Rivisitando Spoon River
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Quanto mi
accingo a raccontare, esattamente così come la ricordo, è una piccola parte
della storia di Samuel.
Sono passati moltissimi anni da allora, ma di lui, del ragazzo Samuel, ho un
ricordo indelebile... Un ragazzo nato con la << mala fortuna >>, come diceva la gente
del paese, perché aveva perduto la mamma ancor prima che potesse comprendere
cosa avesse perso.
La mancanza della figura materna e l'indifferente inerzia del papà, chiuso nel
suo dolore, avevano profondamente segnato l'animo del ragazzo, costringendolo
ad inventarsi, giorno dopo giorno, un'esistenza non proprio esaltante.
In un solo istante al povero Samuel erano venuti a mancare i due punti di
riferimento su cui era iniziata la sua vita, trovandosi improvvisamente a far
fronte ad una situazione di disagio fisico e mentale e dovendo ricorrere, per
le sue più elementari esigenze, a chiunque provasse un po' di pietà.
Crebbe così , in maniera confusa e incerta, e fin dalla sua prima fanciullezza
una innaturale rassegnata mitezza lo distinse dagli altri ragazzi della sua
età.
Era un bel bambino, forte, intelligente, ma molto silenzioso e malgrado non
avesse amici, non si rifiutava mai di dare una mano agli altri. Soltanto una
cosa gli faceva difetto, l'assoluta incapacità di fondersi con ciò che lo
circondava. Preferiva disertare la realtà e le amicizie per vagare in un mondo
ricco di quei sogni e quegli affetti che gli erano stati negati, limitandosi a
chiedere qualcosa da mangiare, quando non riusciva a procurarsene.
Non era un cattivo ragazzo, era soltanto molto timido. La vita lo spaventava in
maniera esagerata, ed egli si rifugiava in quel suo mondo di sogni, rinunciando
così a ciò che gli sarebbe spettato.
Tuttavia, anche coloro che inizialmente avevano avuto a cuore la sua
situazione, pian piano lasciarono che percorresse da solo la sua strada... e un
brutto giorno, la morte del padre lo incalzò ad allontanarsi dal suo paese in
cerca di qualcosa che non trovò mai.
E così attorno a lui il vuoto divenne sempre più ampio.
Per un po' visse come un randagio per le strade, e inevitabilmente cadde in un
giro d'uomini senza scrupoli che si servirono della sua innocenza per i loro
scopi. Fu costretto a mendicare, rubare, subire violenze d'ogni tipo e infine
fu venduto come un piccolo bastardino.
Quando sentì di non poterne più fuggì , nascondendosi a tutti.
Aveva pressappoco dieci anni quando si trovò solo a dover dare un senso alla
propria esistenza, ma non riuscì a farcela con le sue sole forze.
Per un po' scomparve e nessuno seppe che fine avesse fatto, poi, un giorno,
Emily Sparks, una non più giovane maestra elementare, lo trovò quasi agonizzante
in un canale di scarico, era stato picchiato a sangue senz'alcun riguardo per
la sua giovane età.
Lei lo raccolse ricucendone letteralmente i pezzi, lo portò nella sua casa e lo
curò.
Fu davvero provvidenziale il suo intervento, poiché gli salvò la vita. Lo
incoraggiò, lo aiutò esortandolo a non lasciarsi andare, ma lui non era più
capace di stare con gli altri, non sapeva chiedere aiuto, aveva conosciuto
l'odio e imparato a non fidarsi.
Tenacemente lei non si arrese, non lo lasciò mai solo, gli fu accanto giorno e
notte confortandolo, compromettendo perfino il suo lavoro.
L'affetto di quella donna scaldò il cuore di Samuel, ed egli si rese conto che
ora attorno a se c'era qualcosa che somigliava a quel mondo lontano che gli era
rimasto nel cuore, ma aveva paura... e man mano che la malattia si fece più
grave, egli comprese che non ce l'avrebbe fatta.
Non sapeva a cosa appigliarsi, tutta la sua giovane esistenza era racchiusa in
un pugno di nulla.
Il suo cuore e la mente soffrirono più per quelle lacerazioni che per i dolori
del suo corpo martoriato, e ad un certo punto non volle più vivere, mettendo
così in pericolo la sua vita.
