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Uno scritto a caso

E CHE CE VO'?
[poesia] Poesia in romanesco
Pierluigi Camilli
04.12.2007

LA STORIA DI MIMOSA

Questo è il racconto che ho scritto per partecipare al concorso PerFiducia, lievemente modificato.

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INTRODUZIONE

MIMOSA HA IL VISO OVALE, LUNGHI CAPELLI CASTANI, LEGGERMENTE MOSSI AI LATI DEL VISO. HA OCCHI GRANDI, CASTANI CON RIFLESSI VERDI E DORATI E UNO SGUARDO SOGNANTE. E' LONGILINEA, FLESSUOSA, SEMPRE IN MOVIMENTO. E' CURIOSA,ESTROVERSA, CHIACCHIERONA. TUTTI AMANO STARE IN SUA COMPAGNIA PERCHE' E' SIMPATICA E SA ESSERE DIVERTENTE, MA E' ANCHE ESTREMAMENTE DOLCE E SENSIBILE E TIENE MOLTO ALL'AMICIZIA.

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LA STORIA

Non riuscivo a capire a che punto fossi. La mia vita e la mia strada mi avevano portato fin là. Ma il bello stava per cominciare.
Sentii crescere l'ansia dentro di me. Quasi mi toglieva il respiro. "No, non può venirmi un attacco di panico proprio adesso", pensai. Provai a spingere il cancello, che si mosse cigolando. Non era chiuso a chiave, ma i cardini erano rigidi e dovetti usare tutte le mie forze per aprirlo quel tanto che mi permise di entrare nel giardino. L'erba alta invadeva il vialetto di accesso. Da molto tempo non entrava nessuno. Chiusi gli occhi e come in un sogno rividi quel luogo esattamente com'era l'ultima volta in cui ero stata lì . Il cancello nero, luccicante al sole, si apriva sul vialetto lastricato di selce che arrivava fino all'elegante dimora vittoriana. I cespugli di rose che la nonna amava tanto erano perfettamente curati. E poi il pesco fiorito, le bougainvillae e in un angolo del prato l'altalena e la casetta di legno in cui avevo trascorso tanti pomeriggi felici.
Era passato così tanto tempo da allora...da quella notte... dalla tragedia che aveva sconvolto la mia vita. Avevo cercato in tutti i modi di dimenticare, ma troppi interrogativi mi assillavano la mente. Volevo sapere cosa fosse successo veramente. Decisi di fare una scommessa con me stessa. Sarei andata fino in fondo,avrei scoperto la verità,ma qualunque fosse stato l'esito delle mie ricerche sarei rimasta la stessa. Tutto sommato ero soddisfatta di me, della mia vita e di quello che ero diventata. Crescere senza genitori non era stato facile. Quella che chiamavo "zia" Dorothy in fondo era solo una lontana cugina di mia madre. Si era presa cura di me, ma mi aveva portata a vivere mille miglia lontano dal luogo in cui ero nata. Le vicende della vita mi avevano resa molto forte, mi avevano insegnato a non arrendermi mai. Ero determinata a scoprire la verità, ero la persona giusta per farlo, ne ero certa!
La suoneria del cellulare mi distolse dai miei pensieri. Risposi con il timore di ricevere una brutta notizia, perchè da un po' di tempo ne arrivavano troppe!. "Grandi novità, Mimosa! Abbiamo un socio finanziatore!". La voce squillante di Perla mi ferì le orecchie. Insieme gestivamo un piccolo negozio di libri e gli affari non stavano andando troppo bene. Ma ora, finalmente, il vento stava cambiando...e a nostro favore!
Perla mi disse che Jason Carter si era offerto di entrare in società con noi. Eravamo amici fin da bambini. In effetti era stato il primo compagno di classe con cui avevo legato dopo il trasferimento a casa di zia Dorothy. Aveva un animo molto sensibile, capiva quando non avevo voglia di parlare o volevo restare sola e rispettava i miei momenti di malinconia. Al tempo stesso sapeva come farmi ridere, ci divertivamo moltissimo insieme e io adoravo passare del tempo con lui. Ero contenta che si unisse a noi. In fondo era da lui intervenire al momento giusto e risolvere le situazioni difficili.
Con l'aiuto di Jason, Perla ed io saremmo riuscite a risollevare le sorti della nostra attività. Fino a pochi istanti prima non ci avrei scommesso un centesimo. Mi era tornata la voglia di fare progetti, avevo tante idee in testa per il nostro negozio e non vedevo l'ora di parlarne a Perla. Lo avrei fatto appena tornata a casa, ma prima mi attendeva un compito importante. Riposi il telefono nella borsa e alzai lo sguardo sulla casa che si trovava di fronte a me.
