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Uno scritto a caso

Una bambola per mia zia
[scritto]
annibale bertollo
21.10.2011

Universi Paralleli.htm

' UNIVERSI

PARALLELI

 

r MAURO MOLINI




PREFAZIONE

 

Chissà quante volte, lungo il nostro percorso terreno, ci saremo chiesti: - Come sarebbe stata la mia vita se...? -

Ogni bivio che la routine quotidiana ci propone, infatti, ci costringe a scelte e rinunce. Magari lì per lì sembreranno banali, ma spesso, con il senno di poi, si riveleranno invece determinanti.

Io stesso, in non poche occasioni, mi sono lambiccato il cervello per immaginarmi le trasformazioni impresse alla mia esistenza nel mi fossi sposato anziché inseguire il miraggio dell'avventura, oppure come avrei trascorso le mie giornate a tergo della linda scrivania della banca dove ero stato selezionato per l'assunzione parecchi anni or sono.

In bene od in male, questo non si può saperlo, la mia vita sarebbe stata diversa.

Magari adesso sarei padre di un paio di scatenati marmocchi, oppure un anonimo funzionario dell'istituto di credito più importante della città, alle prese ogni mattina con l'imbarazzo di dover scegliere la cravatta da indossare per non sfigurare agli occhi del direttore.

Insomma, è fin troppo evidente: la vita ci impone delle scelte, univoche ed irreversibili. Ci costringe a delle rinunce e, immancabilmente, ci lascia dei rimpianti.

Una volta svoltato l'angolo, non potremo più vedere cosa sta accadendovi dietro.

Il tempo trascorso non tornerà più. E' quindi assurdo recriminarsi per delle azioni del passato che hanno determinato spiacevoli conseguenze nel nostro presente: quel che è fatto è fatto.

O, perlomeno, questo ci suggerirebbero il raziocinio, frutto della nostra esperienza millenaria nonché delle leggi della tradizionale fisica spazio temporale newtoniana, e l'istinto. Oppure, se vogliamo addentrarci nel trascendentale, così ha voluto l'imperscrutabile disegno divino.

Ma se così non fosse?

Nuove teorie della meccanica quantistica, infatti, sostengono il contrario.

Einstein fu il primo a farci dubitare che, in effetti, il disegno divino divergesse da quello fino allora illustrato dagli eminenti scienziati illuministi che, a loro volta, ci avevano fatto ricredere sugli assiomi canonici del modello universale tolemaico, dettato da arcaiche e bigotte interpretazioni bibliche.

Ma, come dovremmo sapere, il progresso non si è certo arrestato alla morte dell'illustre scienziato ebreo.

Sulla spinta delle sue scoperte infatti, schiere di eccellenti cervelloni continuano anche in questo momento a scrutare l'universo in cerca di verità alternative, capaci di colmare alcune lacune latenti nei modelli quantistici ereditati dal genio scapigliato.

Ogni scoperta rivoluzionaria, da che mondo è mondo, risulta gravosa da digerire: il confine fra realtà e fantascienza diviene sempre più labile.

Eppure, solo una ventina d'anni fa, chi avrebbe immaginato che uno squillo di telefono ci avesse potuto infastidire mentre stavamo beatamente sciando in alta montagna? Oppure che avremmo potuto seguire un incontro di calcio sotto l'ombrellone attraverso il minuscolo schermo del telefonino; e, ancora, che una voce amica ci avrebbe pazientemente indicato la strada da seguire per raggiungere agevolmente l'albergo prenotato ad Oslo?

La prima volta che intesi parlare della teoria dei "multiversi", o degli "universi paralleli" che dir si voglia, restai letteralmente sconcertato.

La millantata possibilità di vivere più esistenze contemporaneamente, di assumere tutte le scelte alternative e di provare ogni sorta di esperienza, sottraendosi così all'univocità delle decisioni ed eludendo la prigione del tempo, mi illuminò di speranza. Un candido paracadute si spalancò sopra la mia testa.

