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Uno scritto a caso

Il letto di un fiume chiamato amore
[poesia]
Luigi
22.09.2009

CATERINA (seconda versione)

Caterina, in piedi vicino alla porta d'ingresso, gettò un ultimo sguardo al soggiorno. Era sempre stata la sua stanza preferita, così ampia e luminosa, il cuore di tutta la casa.
Il taxi stava già aspettando in strada, così prese le valigie ed uscì. Quella di andarsene era stata la decisione più difficile di tutta la sua vita, ma aveva riflettuto molto ed era giunta alla conclusione che non poteva continuare a soffrire in quel modo per un uomo che forse non la amava neanche più e che restava con lei solo per abitudine.
Il taxi si muoveva lentamente nel traffico cittadino, diretto all'aeroporto. Caterina, guardando fuori dal finestrino, vedeva scorrere le facciate dei palazzi che conosceva così bene. Che cosa avrebbe pensato Leonardo, non trovandola a casa quella sera?

Ricordava perfettamente il giorno in cui si erano conosciuti. Era appena uscita dal lavoro, era segretaria nello studio di uno dei più affermati avvocati della città, e si stava dirigendo alla solita fermata dell'autobus, quando un uomo arrivò correndo e la scontrò, facendola cadere. Aveva smesso da poco di piovere, uno di quegli acquazzoni primaverili che in pochi minuti riempiono strade e marciapiedi di pozzanghere, e Caterina si inzuppò il vestito leggero e l'impermeabile. L'uomo la aiutò a rialzarsi e le chiese scusa, si diede dello stupido, spiegò di essere in ritardo per un colloquio di lavoro e le domandò come poteva rimediare. Caterina pensò che aveva già fatto abbastanza! Poi lo guardò negli occhi, i più azzurri che lei avesse mai visto, e capì che era veramente dispiaciuto. Gli rispose che non doveva preoccuparsi, la fermata dell'autobus non era distante e sarebbe arrivata a casa in fretta, gli voltò le spalle e se ne andò. La sera dopo, uscendo dall'ufficio, lo trovò ad aspettarla. "Vorrei ancora scusarmi con lei per l'accaduto, sono stato un vero idiota a correre così in mezzo alla gente, ma ero in ritardo per un colloquio molto importante e...", "...e com'è andata?", lo interruppe Caterina, "Mi hanno assunto. Lei deve essere stata il mio portafortuna", le rispose.
Lui cominciò a corteggiarla. La aspettava tutte le sere all'uscita dal lavoro e la accompagnava alla fermata dell'autobus. Spesso passeggiavano un po' per le vie del centro prima di rincasare. La loro fu una storia semplice, un'amicizia affettuosa all'inizio, poi capirono di amarsi e dopo pochi anni di fidanzamento si sposarono.
Leonardo era impiegato in una compagnia di trasporti marittimi e Caterina continuò a lavorare nello studio dell'avvocato fino a quando non ebbero il loro primo figlio, poi decisero di comune accordo che lei si sarebbe occupata dei figli e della casa. Caterina era contenta così, seguire i suoi ragazzi le dava molto da fare ed era lieta di essere sempre presente per loro. Erano sereni, la loro vita scorreva tranquilla tra lavoro, scuola, casa e domeniche in famiglia. Erano abituati a fare lunghe chiacchierate, si raccontavano gli avvenimenti della giornata, Caterina parlava dei figli e Leonardo del lavoro. A lei piacevano moltissimo quei momenti tutti per loro due, di solito dopo cena, anche se erano continuamente interrotti dai bambini che avevano sempre qualcosa da dire o che cominciavano a litigare.
Ad un certo punto Leonardo decise di mettersi in proprio. Con le competenze acquisite negli anni, un po' di aiuto economico dai suoi genitori ed una buona dose di coraggio, avviò una sua agenzia di trasporti. La loro vita cambiò radicalmente. Gli orari di lavoro di Leonardo si allungarono, le sue preoccupazioni aumentarono, il tempo che dedicava ai figli e a Caterina diminuiva sempre di più. Anche quando era a casa con loro la sua mente era assente, i suoi pensieri lontani.
Era diventato anche più silenzioso. Diceva che voleva tenere per sé i suoi problemi, che era inutile preoccuparsi in due, ma a Caterina mancavano moltissimo le loro chiacchierate.
Giorno dopo giorno sentiva che si allontanavano sempre di più. Quando provava a dirglielo, lui ribatteva che negli anni anche lei era cambiata molto, che lo aveva messo da parte per dedicarsi ai figli, che era troppo occupata a fare la mamma per trovare il tempo di fare anche la moglie. Caterina pensava che lui non avesse tutti i torti, però i bambini da piccoli avevano così tanto bisogno di lei!... e poi crescendo avevano continuato ad affidarsi alle sue cure, a cercare le sue attenzioni e lei li vedeva sempre così piccoli e indifesi...
Era vero, aveva messo i loro bisogni davanti a quelli di suo marito, ma pensava che lui capisse, che anche lui li vedesse come cuccioli bisognosi di cure e di affetto.
D'altro canto, anche lei si sentiva trascurata da Leonardo.
Il lavoro lo impegnava moltissimo, la sera tornava a casa sempre più tardi, non conosceva più domeniche e giorni festivi e non staccava dal lavoro praticamente mai. Quando Caterina cercava di farglielo notare, lui la accusava di non capire, di voler godere degli aspetti positivi della loro vita senza pagarne il prezzo. Se lavorava così tanto era solo per il bene della sua famiglia, lei lo sapeva, ma le faceva male vedere a quante cose rinunciava a causa della sua ambizione nel lavoro. Stava perdendo di vista i valori veri della vita, non godeva più delle piccole gioie quotidiane e si stava perdendo gli anni più belli della vita dei suoi figli. Quando tornava a casa era troppo stanco per giocare ancora con loro come faceva quando erano molto piccoli, era troppo nervoso per stare a sentire le loro piccole storie e piano piano li stava allontanando da lui. Non si comportava più come l'uomo che aveva conosciuto e di cui si era innamorata. Aveva deciso di mettere il suo lavoro davanti a tutto, ma avrebbe almeno dovuto avvisarla prima. Ora il suo matrimonio non era più quello che Caterina aveva immaginato e che desiderava.
Anche lei si stava allontanando. Aveva speso molte parole e molte lacrime per cercare di fargli capire il suo punto di vista e non aveva ottenuto nulla. Lo amava ancora ma lo sentiva distante, come se fosse stato eretto un muro tra di loro. Ad un certo punto della sua vita decise che non valeva più la pena di continuare a lottare. Non poteva continuare a soffrire per lui, a consumarsi nel ricordo di quello che avevano avuto, di come erano stati uniti e della complicità che altre coppie invidiavano loro.

