Registrati | Accedi

Autori

Ricerca

Autore:

Titolo:

Genere:


Uno scritto a caso

Sogno o son morto?
[scritto] "Avere coscienza di essere in un sogno sarebbe auspicabile, perché costituisce il segno di una
Massimo Vaj
27.10.2008

Fantasma

"Il tedio di una giornata come le altre travolta dall'ossessione di un'attesa logorante ed intermina

'

Non mi sento tranquilla. Un fantasma m'insegue e mi ossessiona. Il fantasma è affianco a me, è dentro di me. Il fantasma sono io.
Gira per casa non sapendo più dove posarsi in una disperata ricerca di una tregua irraggiungibile, almeno per ora, forse. Prende un libro annoiato della sua continua intromissione nel suo riposo incostante; lo apre, ne legge due o al massimo tre righe e lo ripone per poi ritornarvi nuovamente dopo l'ennesima passeggiata per gli angoli bui della casa vuota e silenziosa.
Ma la mente del fantasma non è ne vuota ne silenziosa. Strilli e fischi penetranti e stridenti incidono le loro frasi ossessionanti nella mente impalpabile dell'essere girovago di quei 15 metri quadrati che saranno la sua stanza.
Apre il portatile e lo accende stancamente soffiando via quel poco di polvere sedimentatasi in pochi giorni di mancata pulizia. Gioca con il mouse creando figure rettangolari delle più svariate dimensioni, un gioco inutile. Vorrebbe scrivere, forse, non lo sa. Spegne tutto e ritorna al libro che sibila addormentato mentre con un dito il fantasma ne fa scorrere velocemente le pagine; altre due o al massimo tre righe ed il libro torna a sonnecchiare infastidito. Ma perché non scrivere? Basta alzare per l'ennesima volta lo schermo del portatile, schiacciare un tastino ed il gioco è fatto, che ci vuole? E così sia allora.
Il fantasma, tediato dall'eccessiva attesa cui è obbligato perché il portatile si accenda (ben 30 secondi!), riprende a vagare nei meandri bui della casa avendo anche il coraggio di avventurarsi ai piani inferiori in cerca, sempre, di un luogo dove posarsi e... che fare? Non lo sa.
Sosta nel piccolo e stretto corridoio del piano notte in apparenza riflettendo sul senso ultimo della vita, ma in realtà lasciandosi perdere nel nulla del vuoto. E' diventato ormai insensibile agli stridii nella mente.
Scende di un altro piano socchiudendo gli occhi al loro infinitesimale contatto con l'infima luce filtrante dalle tapparelle quasi totalmente serrate. Chiude tutto, si guarda attorno e si siede a terra rimanendo lì in attesa di qualcosa che ignora.

Tonfo sordo di un oggetto che cade, sibilo sottile di qualcosa che stride. Non c'è più pace.
Il vento sconquassa le piante che piangono foglie ormai appassite, secche e inutili; la pioggia sciacqua via tutto quel che tocca e pesta con la sua naturale forza. Il fantasma vaga nel profondo verde dell'iride ombreggiata dalle ciglia della palpebra tediamente rialzata. S'alza con uno scatto proiettandosi sulla parete, ingigantito da una luce giallognola grigiastra tipica del temporale all'ora che precede il giungere della sera; scosta la tenda e osserva impassibile la furia del temporale giunto a occupare il suo tempo perduto e perso, ma si scosta subito in preda all'ennesimo tedio immotivato in attesa ancora di qualcosa che non sa e che forse non c'è.
Conta gli scalini trascinando la sua ombra mimetizzata nell'ombra stessa della casa deserta a sua volta ombreggiata dalla nuvola incombente su di essa. Un gioco d'ombre invisibili che si mescolano l'un l'altra, ed il fantasma ne gioisce, per un istante soltanto.
Giunge ruffiana e miagolante la gatta ai suoi piedi illuminandola con i suoi occhietti d'ambra ed ancora miagola in richiesta d'attenzioni, coccole, cibo... ne approfitta per avere uno scopo in quei prossimi minuti interminabilmente lunghi come lungo è il percorso della pioggia fino alla sua morte a terra, ma di fatto brevissimi come brevissimo è il tempo che la pioggia stessa impiega a dissolversi in una grande pozza d'acqua, a terra.
I giochi di luce di tanti piccoli gingilli sparsi per la casa attirano l'attenzione del fantasma che pare aver trovato un nuovo scopo da seguire divertendosi a ricreare forme e immagini dalle luci fatiscenti e alle volte appena percettibili, ma la magia svanisce al primo lampo quando ciò che si celava dietro ogni luce viene spogliato del suo mistero e vergognosamente svelato. Perde interesse, si volge altrove, là dove il buio non gioca con le ombre e nemmeno con le luci, là dove il buio è solo e solitario, isolato da ogni flebile raggio di luce.
Ancora attende...

'


Elena Gatti pubblicato il 15.11.2007 [Testo]


  questo scritto ha 3 preferenze


Commenti dei lettori
Per lasciare un commento Registrati | Accedi