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Uno scritto a caso

UNA GIORNATA PARTICOLARE
[scritto] L'esperienza di una giornata veramente particolare
simonetta giovagnoni
11.04.2011

Vecchiaia: un tabù

Avete mai riflettuto sul vero significato della vecchiaia? Ricordo che qualche mese fa sentii dalla bocca del rispettabile professor Veronesi l'affermazione che l'uomo ha il dovere di invecchiare e morire. La frase sembrava una di quelle tante provocazioni che ormai tutti sparano. In un mondo dove la professione più inflazionata è quella del "provocatore", la lista degli aspiranti tali è più lunga di quella per diventare velina o calciatore.

Ma era stata formulata da una esimia persona, troppo seria e troppo impegnata per essere solo una delle tanti voci che hanno fatto dello shock un modo di esistere. Mi è rimasta nel cuore ed ho cercato a più riprese di capirla. Se anche voi siete ancora molto lontani dalla fase ultima della vita ma avete un caro esempio in famiglia sapete di cosa sto parlando.

Infatti quello che voi state vedendo nel vostro congiunto è già difficile accettarlo per lui figuriamoci per voi stessi. Vedere il tempo marcare volto e mente di chi avete amato, rispettato e finanche temuto, trasformandolo in una creatura tanto fragile e senza speranza di miglioramento, vi svuota fino alle ossa. Già ci vedete la proiezione di voi stessi.

Ma l'accettazione del ciclo della vita nasce proprio dal comprenderne il giusto processo e lasciarsi convincere che quel ritorno alla debolezza sia una ricchezza piuttosto che una perdita.

E' possibile ciò? Mi chiedo quanto serva davvero ai giovani l'esperienza di un anziano e quanto non sia invece sopportata a mala pena come il racconto ineluttabile di un vecchio rimbecillito. Guardo il deteriorarsi della persona accanto e mi sento cogliere dalla rabbia di qualcosa di inarrestabile a cui non posso porre rimedio e che, ahimè, mi ripugna.

Per anni mi sono convinta che le rughe sono un normale segno dei tempi ma quando vedi la decadenza far falcidia di corpo ed energie di chi hai conosciuto vigoroso e giovane, ebbene lo shock è forte. Questo è il mio destino? Davvero non posso morire nel sonno prima, quando ancora forza ed energia non mi hanno reso peggio di un neonato? Perché anche lui non può, ma almeno non sa.

E così tutto quello che leggevo nei classici greci oggi sta attanagliando me: la paura della vecchiaia.

Fino ad oggi mi sembrava giusto e normale. E già, toccava a me prender il posto degli ex giovani. Ma ora che mi avvio alla seconda metà della vita la sua fine naturale mi fa sentire come un pugile sui colpi. Probabilmente comprenderne il mistero può servire a vivere meglio e con più pienezza gli anni che da essa mi separano. Ultimamente non faccio altro che osservare i vecchi, come si muovono nelle diverse situazioni della vita, la loro lentezza, i tanti ostacoli che devono superare e che noi nemmeno vediamo. Marciapiedi troppo alti, strade assolate e senza riparo, posti pubblici senza sedili, impazienza della gente per chi di certo non ha i riflessi di un centometrista.

Non riesco a sopportare la sordità e ciò che ne deriva, un isolamento ostinato e fatto di "ah" come intercalare. Un esasperante ripetizione di frasi che fotografa te, accondiscende, irritato e stanco, mentre ripeti frasi mal comprese, frazionate e del resto poco, interessanti per l'altro.

Sono spaventata da tutto questo molto più che dalle rughe incipienti e dallo svuotamento dell'ovale di cui parlano tanto le ultime pubblicità.


daria cemonda pubblicato il 19.08.2007 [Testo]


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