Ora che i suoi ragazzi erano cresciuti e studiavano e lavoravano lontano da casa, Caterina sentiva che nella sua vita c'erano molti spazi vuoti. Restare a casa da sola le lasciava troppo tempo per pensare a cosa non le piacesse della sua vita e per immaginare come suo marito trascorresse il tempo fuori di casa. Non era stato sempre sincero con lei. Erano sposati da pochi anni quando lui aveva avuto una breve storia con un'altra donna. Era finito tutto quando Caterina se ne era accorta e Leonardo aveva avuto paura di perderla. In fondo era lei che voleva, lei e la loro famiglia erano il suo mondo e non era stato difficile fare una scelta. Caterina però non era mai riuscita a perdonarlo completamente. Aveva sempre avuto paura che potesse succedere di nuovo, che potesse lasciarsi incantare ancora. Lo conosceva molto bene, così quando successe riuscì a leggerne i segnali facilmente.
Lui negò fino a quando lei trovò le prove del suo tradimento, poi le disse che aveva sbagliato, che amava solo lei e che avrebbe lasciato perdere quell'altra. Ma non lo fece, almeno non quanto Caterina avrebbe voluto. Era sicura che quella donna fosse sempre nei pensieri di suo marito. Come poteva essere diversamente? Continuavano a vedersi tutti i giorni. Leonardo le aveva detto che non poteva licenziarla, che non erano scelte solo sue e che non era così facile sistemare le cose. Perché non le aveva chiesto di dimettersi, di andarsene e di lasciarlo in pace con la sua famiglia? Caterina conosceva la risposta e ne soffriva moltissimo.

Decise che doveva  trovare qualcosa che riempisse le sue giornate e che la distogliesse dai suoi pensieri. Non era più così giovane ed era rimasta lontana dal mondo del lavoro per troppi anni per sperare di riuscire a trovare un impiego come quello che aveva prima del matrimonio. D'altro canto non voleva iniziare un'attività in proprio per non aggiungere altre preoccupazioni a quelle che già avevano. In un assolato pomeriggio, passeggiando per il parco insieme ad un'amica, vide una ragazza che, armata di cavalletto e tavolozza, stava ritraendo un gruppo di bambini che giocavano. Si ricordò che quando andava a scuola le piaceva molto disegnare e dipingere e decise di cimentarsi di nuovo in questa attività. Pochi giorni dopo, acquistato tutto l'occorrente, si sedette in riva al laghetto per catturare sulla sua tela l'immagine serena dei cigni che nuotavano e dei bambini che gettavano briciole di pane alle anatre. Cominciò a dipingere spesso, a ritrarre luoghi e situazioni e volti della città in cui viveva.
Non aveva mai parlato a Leonardo di questo suo hobby. Lui era troppo occupato per interessarsi di come lei trascorresse le sue giornate. Era un uomo molto concreto e probabilmente non avrebbe neppure capito come questo potesse renderla felice.
Dipingere le dava quella sensazione di pace che non provava più da molto tempo. Osservare soddisfatta il suo lavoro la riempiva di orgoglio per quello che era riuscita a creare. Le parole di apprezzamento dei passanti, sconosciuti che si fermavano ad osservarla mentre lavorava, le diedero il coraggio di proporre le sue opere ad una piccola galleria d'arte del centro.

