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Uno scritto a caso

il Cacciatore di Graffiti: Augusto De Luca
[sociologia] “LA GENTE VEDENDO CHE STACCO I GRAFFITI SU CARTA DAI MURI, S’ INCURIOSISCE. I GRAFFITI VANNO VALORIZZATI, E' IMPORTANTE CHE SE NE PARLI, PROVOCARE SERVE A QUESTO”
Augusto De Luca
18.09.2018

Genesi

riveduto e...corrotto

'


- Abel...Aabel...Abeel...dove si sarà cacciato, quando serve riesce sempre a rendersi irreperibile, uffa, farò da sola, ma accidenti come è pesante!

- Mamma, ma che stai facendo? Non puoi spostare quel sacco di mele tutto da sola, dai qua che ti aiuto.

- Grazie, Kain, le mele sono la mia disperazione da sempre...raccoglile, mettile nei sacchi, spostale, portale in cucina, prepara torte e marmellate...mi sembra che siano diventate un'ossessione...almeno mi piacessero e poi, lo sai, non riesco proprio a digerirle...ma tuo padre ha questa fissazione...

- Lo so mamma, ma qui crescono particolarmente bene e papà...

- Papà farebbe bene a stare qui a darmi una mano, invece di essere sempre in giro a cacciare e pescare...fortuna che nella zona di donne ce ne sono proprio pochine, altrimenti potrei pensare...comunque, hai visto tuo fratello?

- No, mamma, immagino sia andato dal padrone, passa molto tempo con lui.

- Già, il Padrone, come mi irrita pensare che un tempo questa era tutta terra nostra e per una sciocchezza di tuo padre...

- Veramente lui dice che la colpa è tua...

- Sì , lo so, mai stato capace di assumersi le sue responsabilità, quello...insomma, mi piacerebbe sapere come mai Abel non torna, è quasi l'ora di cena e in genere è sempre il primo a sedere in tavola...il fatto poi che, invece di lavorare, come facciamo noi tre, lui passi gran parte del suo tempo a casa del padrone a fargli moine e arruffianamenti, mi fa proprio inquietare.

- Non devi pensare così , mamma, Abel è veramente affezionato a quel signore, per questo...

- Per questo porta via da casa tutte le primizie e gliele porta, vero? l'altro giorno anche un agnellino, il primo che riuscivamo a far crescere, che io mi ci ero anche affezionata, e quello sicuramente se l'è mangiato, che se ci penso mi viene da piangere...ah, eccoti, Adam, finalmente, ti sembra l'ora di tornare a casa, questo non è mica un albergo (che poi chissà che cosa è un albergo, ma la frase mi piace e credo che la useranno in molti), possibile che te ne vai in giro tutto il giorno!

- Eve, stai tranquilla, sai che il padrone mi ha affidato un compito...

- Sì , bella roba, dare un nome a tutti gli animali che incontri, mi sembra proprio una scemata.

- Chissà a cosa gli serve?

- Dovrà fare un censimento.

- Un censimento? Che significa?

- Non ne ho la minima idea, ma mi piace creare parole nuove, ho proprio attitudine e poi, chissà perché, 'sta parola "censimento" credo abbia una grande importanza, forse non adesso, ma negli anni a venire...

- Quando si mangia? Ho una fame!

- Ce l'hai fatta a tornare a casa, vero Abel, come mai il tuo "Signore" non ti ha invitato a cena? Potresti anche fermarti a dormire, che ne dici?

- Strano che tu dica questo, mamma, lui ha proprio detto una frase tipo "presto resterai con me per sempre", sai, credo che mi sia molto affezionato, se gioco bene le mie carte magari divento io il padrone di tutto.

- Sarebbe bello se potessimo essere di nuovo noi...

- Ho detto IO, non NOI.

- Cioè?

- Cioè, se per un caso, o magari per la mia intelligenza ed il mio buon carattere lui dovesse nominarmi...che so...erede universale, credo che comunque avrei sempre bisogno di buoni fittavoli e quindi mi vedrei costretto a...

- A farci lavorare come adesso?

- Sì , padre, anzi "papà", chè il signore ha detto che devo chiamare "Padre" soltanto lui, tu capisci, vero?

- Io capisco che sei veramente un mostro e mi piacerebbe tanto darti una bella lezione.

- Stai buono, Kain, con quel caratteraccio finirai per metterti nei guai, tuo fratello scherza.

- No, mamma, non scherza, voi non lo conoscete bene. Lui finge di essere dolce e disponibile, va a raccontare al padrone che voi lo trattate male e che io non lo posso vedere, gli porta tutte le cose migliori che produciamo, ma soltanto per piaggeria, perché ha capito che così si fa la fama di essere il migliore, il più buono e, quindi, si fa amare, mentre io, che lavoro e voi sapete quanto, mi rompo la schiena nei campi, curo le bestie e mi rivolgo a lui soltanto con l'educazione indispensabile, sono malvisto e considerato la "pecora nera" della famiglia. Ehi, mamma, ho inventato una frase anche io, deve essere un fatto genetico...genetico? Boh!