Fu salvato ancora una volta, tra le braccia di Emily trascorse lunghissimi
giorni di sofferenze, ma alla fine la sua forte fibra riuscì a sconfiggere il
male e questo accadde proprio quando nell'aria s'iniziava a sentire il tepore
della primavera.
Le prime immagini che lo riaccostarono alla vita furono gli oggetti noti della
stanza, lo specchio, il tavolo, la sedia all'angolo, il lavabo, ma soprattutto
quel vaso sulla mensola di legno posta di fianco la finestra.
Durante i lunghissimi silenzi delle giornate d'inverno, quando la malattia lo
aveva tormentato maggiormente, il suo sguardo si era posato spesso su quella mensola
e quel vasetto da cui si ergevano pochi sterpetti senza vita.
Con l'avanzare della buona stagione le giornate si fecero man mano più lunghe e
luminose, e un giorno, quando l'aria si fece più tiepida, benché su quel vaso
non giungesse nemmeno un raggio di sole, Samuel iniziò a vedere alcune
foglioline spuntare e ricoprire come una peluria di velluto quei tristi
sterpetti.
Da quel giorno egli seguì con trepidazione la lotta che quell'esile piantina
combatteva giorno dopo giorno per sopravvivere, e quando una mattina aprendo
gli occhi vide alcune di quelle foglioline intristire e qualche rametto
accasciarsi ingiallendo, ne provò una tale pena da sentirsene male.
In lui nacque forte il desiderio di fare qualcosa per aiutarla, magari
spostandola dove il sole avrebbe potuto darle vigore, ma le sue forze non gli
permisero di scendere dal letto. Pianse per la sorte avversa che aveva colpito
la sua compagna e fu così grande il dolore per quella perdita che il male
riprese vigore facendolo scivolare in un lungo delirio comatoso.
Trascorsero molti altri giorni e quando ormai anche i medici cominciavano a
perdere la speranza di vederlo guarire, il ragazzo riaprì gli occhi.
La prima cosa che volle fare fu di voltarsi verso la finestra per salutare la
sua compagna, ma purtroppo l'irruenza luminosa del sole lo costrinse a
chiuderli.
In quei pochi istanti mille pensieri affollarono la sua mente moltiplicando
l'ansia, e quando finalmente trovò il coraggio di riaprirli e vide che alcune
coraggiose foglioline erano riuscite ad affacciarsi verso il sole, egli
proruppe in un alto grido di gioia.
Con quel poco di forze che erano tornate si alzò e raggiunse la finestra, versò
nel vaso una piccola quantità d'acqua e poi tornò sfinito nel letto.
Nella solitudine dei pigri giorni della convalescenza, Samuel osservò con
paziente trepidazione la lotta che la piantina sostenne per la conquista della
luce e del sole... e allora anche lui volle vivere.
Da quel momento iniziò a combattere per conquistare la sua parte di sole, e quando
guarì completamente, prima di uscire dalla stanza, si accostò ad accarezzare la
piantina vittoriosa.
Quella piccola pianta gli aveva rivelato, finalmente, il valore della vita, gli
aveva insegnato che anche per lui, sol che lo avesse voluto, fuori, nella
lotta, ci sarebbe stata la luce e una mano amica pronta ad aiutarlo.
Alcuni anni più tardi Samuel lasciò il paese per seguire la sua strada.
In una delle sue tasche aveva la ritrovata fiducia e nell'altra una poesia
dedicatagli da Emily Sparks, la sua seconda mamma;
Ora dove andrai ragazzo mio,
in quale parte del mondo?
Tu, il ragazzo che ho amato più di tutti,
io, la maestra zitella,
tu il vergine di cuore
in cui identificai tutti i figli mai avuti.
Seppi veramente conoscerti ragazzo mio?
Seppi donarti per intero l'anima mia?
Oh ragazzo, ragazzo!
Per te pregai e pregherò
in più di un'ora notturna di veglia.
Ovunque tu sia lavora per il bene
e che tutta l'argilla e la scoria in te
possano cedere al fuoco...
fino a che non sia altro che luce,
altro che luce.
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Legend
pubblicato il 19.03.2007 [Testo]