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L'importunatore

ancora in sala d'aspetto

“Conto fino a dieci e sono certa che tutto passa” l'ansia aveva ripreso a tenaglia la sua gola. La sala d'aspetto si era nuovamente svuotata. Nelle due ore passate lì nessuno le aveva rivolto la parola né lei lo aveva fatto verso chicchessia.

Bevete un altro sorso d'acqua dalla bottiglietta presa dal distributore. Il gusto era particolare, amarognolo. Preferiva acquistarla piuttosto che dissetarsi alla fontanella. Per due motivi: il primo perché dubitava della pulizia periodica dell'apparecchio distributore, il secondo, ma il più importante, per evitare di alzarsi ed esporsi alla possibilità che qualcuno le parlasse. Si strinse ancora di più nelle spalle come monito di chiusura verso qualunque nuovo passeggero. Nello stesso istante un tizio andò a piazzarsi proprio davanti a lei. Nella sala vuota questo costituiva un fatto imbarazzante ed intrusivo della sua sfera personale. Lo percepiva seduto dritto, gambe larghe e ferme, sguardo puntato su di lei. L'ansia lasciò subito posto all'angoscia di quella nuova situazione di disagio. Non voleva sollevare lo sguardo e dare la sensazione che volesse comunicare, ma stando in quella posizione a capo chino aveva poca possibilità di controllarlo e prevedere qualsiasi atteggiamento aggressivo. Alzò e abbassò velocemente lo sguardo, forse troppo velocemente così tanto da poter essere interpretato come ostilità. Nel brevissimo lasso di tempo del movimento oculare si rese conto che davvero la stava fissando e per giunta con occhi sbarrati.

L'adrenalina incominciò a scorrere nelle vene, la testa prese a pulsare e l'istinto di mettersi a correre fece fare uno scatto alla gamba sinistra. Aveva notato che teneva un bastone da passeggio saldamente impugnato con entrambe le mani e poggiato sulle gambe. Da quella posizione non ci avrebbe messo molto ad alzarsi e costringerla a stare seduta puntandole il bastone dritto sul petto. Doveva ponderare bene ogni gesto e soprattutto sperava che qualcuno si affacciasse o meglio entrasse da quella porta.

Come a rispondere alle sue preghiere una figura leggera e silenziosa si avvicinò a grandi falcate verso l'uomo. A quel punto Eleonora non potè far a meno di sollevare lo sguardo per capire come si stava evolvendo la situazione e  magari finalmente mettersi in salvo. La prima cosa che notò era ancora lo sguardo spiritato puntato su di lei.

“Che bravo sei riuscito ad arrivare qui vicino alla macchina distributrice! Ho fatto in fretta no?” Fu inevitabile girare lo sguardo verso la proprietaria di quella voce dolce ed amorevole. “Si” rispose lui “ Mi sono accorto che non c'era nessuno e mi sono diretto qui grazie alla luce della macchinetta”.

“Sa mio padre è ipovedente” Continuò la giovane, ma questa volta rivolgendosi a lei “qualcuno si spaventa quando si ritrova il suo sguardo puntato addosso ma per fortuna lei mi sembra tranquilla. Io dovevo fare i biglietti e lui era stanco di stare in piedi.” La ragazza aveva la parlantina, era gioviale e non sembrava in grado di interpretare correttamente gli stati d'animo altrui. Anzi sembrava abbastanza intenzionata ad attaccare bottone.

Eleonora sorrise perché si stava dando della stupida, si sentì sollevata ed un po' in imbarazzo. “Ma si figuri nessun problema” rispose mentre si alzava “Ora devo andare. Buona giornata” e si avviò a passo spedito fuori dalla stanza e fuori dalla chiacchiera.


Amanda Decori pubblicato il 26.01.2017 [ Ritratti ]


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