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Uno scritto a caso

Sai....
[scritto] ???
Rosita Martinelli
12.02.2013

agosto 1966

"l'incapacità  di amare"

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- Dove vuoi che vada? Vado al mare, dove posso andare - diceva Federico, rispondendo alla domanda di Giovanna mentre cercava di infilarsi i calzoni:

- Parto questa sera con il treno delle 22,47, domani, purtroppo, sarò lontano da te a guardare il mare, immerso nella mia solitudine, accanto ad una donna che non amo che sta sdraiata tutto il giorno sulla spiaggia si preoccupa solo della sua abbronzatura, quella che dovrà mostrare alle sue amiche insieme alle scollature dei suoi preziosi vestiti. - Va bene - rispose Giovanna, o Giò, come la chiamava Federico da quando quattro mesi sette giorni ed undici ore prima l'aveva conosciuta. Una sera di fine Marzo alla festa di compleanno di Alberto, l'architetto arredatore amico di entrambi. - Ti auguro un viaggio tranquillo e sereno, ma, soprattutto, spero, o meglio ti raccomando, di non fare menzione con nessuno di quello che è successo qui tra noi oggi. Hai capito Federico? Nessuno dovrà mai sapere di questa giornata trascorsa insieme, tu sai benissimo che non puoi lasciare tua moglie e i tuoi figli per me. Non siamo in una nazione dove è possibile divorziare legalmente. Siamo, purtroppo, in Italia e qui non è consentito separarsi.

Quello che c'è tra noi è bellissimo, è un amore sincero, forte, a volte mi sento come una di quelle donne che popolano i romanzi russi dell'Ottocento. Credimi Federico! In futuro è meglio se non mi metti tra i tuoi desideri e mi passi direttamente nei tuoi ricordi, quei ricordi segreti, intimi che appartengono solo a noi e che sappiamo di non poter mai condividere con altri, perché sono così preziosi, così belli che abbiamo paura di vederli andare in frantumi se ad altri fosse possibile conoscere.

In queste ore che abbiamo trascorso insieme il mondo e ciò che lo rappresentava è rimasto fuori da questa stanza, ci siamo donati completamente l'una all'altro, abbiamo assaporato ogni attimo, distillato il succo di una passione coltivata a lungo, abbiamo goduto con forza e con dolcezza, ma anche con rabbia e, forse, anche con un po' di nostalgia. Federico!! - Continuava a dire con piglio Giò - in queste poche ore della nostra esistenza abbiamo concentrato dieci, cento, mille rapporti sessuali. Tutti quei rapporti sessuali che in futuro avremmo cercato in maniera clandestina, tu nascondendoti e rubando tempo e affetto alla tua famiglia e io sentendomi una ladra per aver scippato qualche ora di dolcezza a tua moglie e ai tuoi figli.

Questa sarà l'unica volta che abbiamo fatto l'amore e sarà anche l'ultima volta che ci vediamo, domani pomeriggio parto. Ti ricordi che alcuni mesi addietro ti avevo parlato della possibilità di andare ad insegnare in una scuola italiana a Buenos-Aires. Ho deciso di accettare il lavoro e di mettere fine a questa insana passione che annienta e annichilisce ntrambi, trasferendomi in Argentina. - Senti Giò!! - replicò Giovanni: - tu credi veramente che trasferirti migliaia di chilometri lontano sia la soluzione? Pensi che si possa scappare da se stessi? Non pensi e credi che bisogna cercare altre soluzioni? Io non capisco più niente, sono poco lucido e riesco anche a vedere poco nell'enorme buco nero dove mi hai cacciato con le tue parole , ma la tua mi sembra una soluzione da vigliacchi, tu dici di voler correre lontano dalla sofferenza, ma così facendo ti perdi anche la dolcezza dell'amore!