- Adesso basta, a tavola che si fredda tutto.

- Che c'è per dolce?

- Dessert, Abel, dessert, cerca di elevarti. C'è la torta di mele, naturalmente.

- Quanto mi ha stufato! Basta con queste mele, io le odio, sappilo, le odio.

- Zitto Abel, le mele per me hanno un significato particolare, mi ricordano la prima volta in cui tua madre ed io...

- Adam, sei impazzito, cosa vuoi raccontare ai ragazzi?

- Calma, Eve, non sono più tanto ragazzi, è ora che sappiano...

- Api e farfalle, papà? Sappiamo tutto, ma qui intorno con chi...giusto le pecore.

- Stai scherzando, vero Abel? Non posso pensare...

- Certo che scherzo, mamma, ho altre idee.

- Non le voglio conoscere, basta.

- Ma le conosco io, mamma e giuro che, se si accosta ancora a me...

- A te Kain? Che stai dicendo?

- Sciocchezze, sta dicendo sciocchezze e credo proprio che andrò a riferire al padrone quanto è bugiardo e malvagio.

Scese la notte e tutta la famiglia si coricò, ma quanto a dormire...

Kain si rigirava nel letto pensando che non era proprio giusto che lui, che aveva un carattere schietto e determinato fosse considerato il cattivo, il malvagio, mentre Abel, bugiardo, ipocrita e opportunista faceva sempre una bella figura.

Ad Adam la torta di mele aveva risvegliato desideri a lungo sopiti e si girava e rigirava nel letto attendendo con ansia che la sua Eve si decidesse a spogliarsi e coricarsi.

La donna (come quale? ce n'era una soltanto) era ancora fuori e osservava il mondo che si addormentava.

In fondo in fondo all'orizzonte c'era rimasta come una bava di luce e in alto la luna illuminava spietatamente la terra.

Gli alberi, a questa luce, avevano ombre strane, contorte e tra i rami si sentiva ancora il frullio d'ali dei piccoli che stentavano ad addormentarsi.

Sembrava proprio un Paradiso, un Paradiso Terrestre.

Eve avvertì un fruscio nell'erba e, ai piedi del vecchio, rugoso melo, lo vide.

Il nemico atavico, il serpente era lì .

Per uno scherzo di luce sembrava che i neri, freddi occhi dalle pupille triangolari, la guardassero irridendola, come se fosse a conoscenza di un terribile segreto.

"non ti temo- pensò la donna-non ti temo, alla fine vincerò io, ti schiaccerò la testa con il mio piede"

"non ti illudere-dicevano quegli occhi maligni- la storia non è ancora finita"

Eve rientrò in casa proprio in tempo per vedere...

#

- Kain, hai visto Abel? Sono due giorni che non ne so nulla

- Signore, sono forse io il custode di mio fratello?

- Bada a te, Kain, se hai fatto del male a tuo fratello io lo verrò a sapere e la mia punizione sarà terribile.

- Perché...

- Perché so che tu lo odi, Abel me lo ha detto. Povera creatura, viene, anzi veniva sempre a sfogarsi da me. Mi ha raccontato tutto, so quanto la famiglia lo tratti male e lo faccia soffrire e quanto tu lo accusi di cose ingiuste e non vere...comunque, se lo vedi digli...

- Nessuno gli dirà più niente, Signore, Abel ha avuto la punizione che meritava.

- Zitta, mamma, bada a quello che dici...sì , Padrone, io, io ho ucciso mio fratello, ero geloso, ero...

- No, non è vero, tu eri una povera vittima. Abel approfittava di lui, Signore, lo usava come se fosse stato una donna, faceva con lui cose innominabili di cui non conosco il nome e che facevano soffrire il mio Kain e, per non farlo parlare, gli diceva che io sarei morta di dolore, se lo avessi saputo.

- Si chiama "sodomia", Eve, e, finché non sarete un po' più popolosi e magari anche dopo, ne sentirai parlare ancora molte volte, ma tu...

- Due sere fa, rientrando in casa, l'ho visto uscire di nascosto dalla sua stanza ed entrare in quella del fratello. Aveva un'aria così strana che mi sono messa dietro alla porta e, quando ho sentito i gemiti di Kain, ho aperto e visto e...

- E...

- E l'ho ucciso, Signore, con il bastone che Kain usa per andare a pascolare le pecore. Non volevo, in realtà, volevo soltanto che quella cosa orribile finisse. L'ho picchiato sulle testa e lui è caduto giù senza un lamento...il mio bambino...il mio Abel...io, io l'ho ucciso...e, se per una sciocchezza come quella della mela, mi hai cacciato dal giardino che tanto amavo, che farai ora di me, Signore, ora che mi sono macchiata di un peccato così orrendo?

- Nulla, Eve, non farò nulla...ho fatto di te una donna e mi sembra un castigo sufficiente.

'


linda maria messina pubblicato il 04.08.2006 [Testo]


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