In questa maniera, perlomeno in linea teorica, nessuno di noi non commetterebbe più errori. Certo, perché in una o l'altra di queste "dimensioni parallele", per forza di cose, deve aver intrapreso anche la strada giusta.

Se, in questo universo, il pareggio della Roma che avevo indicato nella schedina mi ha fatto rinunciare al sospirato "tredici" al totocalcio, in una dimensione parallela, sicuramente, o la Roma ha pareggiato, oppure io ne avevo pronosticato la vittoria. Quindi, proprio in questo momento, da qualche parte mi troverò alla Sisal a ritirare il mio monte premi record, che mi starà sconvolgendo, ancora una volta, il modo di vivere, speriamo in positivo.

Beh, probabilmente non sapremo mai se le cose stanno davvero così . Certamente, almeno nell'ambito delle nostre aspettative di durata della vita, nessuno scienziato riuscirà mai a dimostrare inconfutabilmente questa strampalata quanto affascinante teoria.

Ma, in fondo, che importanza può avere questo? La speranza, come ben sappiamo, è spesso meglio della certezza: è un'emozione più pura ed intensa, sfuggente ed irregolare.

Almeno nella nostra fantasia siamo liberi di credere a questa eventualità e goderne i vantaggi.

Scorrendo questi racconti, non risulterà facile stabilire se le esperienze vissute dal protagonista siano reali o immaginarie. Ma, in effetti, come dicevo, questo non ha alcuna importanza.

L'unica cosa che conta, ancora una volta, sarà esclusivamente la nostra apertura mentale, la capacità intrinseca di osteggiare la banalità della logica razionale riscontrabile negli eventi di ogni giorno.

 

 

 

 

L'autore


PROLOGO

 

 

No, non poteva essere vero. Era solo un brutto sogno: di lì a poco, Andrea si sarebbe beatamente risvegliato, assodando che l'incubo era terminato.

Figuriamoci se la sua amata Debby, dopo quasi otto anni d'amore incondizionato, al di sopra di ogni ipocrisia, inossidabile ed a prova di qualsiasi bomba, l'avrebbe così banalmente tradito... E poi, perché? Oltre tutto, proprio con quel cretino, facendosi anche scoprire...

No! Certo che no! Non era possibile. Nessuna mente umana avrebbe potuto concepire tale assurdità.

Di lì a poco, la mamma, amorevolmente come ai tempi della scuola, sarebbe venuta a svegliarlo per servirgli la colazione. Andrea ne era certo.

Quindi, perché mai disperarsi per delle immagini virtuali di un tradimento ripreso in diretta dal finestrino della sua berlina nuova?

Da quando i sogni, per quanto reali ed intensi, avevano il potere di opprimere una persona razionale ed intelligente come lui?

No, non era proprio il caso.

Ma le ore passavano. Fra il letto ed il divano; al tavolino del bar "Alice" con i soliti amici. Poi le serate rinchiuso nel tinello in compagnia dell'ottuagenario nonno, ma... niente: nessuno lo veniva ancora a svegliare. L'incubo continuava impunemente ad imperversare.

Quelle immagini erano sempre lì : chiare e nitide come il sole. Nessuna nuvola veniva ad offuscarle; il vento non le spazzava via, così come la pioggia non le sapeva lavare.

No, non era un sogno. Questa volta, purtroppo, si trattava della triste realtà; l'unica conosciuta e immediatamente riscontrabile attraverso i sensi.

Solo il suo cuore non sembrava volersi rassegnare alla congiuntura gettando la pesante spugna dell'annunciata sconfitta.

Tutto, ma proprio tutto, comprese le apparenze, era schierato contro di lui.

Nonostante la solidarietà dei parenti, mendicata anche presso la famiglia di lei, sinceramente desolata, l'evidenza delle circostanze era troppo macroscopica perfino per un inguaribile ottimista sognatore come lui. Questa volta, la sua proverbiale fortuna sembrava proprio averlo ripudiato.

