La Prof. di Lettere era una bella donna, strano in un istituto tecnico che produceva periti industriali. Mi pentii di essermi piazzato all'ultimo banco, e di poter solo intuire il colore del triangolino che metteva d'accordo due cosce il cui ultimo compito era quello di sorreggere lo splendido busto che stava sotto a quella cascata di capelli, spettinati in lunghi boccoli corvini, che incorniciava un viso delicato e diafano, attorno a due occhi così neri da sembrare infuocati di luce, ma ormai spostarsi avrebbe indicato la mia mancanza di carattere, e io non volli che lei lo scoprisse. Così acuii la mia attenzione di fantasie immaginative che la rotolarono sulla cattedra, di fronte allo stupore di una classe di lobotomizzati, ellettroshockati dalla mia intrapprendenza.
Lei a un certo punto si scostò da me, alzandosi sulle tibie dritte e lunghe da gazzella, e parve stesse per dire una cosa più importante di ciò che stavamo sporcacciando insieme.
Io mi rivestii velocemente, pronto a compiacerla.
-Oggi, per conoscervi meglio, ragazzi, vi darò un tema-
Un'onda che non era una ola si diffuse tra i banchi, squallidi come le aspettative della tribù di ripetenti che li riempiva.
-Allora scrivete: "Scripta manent, verba volant"-
Svariate coppie d'occhi si rilassarono in un battito di ciglia unisonico, e lo stesso pensiero percorse menti aride, succubi di turpi voglie trafelate, perché a nessuno di noi piaceva scrivere, e l'idea di poter volare a parole ci parve ottima.
Il compito in classe si risolse in un diffuso chiacchiericcio che non consumava inchiostro, solo io scrivevo, con la fantasia, lettere appassionate alla Prof. scosciata. Le vergavo vocali che eccedevano le cinque conosciute, mentre lei sosteneva, da lontano e indicandoci la traccia maestra, che lo scritto è superiore alla parola detta. La copula potenziale era, in questo modo, ostacolata dalla sua testardaggine, così mi decisi a prendere la penna e cominciai a scrivere, questa volta sul foglio.
Tema
Scripta manent, verba volant.
Svolgimento
Quando si legge uno scritto non si guarda negli occhi l'autore. Non si sa chi egli sia, né se ha raccontato palle. Bisogna fidarsi di ciò che afferma e giura. Solo l'intelligenza aiuterà a discernere qualche briciola di qualità.
Diversamente, quando qualcuno ti parla lo fa attraverso il timbro dell'anima, e sarà un'armonia che s'innalzerà al cielo o s'abbasserà agli inferi. Per questa ragione la distanza che separa la memoria dalla carta è tanta, e sulla carta troppo spesso la parola è stata storpiata da colui o coloro che hanno tradotto la parola detta in scrittura rigida e vanesia. Nessun Profeta ha lasciato scritti, nessun santo è santo per aver letto. Nessuna persona di conoscenza si fida di qualcun altro diverso dalla propria visione interiore. Nessun artista copia da altri artisti, né si fa ispirare dagli inferiori e nemmeno da quelli che avanzano sicuri.
Per questo sarebbe meglio dire: Scripta volant, Verba manent.
----------------------------------------
Contando che lo scritto l'avrebbe convinta consegnai speranzoso il foglio, ma sarebbe stato meglio se avessi avuto il coraggio di parlarle, guardandola dritta negli occhi.
Massimo Vaj
pubblicato il 02.06.2009 [Testo]