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Uno scritto a caso

Storie di Vally Sabbà  IV capitolo
[scritto] La mimosa
Vally Sabbà
23.03.2010

Cuore di fiaba

La storia di un libriccino di favole in un mondo di bimbi ipertecnologici

Era un sottile libro di favole, figlio di un'elegante edizione di fiabe illustrate rilegata in pelle pregiata e di un affascinante volume di antiche leggende popolari.

Venne alla luce in una luminosa alba di maggio, accolto da un tiepido alito di vento che lo salutò accarezzandogli le fragili pagine ancora fresche di inchiostro.

Quando il linguaggio dei gesti lasciò al posto alla comprensione delle parole, i genitori gli spiegarono la nobile missione che avrebbe svolto nella sua vita tra gli uomini.

"Darai ali alla fantasia dei piccini e li aiuterai a crescere onesti e leali insegnando loro a scegliere il bene e combattere il male".

Stretto negli scaffali tra volumi più alti e prestanti di lui, che lo sovrastavano per la mole e un po' lo intimorivano per il distacco altezzoso con cui lo trattavano, il libriccino si sentiva comunque importante e felice di poter assolvere il compito che gli avevano affidato.

Un giorno la mano incerta e rugosa di un'anziana signora dal sorriso dolcissimo lo prese e lo portò con sé. Come in una lampada magica che se strofinata fa uscire il suo Genio, la cura con cui la signora ogni sera ne sfiorava le pagine e il trasporto con cui leggeva le parole e mimava le situazioni facevano sprigionare dal piccolo libro storie fantastiche davanti ai nipotini che ascoltavano affascinati.

Ma quando l'anziana signora morì il libriccino finì in uno scaffale, tra pochi volumi e molti strani dischetti iridescenti che sembravano fare la felicità di bimbi che si sentivano ormai troppo grandi per dedicare un po' di tempo a quell'amico d'infanzia che consideravano vecchio senza che fosse mai cresciuto.

Spesso il libriccino, urtato e ferito da piccole mani impazienti, cadeva sulla scrivania dei bambini, intenti a giocare, tra urla e piccoli litigi, davanti a schermi sui quali si combattevano esseri mostruosi che emettevano suoni inquietanti e parolacce da far arrossire.

E subito veniva sommerso e quasi soffocato da popcorn, sacchetti di merendine e fazzolettini di carta, mentre le pagine rimanevano incollate ai chewingum. A volte si scottava con la tazza del latte bollente che gli appoggiavano sopra.

Un giorno un bimbo strappò via una pagina per farne un aeroplanino che portò con sé in volo una fiaba de "Le mille e una notte".

Il libriccino reagì urlando di dolore e tagliando il polpastrello del bimbo con il bordo della pagina, ma fu scagliato rabbiosamente contro lo scaffale e sommerso da una ventina di dischetti che gli franarono addosso lasciandolo ammaccato su un fianco.

Per la prima volta si sciolse in un disperato pianto di rabbia e impotenza, tornando indietro con il pensiero ai genitori, che non vedeva da molto tempo, e alle parole di speranza con le quali l'avevano introdotto alla vita e che invece erano state così bruscamente e dolorosamente tradite dalla realtà.

Intristito, invecchiato precocemente dalla polvere e dalle macchie e con le pagine che si staccavano, finì su una bancarella di libri usati sotto gli antichi portici di una città d'arte. Sballottato dai passanti in cerca di fotoromanzi e fumetti moderni, si sentiva inutile e rimpiangeva l'anziana signora e il calore della sua famiglia.

Un mattino, mentre stava ancora sonnecchiando, sentì il solletico di una mano che si insinuava tra le pagine. In un primo momento credette di sognare e non si curò neppure di provare ad aprire gli occhi. Ma la cosa si ripeté nei giorni successivi e la curiosità lo spinse a destarsi per vedere a chi appartenesse quel tocco così delicato.

Si trovò davanti una giovane magra, con una ciocca di capelli corvini che le tracciava uno svolazzo sul pallido volto, il corpo infilato in una lunga veste dimessa che le lasciava scoperte solo le sottili caviglie, una delle quali impreziosita da un giro di perline colorate da bigiotteria.

Quasi ogni giorno si fermava davanti alla bancarella e iniziava a cercare il libriccino di fiabe, scostando con cura e pudore le riviste e i volumi che gli erano finiti davanti.

Quando lo trovava, ne scorreva alcune pagine, stuzzicava i bordi, passava l'indice sul dorso per togliere la polvere, sorrideva, ammiccava, sgranava gli occhi rapita e si guardava attorno con imbarazzo, ma poi riponeva sempre con cura il volume in posizione defilata, quasi a volerlo nuovamente nascondere per ritrovarlo il giorno successivo, e si allontanava.

Incuriosito, il libriccino un mattino provò a seguirla lasciandosi cadere nell'ampia tasca del suo vestito. La giovane percorse tutti i portici fino a fermarsi davanti a un fagotto posato a terra da cui usciva una manina tesa sopra un piattino lastricato di monetine. Ne sollevò con cura un lembo, svelando un visino impaurito di bimba. Si mise la piccola in grembo, le sorrise timidamente e le sussurrò: "Mio tesoro, vuoi ascoltare una nuova fiaba?".

Il libriccino capì di aver ritrovato una famiglia.


fardtimes pubblicato il 08.10.2008 [Testo]


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