Povero Andrea. Senza veri amici, a corto di speranze, carente di ideali ed ancor più di ragazze che gli offrissero almeno un po' d'affetto disinteressato. Pronto ad aggrapparsi a qualsiasi salvagente pur di non essere inghiottito dagli orrendi vortici dell'oceano della solitudine, che, in quei giorni, lo stavano sommergendo sempre più affogandolo lentamente. Mai prima d'allora il suo cuore aveva saggiato tanto sconforto.

Certo che la scoperta del tradimento, in quella notte di luglio, con quella bella luna piena e l'aria tiepida, era stata davvero inconcepibile e rivoltante, tanto da indurre il suo stomaco a protestare vivamente per quanto il nervo ottico gli stava trasmettendo. Ma, quel che peggio, proprio come molte botte che aveva patito da bambino, magari cadendo dalla sua mitica Saltafoss, a freddo sarebbero state ancor più dolorose.

Il dolore dell'anima, da intenso e lacerante come una scossa elettrica, comunque circoscritta a pochi attimi di strazio, diventava sempre più ossessivo e angoscioso, inseparabile compagno di ogni istante di vita o, meglio, di quel poco che ne poteva restare.

Niente e nessuno, purtroppo, era riuscito ad alleviarlo, anche solo facendogli trovare conforto in qualche possibile distrazione.

Ci avevano provato, con insolito tatto, i suoi parenti, mai tanto premurosi prima d'allora.

L'amato nonno, forse ancora più dispiaciuto ed incredulo di lui, gli ricordava, dall'alto della sua cultura da scuole "alimentari", rinvigorita da enciclopedie di buon senso e dalla fervida saggezza popolare, che "gh' n'è d'vacc... ma cume i donn..." che, traducendo dal dialetto ossolano, significa che ci sono tante vacche... ma mai quanto le donne.

La zia prediletta, infine, cercava di rianimarlo con il suo celestiale ragù romagnolo.

Nonostante le apparenze, dopo l'irrisione iniziale, anche i pochi pseudo amici, avevano cercato di rincuorarlo. Addirittura il fratello, con il quale non aveva mai avuto un rapporto particolarmente idilliaco, aveva dato il suo meglio per fargli coraggio, forse proprio perché era inevitabile non palpare il malessere del povero innamorato senza provarne almeno commiserazione.

Eppure... niente. Quindici giorni ad Alassio, tante nuove conoscenze, qualche simpatico flirt... Ancora nulla. Poi dello squallido sesso con l'amica di lei, che forse sapeva più di quello che voleva far credere e teneva il piede in due scarpe.

Non c'erano proprio più speranze.

Da una cassetta audio, regalo di una nuova amica lombarda, ben presto logorata dagli eccessivi passaggi, il grande Raf sosteneva che "siamo soli nell'immenso vuoto che c'è...". E aveva ragione. Accidenti se aveva ragione: puro vangelo.

Ma, allora, come uscirne? Come liberarsi dalla galera dei rimpianti.

A soli ventisei anni, la vita non poteva certo essere finita... Forse, ne era solo terminato un importante ciclo, durato già troppo a lungo. Un'era avrebbe dovuto lasciare spazio alla successiva. Doveva essere così per forza di cose. E' il naturale corso del creato: bisogna accettarlo e farsene una ragione.

Era stato così anche qualche anno prima, allorquando, invece della cartella con i libri di scuola, si era portato sul treno lo zaino militare.

Solo la tristezza, l'angosciante sensazione di vuoto, l'idea fissa ed ossessiva dell'abbandono, lo accompagnavano sempre. Al mare o in montagna; al lavoro, come nelle serate di sesso nel vicino Canton Ticino.

- Sempre, e così sia. xe2x80x93 Gli ricordava il titolo di uno dei suoi libri preferiti.

Come fare? xe2x80x93 Vita: dove si trovano le istruzioni per l'uso? - si chiedeva disperatamente Andrea. Chi le possedeva? Possibile che la risposta fosse sempre la solita: lei. L'amata-odiata causa di tutti i suoi problemi; anzi, dell'unico vero dilemma del momento, era anche l'unica creatura potenzialmente in grado di risolvere la situazione.