Quando si ama: in America, in Africa, qui in Italia, non cambia nulla, non bisogna fuggire per paura di farsi male, Io non voglio nascondermi, non voglio scappare, ma voglio gridare a tutti che ti amo. Guarda apro la finestra e mi metto a gridare al mondo che ti amo: Io amo Giovanna Cin........., sono innamorato follemente della donna più fantastica di questo mondo. Signore!! Signore!! Si lei, proprio lei! Col panama e la camicia bianca, lo sa che io sono follemente innamorato di Giovanna Cin........? - . - Chiudi immediatamente quella finestra! - si affrettò a dire Giovanna, mentre i raggi del sole e la calura di Agosto riempivano la stanza dove ancora, acre, si respirava l'odore del sesso. - Tu sei un pazzo, sei fuori di testa, vuoi farti sentire da tutto il palazzo?. Basta! Smettila!! Ho deciso!! Non voglio soffrire e non voglio ssere la tua amante! Io voglio vivere alla luce del sole, non con la vergogna addosso. Nascosta in attesa che tu mi venga a trovare. Tu non lascerai mai tua moglie! Non la puoi lasciare! Lei ha i tuoi figli e tu non riesci a vivere senza di loro , perciò vado in Argentina e proverò a dimenticare le sofferenze di questo periodo della mia vita.

Federico! Per me questa storia è finita oggi, anzi sai che ti dico? Vado a fare la doccia, quando vai via chiudi la porta, per piacere! Ciao, anzi addio!! -.

E si avviò nuda ed ancheggiante verso la stanza da bagno, mentre Federico rimase seduto, lì ai bordi del letto, con i calzoni ancora infilati per metà a guardare fisso il fondoschiena della donna che aveva stravolto la sua esistenza, scomparire dietro la porta del bagno.Federico ra turbato e sconvolto da quello che in poche ore era avvenuto in quella stanza. Era passato dalla felicità, finalmente e insperatamente raggiunta, alla tirannia della disperazione. Si sentiva un uomo solo, finito, abbandonato, sapeva che Giovanna non sarebbe tornata indietro sulla sua decisione ed egli non sapeva vivere senza la sua Giò, non poteva vivere cereto che non avrebbe più rivisto Giovanna, sapendo di non poterla più accarezzare, sapendo di non poter più fare l'amore con lei.

Dopo quel giorno, ormai, a Federico si era svelato un mondo diverso, da quello nel quale era vissuto fino ad allora e di quel mondo non voleva e non sapeva farne a meno. Federico voleva Giovanna, la desiderava, voleva possederla, entrare dentro il suo corpo, non poteva finire tutto in quella maniera. Giovanna non poteva lasciarlo, andarsene dall'altra parte del mondo, a cercare una nuova vita, forse anche un nuovo amore!! Dopo avergli fatto assaporare, conoscere la voluttà del sesso, quello vero, quello che non aveva mai conosciuto. No, non poteva andare così , Federico non era disposto a mollare, non era disposto a cedere, Giovanna doveva ragionare, doveva capire che egli aveva bisogno di lei e che anche lei doveva avere bisogno di lui.

Questi erano i pensieri che si affollavano nella mente di Federico, mentre la stanza era diventata un forno e sui vetri della finestra, chiusa, si specchiavano i raggi di un caldo tramonto Agostano. Egli, allora, si alzò dal letto: portò i calzoni alla vita e li strinse con la cintura, indossò la camicia, lasciandola ricadere mollemente al di fuori dei calzoni, poi, come un automa, si volse verso la porta dalla quale poco prima era passata Giovanna.

Federico uscì dalla casa di Giovanna, circa cinquanta minuti prima dell'ora prevista per la partenza del treno, l'aria era calda e i vestiti si appiccicavano addosso. Alzò la testa in alto e gli occhi si inumidirono alla vista del buio manto drappeggiato da una infinita miriade di luminose gemme, era la sera di San Lorenzo, il dieci di Agosto. La sera quando gli innamorati di ogni luogo del mondo, ansiosi, scrutano il cielo alla ricerca di astri cadenti per affidare a questi corpi celesti, già morti, il loro desiderio di felicità.

Domani una città semivuota e accaldata avrebbe appreso che il dott. Federico Pal....... e la Professoressa Giovanna Cin....... si erano amati, semplicemente guardando i trespoli degli edicolanti.

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giuseppe rapisarda pubblicato il 21.09.2006 [Testo]


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