C'erano i cantastorie, ossia quei i professionisti del canto popolare oramai scomparsi.
'(con il contributo di Bruno Pianta)
"Treppo" è un importante significato, significa un gruppo degli spettatori che si regolano il cerchio per ospitare i professionisti del canto nel bel mezzo tra gli astanti. Indimenticabili le espressioni che solevano dire, ad esempio: "Un passino indietro, per cortesia, e tutti possono ascoltare la signora che canta...", oppure che il capobanda intervenisse nell'imbonimento usando la mimica: "...e chi non c' ha soldi, frughi nella tasca di quello che gli sta vicino..."
Il cantastorie settentrionale e lombardo è un'artista ambulante, del tipo che una volta si usava chiamare "monta in panco", come i ginnasti, i mimi, i ciarlatani venditori di mirabilia e all'occasione commedianti: più che al "contastorie" mediterraneo, cantore di gesta di paladini, che è inserito in una tradizione epica di cui gli ultimi rappresentanti sono i pupari e i cantastorie siciliani, e i rinaldi napoletani, egli va apparentato al mondo picaresco degli irregolari da piazza, allo stesso humus culturale da cui nascono la Commedia dell'Arte e il circo moderno.
Il cantastorie del Novecento ha abbandonato il grande cartellone diviso in riquadri illustrati su cui il pubblico poteva seguire visivamente lo svolgimento della storia; ha abbandonato, inoltre, gli antichi strumenti popolari (ghironda, viola, cornamusa, o più semplicemente chitarra e violino) con cui accompagnava la sua esibizione, per sostituirli quasi completamente con la fisarmonica, aggiungendo eventualmente il clarinetto, il sassofono e la batteria. Canta le canzonette della musica leggera radiofonica, saccheggiando il repertorio dei cantanti "melodici", strofette satiriche di propria composizione e, soprattutto, le "storie", le vicende di cronaca (o spesso di pseudo cronaca, cioè completamente inventate di sana pianta), che costituivano il cavallo di battaglia nella vendita del "foglio volante"; su cui in altre parole, il cantastorie poteva imbonire una lunga e drammatica tabulazione che commuoveva il pubblico e lo predisponeva all'acquisto del foglio: acquisto che veniva eseguito durante l'esecuzione del brano. La vendita del foglio è la chiave per capire la meccanica dello spettacolo ambulante, che esclude, ricordiamocelo bene, ogni forma di questua o di accattonaggio.
Il più popolare cantastorie lombardo era stato l'indimenticabile pavese Adriano Callegari. Egli amava ribadire: "La bravura del cantastorie la vedi dai quattrini che ha fatto nella giornata. Noi non lo facciamo pagare mica il biglietto, come quelli dei teatri. Il nostro biglietto è la vendita, ma per far pagare la gente a fine spettacolo è dura; uno può sempre voltare le spalle ed andarsene, e lasciarti lì il tuo foglio volante. Far pagare la gente prima che cominci lo spettacolo... che poi gli piace o non gli piace... tanto ha già pagato... in teatro hanno la vita facile! Ma in piazza, come facciamo noi, è un'altra storia..."
I cantastorie lombardi, oggi hanno cessato ogni attività. Sono stati sconfitti non dall'abbandono del pubblico xe2x80x93 che ha continuato a rimanere loro fedele, nonostante il mutare dei tempi xe2x80x93 né da un vuoto nel ricambio generazionale, perché non mancavano giovani di talento disposti a seguirne le orme. Sono stati sconfitti dalla difficoltà nell'ottenere le licenze, dall'impossibilità di conquistare i posteggi per le,loro esibizioni negli spazi sempre più ristretti dei mercati e delle sagre, osteggiati dalla concorrenza degli altri ambulanti e dall'incomprensione delle autorità municipali: il consumismo arrivato fin sulla bancarella del mercato rionale e l'ottusità della burocrazia si sono alleati per decretare la fine definitiva di una bella esperienza iniziata dai nostri antenati.
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Vi proponiamo alcuni esempi di foglio volante distribuiti dai cantastorie lombardi del XX secolo. Il primo che vi presentiamo, sul traforo del Sempione, stampato a Milano, risulterebbe il più vecchio; segue quello sul miracolo di sant'Antonio da Campi, a Foligno, ed infine quello su Bartali a Bologna.