Ed allora, aggravando una circostanza già di per sé disastrosa, cosa faceva il disperato ragazzo? Si ostinava a cercarla, proprio come un povero cane scaricato sull'autostrada aspetta invano il ritorno dello spregevole essere che lo ha impietosamente abbandonato.

La situazione andava peggiorando di giorno in giorno. Il cibo si faceva sempre più indigesto, mentre le speranze di un impossibile ritorno dell'amata stronza si facevano flebili come la sua sempre più sospirata disponibilità al dialogo.

E pensare che tutto, in altre circostanze, si sarebbe potuto ripianare. Forse, semplicemente affrontando la spiacevole circostanza in maniera più fredda e razionale, con distacco ed obiettività.

Infatti, per dirla tutta, le colpe del tragico epilogo di quella storia, dapprima incredibilmente fantastica e fuori dai soliti schemi, erano probabilmente imputabili più al povero Andrea che alla esuberante Debby, narcisista ed esibizionista, oltre che accecata dal potere o, meglio, dalla sua illusoria parvenza. In poche parole: tipica donna in carriera.

Era davvero carina in quel frangente. Proprio quando lui, al contrario, nonostante alcuni scorci di brillante millantata allegria capace di accattivarsi le simpatie del gentil sesso, si stava serrando sempre più nel suo guscio, non facendo altro che invecchiare precocemente, alla stregua di un novello Giacomo Leopardi.

Come se non bastasse, anche le sue facoltà psichiche, normalmente all'altezza della situazione, risentivano oltremodo di quella trascinata ed inconcludente vicenda, ormai ossessiva e paranoica, che l'aveva privato anche della concentrazione indispensabile per meditare.

Un'unica laconica speranza si affacciava timidamente all'orizzonte: gli Stati Uniti d'America.

Il sogno della sua vita ormai passata. Il suo tarlo di sempre, che l'aveva spinto, in diverse occasioni, a procurarsi cataloghi e carte geografiche presso le agenzie di viaggio della sua cittadina.

Il suo amatissimo cugino, pilota militare, in quei mesi era proprio là, immerso nel sogno americano, e si era offerto di ospitarlo. L'occasione era irripetibile.

Andrea lo aveva immediatamente intuito: non avrebbe potuto mancare la presa di quell'ultimo salvagente, era l'unica speranza rimastagli. Costi quel che costi.

Fu così che, un bel giorno d'autunno, dopo aver passato settimane senza potersi assopire serenamente la notte, fra mille dubbi e paure, si imbarcò sul volo TWA 843 Q per Las Vegas via New York.

Erano le ore 11 del 30.10.1992. Una data che, di lì a poco, sarebbe rimasta per anni stampigliata a fuoco nella sua memoria. Alle 22,59 ora locale dello stesso giorno, sarebbe giunto alla meta, il Las Vegas Hilton Hotel.

Aveva con sé una sola borsa valigia, con pochi oggetti essenziali. Pesava assai meno dei suoi ricordi e delle sue angosce, ma sempre più dei suoi pochi dollari e delle speranze perdute.

L'avventura americana aveva avuto ufficialmente inizio.



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PARTE PRIMA

 

"AMERICA"



1 - TWA

 

 

A bordo del Boeing 747 per New York si stava proiettando uno dei soliti film di intrattenimento in cassetta.

Andrea era stanco e perseguitato dalla voglia di sgranchirsi le gambe. Inoltre l'ansia di volare, associata all'inseparabile dispiacere per il recente abbandono, lo rendeva tragicamente triste e solo, più che mai vulnerabile alle avversità della vita.

Non essendo abituato a viaggiare così a lungo, soprattutto in aereo, le sue apprensioni non avrebbero lasciato spazio alla noia.

Da tempo memore non stava aspettando altro che l'occasione di vivere l'America. Fin da bambino, quella simbolica sequenza di stelle e strisce rapiva i suoi pensieri e stregava i suoi occhi. Aveva letto decine di libri americani e rivisto decine di volte i films cult provenienti dalla magica Hollywood.