Avrei avuto bisogno di tutto il mio coraggio per entrare di nuovo là dentro, e forse non mi sarebbe nemmeno bastato. In un turbinio di pensieri rividi come in un flashback cinematografico le immagini di quella notte...poi qualcosa mi sfiorò la spalla facendomi sussultare. "Ti ho spaventata?". Mi voltai e vidi i suoi occhi, azzurri come il cielo che faceva da sfondo al suo viso. Ora avevo tutto il coraggio che mi serviva, ero pronta ad affrontare qualsiasi cosa. "Che cosa ci fai qui?", gli chiesi. "Pensavo che avessi bisogno del mio aiuto.Lo sai che ci sono sempre, per te", mi rispose. Era vero. Alex era sempre stato al mio fianco.Tutte le volte in cui avevo avuto bisogno di aiuto o sostegno, lui era lì , con una parola di conforto, con la soluzione giusta al mio problema o semplicemente con un sorriso ed una mano tesa per risollevarmi.Non potevo desiderare aiutante migliore. "Lo sai che sono venuta qui già la settimana scorsa?", gli dissi. Ero rimasta ferma dall'altro lato della strada per più di un'ora, a fissare il cancello senza trovare il coraggio di entrare. I brutti ricordi e gli incubi che agitavano le mie notti da bambina avevano avuto la meglio su di me, avevano sconfitto la mia determinazione, ma ero decisa a reagire. "Vedrai che oggi sarà tutto diverso", mi rispose. Desideravo con tutta me stessa scoprire cosa fosse successo veramente in quella casa, tanti anni prima. Ero solo una bambina, ma avevo rivissuto quella notte mille volte nei miei incubi. Ero stata svegliata di soprassalto da urla concitate e da passi frettolosi sulle scale, poi tra i bagliori delle fiamme avevo visto il viso di Alex che mi chiamava, mi prendeva per mano e mi trascinava di corsa fino al giardino.
"Ora basta rimuginare sui brutti ricordi" mi dissi. Ero lì per un motivo ben preciso, volevo andare avanti...e per dedicarmi anima e corpo a costruire il mio futuro dovevo prima lasciarmi alle spalle i fantasmi del passato. Guardai Alex e gli dissi di essere pronta. Insieme avanzammo con fatica tra l'erba alta e i cespugli di rovi ed arrivammo proprio davanti al portico annerito dal fumo e dalle fiamme.
Essere riuscita ad arrivare fino lì per me era già un grosso successo. Non era stato un passo facile, ma volevo scoprire cosa avesse provocato l'incendio. Avevo sentito tante storie su quella notte, ma ancora non conoscevo la verità. Volevo sapere chi o che cosa mi avesse portato via la mia famiglia. Mi era rimasto soltanto Alex, che prendendomi per mano mi disse:"Fidati di me. Qualsiasi cosa troveremo là dentro, la affronteremo insieme".
Mi rilassai completamente. Alex era l'unica persona al mondo di cui mi fidavo ciecamente, l'unica che, ne ero certa, non mi avrebbe mai abbandonata o tradita. Era stato sempre così , fin da quando eravamo bambini. Lui mi aveva salvata dall'incendio e si era preso cura di me.
L'incendio...la polizia aveva liquidato il tutto come un incidente...un tizzone saltato via dal camino che aveva appiccato il fuoco al tappeto e poi alle tende. Crescendo non avevo più creduto a questa versione. Avevo messo insieme le tessere del puzzle, i miei ricordi confusi, le sensazioni provate in quel periodo, i racconti di Alex e di zia Dorothy e mi ero convinta che non si fosse trattato di un incidente. Pochi mesi prima...l'infamia...mio padre era stato accusato di aver sottratto una grossa somma di denaro dall'azienda in cui lavorava. Si era sempre proclamato innocente, ma non gli era servito ad evitare il licenziamento, così ci eravamo trasferiti a casa dei nonni, lontano dalle chiacchiere e dagli sguardi curiosi dei nostri vicini. Papà era convinto di essere stato incastrato dal vero colpevole e si era dato da fare per scoprire la verità. Quando finalmente si era detto vicino alla soluzione, ecco l'incendio che lo aveva ucciso, e con lui il resto della mia famiglia. Speravo che le prove della sua innocenza non fossero andate distrutte e magari di trovare anche qualcosa che mi portasse al vero colpevole. Fui assalita dal timore di andare avanti e trovare qualcosa che non mi sarebbe piaciuto. E se avessi scoperto che era davvero colpevole? Scelsi di proseguire. La verità, per quanto spiacevole, sarebbe stata meglio di tutti i dubbi e di tutte le domande che avevano riempito i miei pensieri fino a quel momento.
Alex spostò la tavola di legno che ostruiva la porta d'ingresso ed entrammo. La cenere, la polvere accumulatasi negli anni e le ragnatele coprivano quello che rimaneva dei mobili e degli arredi. Dopo il giro di ricognizione della polizia, a incendio domato, credo che nessuno avesse più messo piede lì dentro. Non sarebbe stato facile trovare qualcosa di utile, ma eravamo ben decisi a provare. Avremmo rovistato la casa da cima a fondo, saremmo riusciti a riabilitare la memoria di nostro padre ed a permettergli finalmente di riposare in pace. Sarebbe stato fiero di noi, e anche la mamma... e poi, libera dalle ombre del passato, avrei pensato al mio futuro. Mi sarei gettata nel lavoro con nuova energia e...si, avrei trovato il coraggio di confessare a Jason i miei sentimenti per lui.
"Se chiedessi a Jason di portarmi fuori a cena, una di queste sere, credi che accetterebbe?", domandai a mio fratello.
"Credo che non stia aspettando altro che un tuo segnale, prima di farsi avanti. E io non potrei lasciarti in mani migliori", mi rispose.

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IVANA CHIECCHIO pubblicato il 29.03.2010 [Testo]


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