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Uno scritto a caso

..Scrivere..
[poesia]
tommaso ciofi
04.06.2007

IL FASCINO del MISTERO

DESIRE'E (prima parte)

Uno dei battenti del portone del Sant’Anna, l’ospedale ginecologico della città, si spinse in avanti e la ragazza ne uscì. Con passo veloce discese i tre gradini e si allontanò dietro l’angolo senza voltarsi nemmeno una volta.
Era molto giovane: quindici o sedici anni, carina, un po’ pallida e una grande borsa in mano.
Una macchina le andò incontro; ne discese una donna.
“Sei già uscita? - la donna le tolse di mano la borsa con gesto premuroso – Arrivare prima è stato impossibile… Ma perché non hai aspettato in sala d’attesa?”
“Non volevo restare un istante di più in quel luogo.”
La ragazza prese posto sul sedile con gesto stanco, poi si lasciò andare sul poggiatesta; l’espressione del volto era un po’ triste.
“Sei pentita?” fece l’altra.
“Pentita?... No!” rispose la ragazza.
“Credevo lo volessi, questo bambino, Luisella. Non ti capisco.”
“Non c’è nulla da capire!”
Luisella sistemò con cura quasi meticolosa le cose che le erano servite in clinica; il lembo di una camicia si ostinava ad uscire fuori e lei lo sistemò quasi con stizza. Era visibilmente nervosa.
“Ormai… aspettavamo tutti Ornella.” riprese l’altra.
“Ornella non arriverà mai. Non nascerà più. Non voglio un figlio senza padre. Non più!”
“Ma…”
“… e non voglio neanche più parlarne.”
Il tono non ammetteva repliche e l’altra tacque.

Estate di dieci anni dopo.
Il parco del Valentino era verde e rigoglioso in quella stagione e un’arietta piacevolissima sfiorava il volto della giovane donna. Molti bambini, in bicicletta o dietro palloncini e più in là, ragazzi che giocavano a pallone: le loro grida erano piene di vita. Melodie mozartiane provenivano da altoparlanti collocati sui rami più alti di pini ed abeti collegati ad un apparecchio radio-trasmittente in sintonia con lo zampillio della fontana luminosa. Il carretto del gelataio quasi la sfiorò.
Luisella si fermò, guardò l’uomo col camicione bianco, poi ordinò:
“Crema e cioccolato”
L’uomo del carretto riempì un cono, glielo porse e ritirò del denaro. Era un bel cono, invitante e colorato e Luisella fece l’atto di portarlo alle labbra, ma due occhini azzurri, sgranati sul suo gelato, la sorpresero.
“Ehi, piccola. – disse – Vuoi un gelato?”
La bambina non rispose, ma fece un cenno affermativo col capo e Luisella richiamò il gelataio.
Era una gran bella bambina davvero. Occhi pungenti e nerissimi, nasino all’insù, espressione birichina e capelli alzati sulla sommità del capo in un nodo spiritoso; il sorriso era irresistibile.
“Come ti chiami?” domandò la donna.
“Desirée. Mi chiamo Desirée.”
“Crema e cioccolato anche per Desirée, capo. – un sorriso stese le labbra della giovane – Per la nostra piccola Desirée.”
La piccola ebbe il suo gelato.
“Grazie.” disse, sollevando lo sguardo in quello di Luisella che si sentì immediatamente presa da uno strano turbamento: conosceva quello sguardo, conosceva quel volto, quei capelli e perfino quella voce.
Sentiva qualcosa come un lieve malessere fisico; al contrario, lo spirito pareva trarne un impensato e inspiegabile piacere, come se la piccola sconosciuta fosse in realtà una persona cara che rivedeva dopo lungo, lunghissimo tempo.
“Ti piacciono i bambini?” la sorprese la piccola.
“Certo. Mi piacciono molto.”
“Allora mi racconti una favola?”
“Ok! – sorrise la giovane – Sediamoci su quella panchina.”
“No.No! Sediamoci sul prato. Mi piace camminare sull’erba.” Spiegò la piccola mentre leccava golosa il suo gelato.
“Ma guarda – tornò a sorridere Luisella – Anche a me piace camminare sull’erba.”
“Lo so! Ma ora, me la racconti questa favola?”
Sedettero per terra e la piccola appoggiò i gomiti sulle ginocchia della giovane che cominciò:
 

(continua)

 


Maria Pace pubblicato il 30.05.2012 [Testo]


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