Nella sua discoteca comparivano solo vinili anglofili e nei suoi sogni lui era sempre il capitano John Falcon, degli U.S. Marines, in lotta contro tutti i cattivi del mondo.

Quella passione per gli Yankees pareva inspiegabile. Infatti, i suoi genitori, oltre non avere mai varcato i confini della madre patria se non per recarsi oltre la vicina frontiera con la Svizzera per rifornirsi di benzina, non conoscevano nemmeno il nome della capitale statunitense.

Forse, Andrea doveva quell'ancestrale predilezione ai fumetti di Tex Willer ed ai films western di John Wayne che seguiva religiosamente fin dalla tenera età, quando il cinescopio, grazie a Dio, era ancora in bianco e nero.

Comunque fosse, in quel particolare frangente ben più che critico, la profonda depressione, provocata dalla traumatica fine della sua prima grande storia d'amore, offuscava perfino l'esaltazione del viaggio nei mitici States che lo stavano impazientemente aspettando a Las Vegas.

Quasi otto anni di tenere effusioni e languide promesse erano stati profanati da un'amara scoperta, epilogo di una tacita prolungata agonia della storia, rosicata dall'inesorabile trascorrere del tempo, dall'incalzare della vita e dal sopravvento della monotona routine.

Come nel caso dell'impero Romano, la favola dei due ragazzini innamorati che giorno dopo giorno avevano conquistato il loro mondo ritagliandosene una porzione sacra ed inviolabile, partorita fra i banchi scolastici e resistita a mille tribolazioni, aveva seguito inesorabilmente il naturale declino di ogni passione. La storia, dopo essere uscita indenne da indicibili avversità familiari, da lunghi periodi di lontananza forzata dovuti al servizio militare di Andrea e poi alla nuova professione di lei, era precipitata esclusivamente ad opera della propria erosione interna, esasperata dalla degenerazione del vizio. L'immancabile noia della vita di coppia, alimentata dall'alternarsi delle stagioni e dalle diverse direzioni seguite ad ogni cruciale bivio esistenziale, aveva completato l'opera.

Poi, quella tragica sera di luglio, l'epilogo; il taglio netto, la fine ufficiale della storia. Formalmente, tutte le colpe erano attribuite a lei: aveva impietosamente tradito, rivelando la sua latente indole di donna materialista e calcolatrice. Spregevoli peculiarità causate anche, se non soprattutto, delle insane nuove perversioni sessuali di lui, aberrate da una insana passione per dozzinali film pornografici e da esilaranti racconti scaturiti dalla scarna fantasia di amici invidiosi ed inconcludenti.

Tutti questi fattori, abbinati al ricordo non ancora del tutto archiviato di non meglio identificate malattie psico somatiche all'apparato digerente, affievolivano l'intensità della libidine di venti giorni da trascorrere immersi nel sogno americano con il migliore amico di sempre, l'unico del quale potersi fidare senza riserve. I problemi pratici, come quello della lingua ad esempio, si presentavano solamente di rimbalzo e non erano tanto importanti da intaccare la sostanza; così come non lo era il mal d'aria, prevenuto con una infallibile pastiglia di Valpinax, assunta poche ore prima durante il lungo ceck-in a Malpensa.

Andrea, nutriva la sensazione, anzi la consapevolezza, che da quel viaggio, equiparabile a quello di Ulisse, sarebbe tornato un uomo diverso, maturo e motivato, finalmente capace di scrutare il mondo con occhi nuovi; sicuri, fiduciosi e determinati.

Allo stato attuale delle cose, certamente, non era così facile coltivare quelle speranze... tutt'altro. La sua radicata insicurezza di base lo testimoniava apertamente.

Solamente nuvole all'orizzonte, temporali sopra la testa e, come unica certezza, la consapevolezza di un lavoro monotono e stressante che lo incatenava entro un raggio di pochi chilometri, circoscrivendolo nella stessa periferia cittadina che l'aveva visto crescere tormentato dall'incubo dell'emarginazione, immerso nella paura che il mondo fuggisse senza di lui e che la vita lo dimenticasse sbadatamente.

