3° episodio
'Mi sono svegliata con la netta sensazione di essere caduta in catalessi per molto tempo. Ho ruotato il capo a destra e poi a sinistra con la velocità di un bradipo malato, non ho capito se mi trovavo in un posto amico o nella tana di qualche malintenzionato di turno. La reattività del mio corpo mi offre una gamma di alternative che varia da "investita da un tir", "messa sotto dal tram", "scambiata per un pungball da qualche pugile impazzito" e, appunto, "massacrata di botte da uno stronzo, frustrato, psicopatico coccodimamma". Sulla parete di destra vedo tutto uno sbriluccichio che sembra provocato dai caldi raggi del sole che filtrano nell'avvolgibile semiaperto. Forse le pareti sono arancioni, o gialle, non sarò in una stanza di un finocchio represso? La mia non è di certo convinta vestale del bianco e minimalista per scelta e, forse soprattutto, per necessità. Però non ci sto male, anzi! Ho forse un nuovo fidanzato e non me ne sono accorta? Ma perchè avevo un vecchio fidanzato? Cavolo se non mi facesse così male la testa riuscirei a mettere in piedi almeno un pensiero sensato, se non proprio me.
Tossisco. Tossisco più forte e mi sembra che mi stiano trapanando il cervello. Ancora la tosse, più violenta. Ora ho quasi le convulsioni e lo scuotimento del petto mi obbliga a mettermi seduta non senza accusare lancinanti fitte alla testa. Vedo una porta spalancarsi ed entrare una sagoma di donna in controluce. E questa chi è? Mi ci mancava una donna maniaca, ma dove li trovo 'sti personaggi? La donna si precipita verso di me, vorrei difendermi ma non riesco a respirare tanto tossisco. In un attimo lei mi è sopra, veloce con una mano mi ferma il capo e con l'altra mi infila uno strano tubo in bocca. Preme qualcosa, sento un rumore d'aria compressa ed un gusto amaro in gola. Il gusto è inconfondibile, familiare e mi riporta alla realtà. Quella è mia madre con la mia medicina per l'asma. Il mio petto ancora sobbalza. Altra razione di spray. Che gusto orrendo!
Piano piano mi calmo. La stanza mi saluta ed anche la foto di mio fratello Paolo da sopra il comò. E' camera sua. Incomincio a ricordare: lavoro perso, nessuna relazione, ricerca vana di un'altra occupazione, depressione, isolamento, blatte in case e arrivo della cavalleria in vesti materne a strapparmi da tutta la mia disperazione.
"Che ore sono?" - chiedo a mia madre.
"Di quale giorno?" - mi risponde.
" In che senso?"
"Beh sei rimasta a dormire per quasi due giorni, dopo quella tua stupida reclusione a piangere fino allo sfinimento"- mia madre sembra un fiume in piena senza più inibizioni. Mi informa che in seguito alla scoperta del nido di blatte in casa mia, mio zio Mario è stato chiamato a fare una potente disinfestazione su tutto il palazzo. Richiesta che si è estesa praticamente a tutto il quartiere. Quasi non faceva in tempo a rispondere a tutte le chiamate. Ha dovuto "formare" su due piedi due ragazzetti compagni di scuola del figlio, mio cugino, pur di non mollare il business.
In realtà non è stata trovata traccia delle bestiacce da nessun'altra parte, se non a casa mia, ma una spaccatura sul muro, le tubature condominiali vecchie, sommate alle condotte di quartiere antidiluviane, hanno facilitato la favola di un quartiere infestato dagli insetti infetti. Detto così somiglia più ad uno sciolingua che ad una manifestazione verbale di orrore. Così la parte venale della famiglia lucra sulla mia disgrazia, probabilmente avrei diritto ad una tangente se solo avessi il fegato di domandarla. Di certo non assomiglio a quel fratello minore di mamma, sempre pronto al sorriso e con la stessa facilità, a rifilarti qualche servizio profumatamente pagato. Giuro che se mi chiede soldi lo crocifiggo. Impresa che mi risulterebbe più facile che non estorcerli l'intervento gratuito per motivi di parentela e procurato business.
Forse è da lui che ha preso Paolo, sempre pronto a sorridere, sempre pronto a credere che la vita sia una giostra divertente in cui provare tutti gli elementi ruotati. Proprio lui fratello minore venuto al mondo per sbaglio quando io ero già al primo anno delle superiori. Lui che è stato accompagnato nel suo sviluppo embrionale dalle lacrime di disperazione e paura di mia madre per questo figlio arrivato tardi, inaspettato, non voluto, non cercato e nel bel mezzo della disoccupazione di mio padre. Nove mesi in cui non c'è stato un minuto senza le mie invocazioni di possibile aborto spontaneo e le più pratiche botte coniugali, non so quest'ultime erano volte ad esprimere lo stesso desiderio di liberazione dell'intruso o a pura abitudine.
Invece è nato lui, maschio, bello, buono ma soprattutto sempre sorridente. Nella lotteria dei cromosomi lui si è aggiudicati quelli migliori, in barba a me che sono arrivata prima, voluta, cercata ed orgogliosamente portata a spasso nella pancia in crescita quando ancora mio padre usava le mani solo per accarezzare.
Io sono venuta fuori negativa, piagnona e sfigata. Altro che amore e desiderio di maternità, il vero segreto della vita è scegliere il corredo cromosomico adatto. Mi chiedo dove sono andati a scegliere i miei, nella discarica della famiglia? Non è possibile rimettere tutto nel ruota ed estrarre dei numeri più decenti?
Guardo la foto di mio fratello, sorride felice in divisa, lui è in Afganistan, io mi sento tanto disgraziata, la disgraziata di casa. Non restandomi altro da fare mi riaddormento.
(in "Contenuti correlati" sono linkati gli episodi precedenti ordinati dal più recente)
daria cemonda
pubblicato il 06.11.2009 [Testo]