Fu lì che Leonardo scoprì il suo segreto. Si era fermato davanti alla vetrina per rispondere ad una chiamata sul cellulare e aveva notato i tratti delicati di un dipinto che ritraeva una famigliola. Raffigurava due bambini che giocavano su un tappeto sotto lo sguardo dei loro genitori, inginocchiati lì vicino. Riconobbe immediatamente i visi a lui così cari e i suoi occhi corsero alla firma dell'autore, "Caterina B.". Conosceva molto bene quella calligrafia, quella "C" rotonda e svolazzante. Chiuse bruscamente la telefonata ed entrò. Domandò alla gallerista notizie dell'autrice di quel quadro e lei gliela dipinse come una donna che si sentiva sola e che cercava nelle sue opere e nei suoi soggetti quella compagnia che a casa le mancava e che, stanca di aspettare un uomo che rincasava sempre troppo tardi, aveva scelto di riempire le sue giornate dedicandosi alla pittura.
Leonardo chiese di vedere altre opere di quella donna e in ognuna di esse vide qualcosa della sua vita e qualcosa dell'anima di Caterina. Vi lesse anche tristezza e solitudine, in un quadro specialmente, che ritraeva un uomo distinto in compagnia di una donna più giovane, bionda e appariscente, che rideva divertita appoggiata al suo braccio, e in disparte, sullo sfondo, leggermente in ombra, un'altra donna che li guardava. Vi riconobbe sua moglie e qualcosa scosse il suo animo perché i suoi occhi divennero lucidi.

Quella sera Leonardo rincasò prima del solito. Non si stupì di non trovare Caterina a casa, in fondo lei non era abituata a vederlo rientrare presto, probabilmente era ancora fuori a fare spese, oppure a casa di un'amica. Andò in camera da letto per cambiarsi e vide una busta bianca appoggiata sul suo comodino. Gli mancò il fiato per un attimo...la aprì con mani tremanti ed estrasse un foglio, scritto fittamente. La calligrafia di sua moglie era inconfondibile. Cominciò a leggere.

"Scriverti questa lettera è in assoluto la cosa più difficile che abbia dovuto fare in tutta la mia vita. Perdonami se non ho avuto il coraggio di dirti tutto guardandoti negli occhi.
Quando leggerai queste parole io sarò già lontana. Mi dispiace, ma non riesco più ad andare avanti così. Con te non mi sento più a casa, non sono più felice da molto tempo.
Io ti amo ancora, ma non ho più alcuna fiducia in te. Mi hai presa in giro per troppo tempo, mi hai illusa con le tue parole e mi hai tradita con il tuo comportamento.
Sono consapevole delle mie colpe. La nostra vita insieme non è sempre stata perfetta, abbiamo avuto i nostri problemi, come tutti del resto, ma siamo riusciti sempre a superarli, in qualche modo, finché...finché non hai deciso che non ti bastavo più e hai fatto entrare quell'altra nella tua vita.
Quello è stato il tuo errore più grande.
Pensavo che saremmo stati insieme per sempre. Tu sei il grande amore della mia vita, l'unico vero amore, l'unico uomo a cui ho detto "ti amo". Pensavo che per te fosse lo stesso, invece avere scoperto quello che hai detto a lei mi ha spezzato il cuore. "Io non ho mai voluto tanto bene ad una persona quanto ne voglio a te", questo le hai detto.
Mi hai chiesto scusa, mi hai detto di aver sbagliato, mi hai promesso che non sarebbe più successo, ma non hai saputo rinunciare a lei. Sei ossessionato da lei, lo so. Sapere che continui a vederla ogni giorno mi tormenta. So che sei geloso delle sue amicizie e so che troppe volte ti sei fermato sotto casa sua per vedere se usciva, e con chi. Tutto questo mi addolora in un modo che tu non puoi nemmeno immaginare. Io ti aspetto a casa, immaginando dove sei, piangendo e sperando che tutto questo finisca, che tu possa tornare finalmente da me, libero dalle tue ossessioni. Ogni volta mi dici che sarà l'ultima, ma il giorno successivo la storia si ripete.
Adesso basta. Non voglio più piangere per te, perché non te lo meriti. Ho aspettato, con pazienza, ti ho concesso tanto tempo per risistemare la tua vita e non si è risolto niente.
Io la odio con tutta me stessa, non ho mai odiato così tanto nessuno in vita mia. Avrei dovuto farmi avanti molto tempo fa, essere io a cacciarla via dalla tua vita, dicendole tutto quello che penso di lei. Avrei dovuto rischiare di perderti per sempre, e forse sarei riuscita a salvare qualcosa di noi.
Non l'ho fatto per rispetto di te. Non volevo che si sapesse qualcosa, non volevo metterti in cattiva luce, non volevo mettere a rischio il tuo lavoro con una scenata di gelosia. Probabilmente invece tutti sapevano del tuo rapporto con lei, in fondo la moglie è sempre l'ultima a venire a conoscenza del tradimento. Mi sono fatta tanti scrupoli inutili.