In quel tragico frangente, niente e nessuno gli stava garantendo, o almeno annunciando, la flebile speranza di una possibile rivincita.

Il raggiungimento della laurea era ancora stentatamente lontano ed ormai poco importante; nessuna ragazza si era candidata per rimpiazzare quella appena persa, a suo parere insostituibile.

Neppure una buona amica con la quale scaricare le pulsioni sessuali... Insomma: il nulla, o poco più.

Scorrendo le familiari immagini di un invidiato Tom Cruise nei panni del fascinoso Top Gun, il nostro ragazzo stava realizzando che, nonostante il tanto sospirato sogno americano si stesse materializzando, quello non era certo uno dei suoi periodi più fortunati.

Eppure, lui non lo sapeva ancora, ma l'America lo stava aspettando a braccia aperte.

Il volo sembrava interminabile. Amplificava, anzi esasperava, l'opprimente sensazione di solitudine che da troppo tempo pervadeva il povero ragazzo, assorbendone l'entusiasmo come una sanguisuga.

Spesso si comportava, nella sua intimità mentale, come se la sua lei, ahimè ex lei, fosse stata lì al suo fianco a condividere anche quell'esperienza come tante altre volte.

Seppure avesse progettato dall'origine quel leggendario viaggio in compagnia dell'adorato cugino, in quel momento avvertiva prepotente la necessità di condividere anche quelle emozioni con la sua compagna abituale, dalla quale, questa volta, non si stava distaccando solo per un breve periodo, bensì , suo malgrado, per l'eternità che già scorgeva buia ed incolmabile, proprio come il vuoto dentro di lui.

Il film terminò lasciando spazio a delle brevi comiche dell'allora misconosciuto Mr. Bean che, in quella circostanza, non riuscì a migliorargli l'umore. Il suo stato d'animo era quasi quello del condannato a morte.

Il Boeing della compagnia statunitense TWA era già territorio americano. Appena dopo il decollo, infatti, più nessuno parlava italiano a cominciare dalle sgarbate hostess, le quali, anche a bellezza, sfatavano ogni luogo comune.

Un'anziana donna italo-americana seduta al suo fianco, l'aveva cortesemente aiutato nella scelta dei diversi spuntini offerti durante la traversata dell'Atlantico, traducendogli termini incomprensibili mai incontrati durante il suo corso super accelerato di inglese.

Forse più per alleviare la solitudine che per spontanea propensione, Andrea intraprese educatamente la conversazione con quella donna, chiedendole anche, sempre per ingannare un'attesa lunga quanto l'Oceano Atlantico, di poter sfogliare la rivista italiana che le aveva appena visto riporre nella rete porta oggetti del sedile.

La donna, naturalmente, acconsentì senza indugi.

Si trattava di "Focus", mensile di divulgazione scientifica assai diffuso, abitualmente acquistato anche dal ragazzo, che lo considerava fra i suoi preferiti, naturalmente in coda a Tex e Topolino.

Nonostante, come già ribadito, i suoi pensieri vagassero in tutt'altre direzioni, un originale servizio riuscì a catturare la sua attenzione, distogliendola temporaneamente dal solito cruccio che da oltre due mesi non gli concedeva tregua.

- Fino ad un centinaio d'anni fa, tutti i fisici più in vista ritenevano che le energie impercettibili come l'elettricità e la luce, si propagassero sotto forma di onde. Infatti, ancora oggi, restano in auge i termini di onde radio ed onde luminose.

Fu Max Plance a dimostrare che la luce non è costituita da onde continue, bensì da entità singolari, chiamate "quanta". xe2x80x93 iniziò avidamente a scoprire.

- Einstein, pochi anni dopo, dimostrò che anche la luce, come tutte le altre forme di energia conosciute, è composta da minuscole particelle, denominate "fotoni". In effetti, già il filosofo greco Democrito, parecchi millenni prima, aveva supposto che tutta la materia fosse composta da atomi.