Il traforo del Sempione
Ovvero
La festa di due popoli
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inno trionfale
Il Genio, umana fiaccola
Di lavoro e Progresso,
Che tolse al cielo il fulmine
E lo domò sommesso;
Baldo da vero Titano
S'è spinto nelle viscere
Del monte, e con assidua
Lena, una via s'aprì ,
Che tante costò vittime.
E il mondo inter stupì !
Gloria, gloria, al Genio italico,
Che pioner di attività
Al SEMPION aprì la via
Della nova Civiltà!
Per anni ed anni, il roseo
Sogno si consumava
In core a mille intrepidi
Che morte decimava!
Ma a forza di persistere
"Col senno e con la mano"
E' giunto il Genio umano
La grand'Opra a compir.
La Fede ai Forti è raggio
Che non può mai morir!!
Gloria, gloria, ai Genio italico,
al pioner di Civiltà.
Che al SEMPION aprì la via
Di progresso e Libertà!
Or dal SEMPION, ciclopica,
Immensa Galleria,
Cemento di due Popoli
La civiltà s'avvia.
E dei Commerci il libero
Scambio i cuori affratella
In una festa bella
Che fuga ogni dolor!
La festa di due Popoli
Ch'è Gloria del LAVOR!
Gloria, gloria, al Genio italico,
che pioner di attività
del SEMPION aprì la via
alla nova Civiltà!
Mario Albani
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Il grande miracolo
(Un bimbo rinchiuso in cantina salvato miracolosamente da S. ANTONIO di Padova)
I
Tale Dante Rovati, operaio,
si trovava disoccupato
moglie e figlio lui ha lasciato
in Argentina andò a lavorar.
II
Ma la sposa il marito trascurava
e con altri lei corteggiava
ma il figlio la osservava
lei allora si imbestialì .
III
Ricorda io son tua madre
non mi devi più osservare
in cantina va il bimbo a legare
la tua fine dovrà lì venir.
IV
Questo bimbo nel duro martirio
il caro padre sempre invocava
ma la madre non perdonava
a pane e acqua nutriva il piccin.
V
Ma l'indegna sempre diceva
un giorno ti ammalerai
certamente un dì morrai
e nessuno mi sospetterà.
VI
Poca aria vi è in cantina
poco cibo hai da mangiare
nessuno ti sta a guardare
la tua fine presto sarà.
VII
Una sera mentre pregava
Sant'Antonio le appariva
prega sempre la medaglina
abbi fede non t'allarmar.
VIII
Mio piccolo martire muto
tu domani sarai salvato
tuo padre che ha pregato
abbi fede io ti salverò.
IX
Al mattino i ragazzi giocando
va la palla in giardino a finire
un ragazzo corre ma infine
sente un pianto che implora pietà.
X
Corre a casa e racconta il fatto.
Sua madre va a denunciare.
Van gli agenti per accertare
e han trovato il piccino colà.
XI
Ammalato di tubercolosi
il bambino veniva trovato
al Sanatorio lui viene portato
e la madre rinchiusa in prigion.
XII
Nel giardino di quella casa
una cappella viene poi fatta
a Sant'Antonio fu dedicata
molta gente si reca a pregar.
***
Gino Bartali
Intramontabile campione
Motivo antico O! Vita o! Vita mia
Parole dei sportivi canzonettisti.
I
Centoventi corridori
nel gran lungo gir di Francia
tutti entrarono in battaglia
per poi vincere da gran Campion
Italiani e Stranieri
ognun difese i suoi color...
Ritornello:
Sportivi gridiamo evviva
veloce il Campione arriva
il gruppo già si profila
e Gino Bartali
ai posti d'onor...
II
Magni Bartali e Minardi
i corridori tutti in gara
con Carrea e Fornara
gran battaglia con forza e valor
il gran premio di montagna
vincerà uno scalator.
Ritornello:
Sportivi gridiamo evviva
veloce il Campione arriva
il gruppo già si profila
e Gino Bartali
ai posti d'onor...