Quello che mi addolora di più è sapere che in tutto questo tempo tu non hai fatto nulla per me. Ti ho chiesto di non vederla più, e tu l'hai tenuta a lavorare con te per averla più vicina. Mi dici che tra di voi non c'è più niente, che è solo una dipendente, che la tratti come tutti gli altri, ma io non ti credo. Non ti credo più da molto tempo. Se davvero tu mi amassi come qualche volta mi dici, avresti assecondato questa mia richiesta, invece non riesci nemmeno a capire quanto mi fa soffrire sapere che ogni giorno passi più tempo con lei che con me.
Per questo motivo ho deciso di andarmene. Voglio raccogliere i cocci della mia vita, lo devo a me stessa. Ho una mia dignità e credo di avere anche il diritto di essere felice, o almeno di provarci.

Ti restituisco la fede nuziale. Quando me l'hai infilata al dito mi hai detto che era il "simbolo del tuo amore e della tua fedeltà". Adesso che dubito del primo e sono certa della mancanza della seconda, non ha senso per me continuare a tenerla. Potrai restituirmela se e quando avrà di nuovo riacquistato il suo significato.

 Sappi comunque che ti amerò per sempre, perché non ho mai amato altri che te".

 



Leonardo aveva letto la lettera tutto d'un fiato. Si sedette sul letto tenendo ancora quel foglio tra le dita. Sentì un brivido gelido corrergli giù per la schiena. La casa era diventata improvvisamente fredda. “Caterina, dove sei?” pensò. Non riusciva ad immaginare la sua vita senza di lei. E se se ne fosse andata per sempre? Il suo sguardo era fisso nel vuoto, la sua testa un turbinio di pensieri. Come aveva potuto essere così stupido? In quel momento realizzò di avere perso la donna più importante della sua vita, l’unica che avesse mai veramente voluto accanto.

Caterina era già a bordo. L'aereo stava decollando e dopo pochi istanti vedeva già i tetti dei palazzi sotto di lei. Sua sorella l'avrebbe aspettata all'aeroporto d'arrivo e l'avrebbe ospitata a casa sua per un po', il tempo necessario a cercare un alloggio e cominciare a riorganizzare la propria vita. Aveva spento il cellulare. Non lo avrebbe riacceso neppure dopo lo sbarco, perché non voleva parlare con nessuno, meno che mai con Leonardo. Non era ancora pronta a risentire la sua voce, a rispondere alle sue domande, ad ascoltare le sue scuse tardive. Aveva sopportato per troppo tempo una situazione che per lei era intollerabile, ma ora finalmente era riuscita a dire “basta!”.

Voleva prendersi un po’ di tempo solo per sé, per riflettere, per decidere che cosa voleva fare del suo futuro.

E se Leonardo l’avesse ancora cercata? Se avesse voluto che tornasse da lui? Se le avesse chiesto di ricominciare? Cosa avrebbe fatto? Guardò l’anulare sinistro e quella striscia di pelle bianca sul dito leggermente abbronzato e realizzò che, nonostante tutto, Leonardo sarebbe rimasto per sempre suo marito, l’unico uomo della sua vita. Aveva bisogno di un po’ di tempo per ritrovare il suo equilibrio, la serenità, ma si rese subito conto che se lui le avesse proposto di trovare un modo per riconciliarsi, lei non si sarebbe tirata indietro.

Guardò fuori dal finestrino. Era una splendida e luminosa giornata di sole e Caterina pensò che l’azzurro così intenso del cielo sarebbe stato di buon auspicio per il nuovo inizio che aveva deciso di dare alla sua vita.

 

 


IVANA CHIECCHIO pubblicato il 12.08.2011 [Testo]


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