Questi atomi, a loro volta, sono formati da un nucleo più pesante intorno al quale ruotano delle altre particelle definite elettroni. Queste quantità infinitesimali, più tardi, sono state definite "quanti"; di conseguenza, la fisica che le studia è stata denominata "meccanica quantistica". xe2x80x93

A questo punto il ragazzo, posato il giornale sulle ginocchia ed inforcata per l'ennesima volta la cuffia che diffondeva la musica dei Guns 'n Roses, rimase alcuni istanti assorto nella riflessione. Ponderò le nozioni appena apprese cercando di addentrarsi il più profondamente possibile nell'argomentazione. Poi riprese lentamente la lettura, sempre più rapito dall'interesse.

- E' ormai assodato, che ognuna delle principali innovazioni tecnologiche del secolo appena trascorso è basata sulla meccanica quantistica. Ma non è tutto... - replicò con tono misterioso l'autore dell'articolo, rendendone ancora più accattivante l'esposizione scientifica.

- Secondo nuove scuole di pensiero della moderna astrofisica, partorite dalla mente del solito Einstein nell'ambito della sua rivoluzionaria meccanica quantistica poi sviluppate ed approfondite da Everett nel 1957, potrebbero impercettibilmente esistere infiniti universi paralleli sia simili al nostro che completamente differenti, dove noi stessi vivremmo inesauribili varianti alla nostra vita.

E' la cosiddetta teoria "multiversale" della meccanica quantistica, spesso più o meno parcamente osteggiata dagli scienziati che la ritengono inattendibile. Ma, del resto, nel medio evo, alla teoria copernicana toccò la stessa sorte così come ad innumerevoli altre verità scientifiche. E' sempre difficile credere a ciò che non si è in grado di comprendere.

L'universo, che si è stabilito dovrebbe avere un raggio di circa 14 miliardi di anni luce, sarebbe raffigurabile come un'infinita superficie piana, al centro della quale siamo posti noi. Questo spazio piatto si starebbe allargando sempre più come i cerchi generati da un sasso gettato in uno stagno; dal Big Bang in poi avrebbe continuato ad espandersi inarrestabilmente, alla velocità della luce.

Essendo trascorsi, si calcola, grossomodo 14 miliardi di anni dal Big Bang ad oggi, questa è appunto la dimensione attuale del raggio dell'universo. xe2x80x93 sciorinava il colto articolista.

- In altri universi paralleli, regolati da leggi fisiche completamente diverse da quelle a noi note, Maradona potrebbe essere un laido politicante arricchito, xe2x80x93 esemplificava il giornale xe2x80x93 mentre San Francesco sarebbe passato alla storia come un grande genio della finanza oppure un dispotico condottiero medioevale.

Esisterebbero universi dove gli Stati Uniti sono ancora una colonia inglese, altri dove i conquistadores spagnoli sono stati rigettati in mare dagli Aztechi; altri ancora nei quali Napoleone ha vinto la battaglia di Waterloo, trasfigurando radicalmente il futuro dell'Europa e la storia contemporanea...

In sostanza xe2x80x93 sosteneva il relatore xe2x80x93 noi staremmo vivendo, almeno consapevolmente, solamente una delle nostre infinite possibili vite. Ogni volta che assumiamo una decisione, in uno degli universi paralleli, prenderemmo quella opposta, vivendo quindi anche la seconda alternativa.

Anche il concetto di tempo, a questo punto, dovrebbe essere completamente ridimensionato. Non andrebbe considerato come lo scorrere unidirezionale e costante di eventi concatenati, bensì il continuo alternarsi di tutte le vicende possibili da una dimensione all'altra.

Il nostro destino non sarebbe unico e prestabilito ma, al contrario, variabile e polimorfico, in continua evoluzione. -

Il ragazzo, inconsciamente, cominciò ad immaginarsi la sua vita ridisegnata in funzione delle diverse decisioni esistenziali assunte fino a quel momento.