III
Grande onore al vincitore
del ciclistico gir di Francia
che indossò la maglia gialla
e alla vittoria ovunque la portò
con tenacia e resistenza
ha saputo dominar...
Ritornello:
Sportivi gridiamo evviva...
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Quel che segue è tratto da un opuscolo con le strofette su "La sposa e l'amico Pasquale": sono eseguite dai cantastorie nell'aria musicale nota tra i cantastorie con "motivo del paribonzibon", e che è la stessa nota tra i gogliardi come l'aria delle "Osterie", solamente nell'esecuzione dei cantastorie, passa dal modo minore a quello maggiore.
La storia narrata è la stessa del Decamerone, con la differenza che qui è la sposa che deve avvertire l'amante di stare alla larga, anziché lo scongiuro elastico-burlesco contro un immaginario fantasma citato dal Boccaccia: "Fantasima Fantasima che per la notte vai xe2x80x93a coda ritta ne venisti a coda ritta te ne andrai", intona una ninna nanna allusiva; il risultato è comunque di avvertire l'interessato che il "segnale" convenuto è stato determinato, per accidente dal vento, e che il marito,
contrariamente all'attesa, è presente in casa.
La sposa,
e l'amico Pasquale
che metteva nell'orto
un segnale
I
Una sposina di nome Gianna
paribon zibon zibon
nell'orticello metteva una canna
paribon zibon zibon
era un segnale per il suo amico
ch'egli spiava se c'era il marito.
Ti voglio ben biondina
ti voglio ben bionda.
II
Quando la canna era piantata
lei col marito era impegnata
se invece la canna era pendente
l'amico entrava liberamente.
III
L'amico andò per trovare la sposa
quella giornata piuttosto ventosa
vide la canna che era atterrata
arcicontento decise l'entrata.
IV
Lei nel sentire fischiare l'amico
volle spiegare che c'era il marito
allora in braccio prese il bambino
cantando le disse: "Fà nanna piccino".
V
Cantando diceva piccin fà la nanna
ha rovesciato il vento la canna,
dormi bambino non farmi impazzire
che anche il babbo vuole dormire.
VI
Attenti mariti nell'orticello
Che non vi sia una canna o un ombrello
Come quel tale giovedì sera
Trovò nel letto una scarpa nera.
***
Vendevano, seppur strano vi pare, anche opuscoli con barzellette. Eccovene un esempio (badate bene, barzellette d'epoca!)
Lei brutta lui ubriaco
Il signor Chiarinetti Giovanni, come sua abitudine, è sempre un po' brillo. Ieri saliva sul tram e si sedeva vicino ad una signora non troppo bella; dopo averla guardata le diceva:
"Signora, sa che lei è molto brutta!"
"E lei sa che è ubriaco?"
"Lo so, ma a me domani mi passa!"
Tutto può capitare
In un bar del centro un tale gioca a carte, quando una telefonata gli annuncia che è diventato padre di un bel maschietto; dopo pochi minuti un'altra telefonata dice che sono due; dopo pochi secondi sono tre...
"Me lo aspettavo, mia moglie durante la gravidanza ha letto"I tre moschettieri"!"
In un angolo del bar, un tale sviene; dopo averlo aiutato chiedono il motivo del malessere, e lui dice:
"Dopo il fatto del signore, penso a mia moglie che sta leggendo"Lo sbarco dei Mille"!"
Tutti devono vivere
"Dimmi un po', caro Mario, perché getti via la medicina?"
"Ti spiegherò: sono andato dal dottore a farmi fare una ricetta perché è giusto che viva anche il dottore, poi con la ricetta sono andato in farmacia a farmi dare una medicina perché è giusto che viva anche il farmacista, ed ora butto via la medicina perché è giusto che viva anch'io."
Prezzo ribassato
Un garzone di salumiere, ancora novellino, dice al suo padrone:
"Il burro a milleduecento lire al chilo?! Mi sembra esagerato!"
"Hai perfettamente ragione!", borbotta il principale. "Cambia il cartellino; metti lire centocinquanta l'etto."
***
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Gianmarco Dosselli
pubblicato il 25.08.2008 [Testo]