“Ci vediamo domani!” Gli risposi con un sorriso.
Mi chiamo Emily, adoro scrivere, il mio migliore amico è lui, Kevin. Non chiedetemi altro, non saprei rispondervi.
“Già tornata?”
“Si, mi ha accompagnata Kevin!”
Posai lo zaino e andai in camera, la mamma si fidava di lui, nonostante non volesse che io andassi su un motorino. Superprotettiva, si, è un aggettivo che la rispecchia. Pranzai e mi misi subito a studiare, latino, era raro che non avessi latino, in fondo avevo scelto il liceo classico, mi piaceva, amo la letteratura italiana, inglese, latina. Finii dopo quattro ore.
Decisi di uscire, andai all’amaca, il mio posto prediletto, lì cominciai a scrivere. Cosa? Tutto, o meglio, solamente una riga.
Mi chiamo Emily, adoro scrivere, il mio migliore amico è Kevin.
Non ero mai riuscita a tenere un diario, così decisi di iniziare, ma ogni volta che provavo a descrivermi sapevo solamente scrivere quelle tre cose che mi differenziavano dagli altri, anche se non molto, Emily è un nome comune, di appassionate di scrittura ce ne sono varie, l’unica caratteristica che veramente mi distingueva era Kevin, nessuno poteva avere un amico come lui, ero la sola.
“Di nuovo qui?” Le arrivò una voce alle spalle, si tranquillizzò appena vide quegli occhi verdi, su cui il suo sguardo si era posato molte volte.
“Ehi, si, di nuovo qui. Te? Come mai sei venuto?”
“Mah niente, sapevo che c’eri te. Che scrivi?”
“Oh, nulla di particolare!
…
“Che me ne faccio di una mezza pazza come te eh?”
…
Emily era solitaria, aveva poche amiche, tra cui Ronnie e Samantha, ma spesso non riusciva a parlare di se stessa con loro. Introversa, così l’avevano definita.
Kevin era molto diverso da lei, legava con tutti, estroverso al massimo, eppure preferiva passare i pomeriggi con lei all’amaca, il loro posto, quel rifugio che a volte li proteggeva dall’amarezza della realtà.
Emily amava la pioggia, Kevin il sole. Emily amava il verde, Kevin il blu. Emily amava il silenzio, Kevin il caos. Emily voleva bene a Kevin, Kevin voleva bene ad Emily. Forse l’unica cosa che li univa, forse no.
Si conoscevano da molto, troppo tempo, fin da quando erano bambini, ma nonostante le varie litigate, anche quando per chiedere scusa non bastava più il mignolo, si riavvicinavano nuovamente, sempre.
…
“Ti voglio bene scema!”
“Anche io stupido!”
Passai il giorno interamente con Kevin, parlammo del nostro futuro, del mio infantile sogno di diventare una scrittrice, ridemmo fino ad avere le guance rosse come mele, fino a quando la pancia fece male.
Il giorno dopo non lo vidi. In realtà non lo vidi neanche il giorno seguente e quello successivo, fino a seguire a oggi.
Il giorno dopo era il giorno dell’incidente, il giorno dell’inferno.
Il giorno dopo fu la fine.
A pensare che devo usare il passato per ricordarlo mi uccide, cambiare quella frase scorretta in italiano.
Mi chiamo Emily, adoro scrivere, il mio migliore amico era Kevin.
Cancellai la frase appena scritta, il mio diario è ancora lì, sotto il mio letto in una scatola marrone, il mio diario ha dentro sé solo una frase:
Mi chiamo Emily, adoro scrivere, il mio migliore amico è Kevin.
Non ho mai più provato a cambiare quel tempo, per me non aveva senso.
Emily
pubblicato il 05.11.2010 [Testo]