adolescenza. Non ho Netflix, se non come tasto nel telecomando della Tv, la cui pressione per sbaglio mi fa sempre sballare eventuali impostazione nel canale che sto guardando. Non ne discuto sulla sua validità, per me è appunto solo una seccatura, né mi sono mai interessata alla sua programmazione, però sentire che la serie "Tredici" trasmessa nella rete è stata accusata di istigazione al suicidio per la fascia d'età fra i 10 e 15 anni mi ha fatto accapponare la pelle.

Una ricerca veloce su Google ed ecco che saltano fuori notizie in proposito fin dal mese successivo alla prima uscita nel marzo 2017. Va sottolineato che non è stata stabilita l'effettiva correlazione fra il primo mese di proiezione e l'impennata statistica dei suicidi fra i giovanissimi, ma la singolare concomitanza ha ovviamente scatenato un attacco alla serie ed una conseguente alzata di scudi di produttori e scenografi, vista la grande popolarità già acquisita. Non è mia intenzione esprimere una opinione su una cosa che non conosco, però lasciar trattare un argomento così profondamente delicato senza una adeguata spiegazione o monitoraggio dei giovani ascoltatori potrebbe almeno provocare delle turbe difficili da superare da soli. Ma a chi spetterebbe questo monitoraggio? In primis ai genitori. Tuttavia se è difficile stabilire una causa ed effetto, di contro l'impennata delle morti per propria mano è un dato inoppugnabile che indica quanto meno l'inadeguatezza dei genitori di accorgersi del disagio presente nei propri figli. 

Le generazioni precedenti a quella adolescenziale del momento sono sempre state sul banco degli imputati ciascuna con il suo carico di accuse, troppo autoritari, troppo liberisti, troppo amici dei figli, distratti, assenti, casalinghe disperate, madri in carriera, padri frequentatori di bar e circoli ecc. La figura genitoriale sembra sempre inadeguata rispetto ai tempi e forse lo è, ma cosa porti dei giovani virgulti che non sanno ancora nulla della vita e del mondo, che non hanno malattie né apparenti disagi o mancanze, a rinunciare alla vita è un drammatico mistero. Non esistono statistiche in proposito ad eventuali giovani suicidi nei lager e la loro sorte era spesso già decisa dai loro aguzzini prima ancora che potessero pensarci, ma i bambini ed adolescenti internati che sono riusciti a sopravvivere sopportando l'inimmaginabile non avrebbero forse loro avuto valide ragioni per un gesto estremo? Quindi cosa schiaccia queste povere anime afflitte dei nostri giorni e sempre in magguior numero? 

Nella mia zona di origine c'erano spesso ondate di suicidi, sembrava proprio una sorta di emulazione, un macabro incoraggiamento a liberarsi del peso di vivere in un tempo in cui a malapena nasceva il computer. Funzionava il passaggio della notizia di bocca in bocca e quello che sembrava il gesto di un pazzo per alcuni, diventava la coraggiosa soluzione ai propri drammi per altri. Sicuramente è più facile puntare il dito su uno sceneggiato che produce guadagni occupandosi da solo di un argomento tremendo, che riflettere sulle contro proposte della società per difendere la crescita e sviluppo dei cuccioli umani in una realtà sempre più competitiva e sempre meno solidale. Prima si parlava di televisione babysitter ora viene soppiantata da smartphone e tablet fin dalla tenera età. È un errore? Non lo so, ma mi sembra che tutti questi strumenti social stiano creando tante enormi solitudini, quelle del tipo brutto, quelle della disperazione, quelle del profondo scollo fra sè stessi ed il resto del mondo. Chi ha vissuto abbastanza in questi lunghi anni di pace post bellica sperava di vedere una gioventù proiettata verso conoscenza e sviluppo, ma i numeri statistici di eventi negativi stanno ammazzando anche la stessa speranza. Ci sarà un nuovo equilibrio? Probabilmente sì e forse nascerà anche questa volta dalla consapevolezza di voler riscattare errori della generazione precedente confidando di non fare scelte peggiori. 

Sono andata fuori tema? Forse un po' ma di certo non ho la competenza per discutere quanto uno sceneggiato influisca sulla giovani menti e perché. Quello che mi spaventa è che queste teste tormentate figlie di giovani genitori, nati nella pace e benessere, stiano aumentando. Quindi se prima si accusava di autoritarismo e mancanza di manifestazione di amore da parte dei genitori, ora quale sarebbe la causa dell'impennata del malessere giovanile? Probabilmente una buona educazione sentimentale dovrebbe davvero entrare a far parte delle materie scolastiche, forse questa sarebbe la vera grande svolta per l'umanità.


Amanda Decori pubblicato il 30.05.2019 [ Riflessioni ]


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