Era rimasto molto affascinato ed impressionato, se non sconvolto, da quegli inediti concetti a lui sconosciuti.

Quello, forse, sarebbe stato proprio il momento più opportuno per sviluppare quei pensieri... Tuttavia, senza troppa fantasia per la verità, si immaginò allegro e spensierato in un altro universo, insieme alla sua amata traditrice Debby, in quel caso, naturalmente, ancora innamoratissima e fedele.

La curiosa donnina, notando l'atteggiamento introverso del suo giovane vicino, con noncuranza intraprese un dialogo relativo l'interessante argomento.

- Vedo che anche a te interessano queste teorie scientifiche della fisica contemporanea... Pensa che io ho comprato il giornale proprio per leggere questo articolo. Volevo ravvisare cosa scrive la stampa italiana su una tanto rivoluzionaria ed incredibile scoperta. - confessò.

- Signora, lei ha visto bene riguardo il mio interesse per l'argomentazione, che in effetti mi giunge nuova. Però, se non ho capito male, più che "scoperta", gli studiosi la definiscono semplicemente "ipotesi"... Direi che la differenza sia fondamentale. Lei non trova? - la rincalzò Andrea, con aria ostentatamente intellettuale.

La donna, per quanto leggermente risentita per la sottile ammonizione, non raccolse la provocazione ma, approfondendo la riduttiva spiegazione divulgativa della teoria del "multiverso" o degli "universi paralleli", che dir si voglia, ebbe ugualmente modo di far cogliere imbarazzo allo sprovveduto interlocutore per la sua pavoneggiante uscita.

- Quello che gli scienziati non hanno ancora divulgato, non ho compreso se solo per non creare troppo scompiglio o al fine di proteggere lo sfruttamento commerciale della scoperta, è la possibilità concreta di traslare fisicamente da un universo all'altro, potendo così vivere consapevolmente diversi tratti delle nostre vite parallele. - affermò con cognizione la donna.

Naturalmente, Andrea, da buon illuminista, rimase scettico.

- Mio figlio, che faceva il poliziotto a Miami, è morto proprio a causa della sua ostinazione ad esplorare questi universi paralleli. Si era lasciato troppo trasportare dalla curiosità, finendo per restarne vittima. xe2x80x93 continuò con rammarico la vecchia signora.

Il ragazzo, seppure fondamentalmente incredulo, iniziava a lasciarsi catturare dal discorso ed a volerne sapere di più.

- Ma, pur ammettendo l'esistenza di questi mondi paralleli, come potrebbe risultare possibile traslare materialmente da uno all'altro restando ancora consapevoli della nostra normale esistenza in questo universo? - dubitò con insistenza Andrea.

- In diversi modi. - affermò la donna con tono di sfida. xe2x80x93 Innanzi tutto per mezzo della mente, sfruttando alcuni canali misconosciuti del nostro cervello; ma, in questo caso, bisognerebbe quantomeno crederci ed esservi predisposti. Non ti è mai capitato di visitare luoghi nuovi avendo l'impressione di esserci già stato? Questo perché, seguendo vie naturali, ogni tanto, soprattutto durante i sogni, gli universi possono accavallarsi per qualche istante a nostra insaputa.

Ricorda che, come ti dicevo, ogni nostra decisione ci pone di fronte ad un bivio. Ogni volta che svoltiamo da una parte, in un altro universo, al contrario, avremo girato dall'altra. Va da sé che, già dopo pochi anni di vita, atteso che il momento della nascita è lo stesso in tutte le dimensioni, così come quello della morte, gli universi generati intorno alla nostra persona saranno praticamente infiniti. - sostenne loquacemente la donna.

- Proprio in questi preciso istante, ad esempio, in un altro universo, anziché parlare con una vecchia signora, stai baciando la tua bella, seduta proprio qui al tuo fianco... -

- Questo sarebbe più che probabile! - dedusse il ragazzo - Ma cosa ci guadagno se, comunque, io non posso capacitarmene? - protestò all'indirizzo della donna.

- Come ti dicevo, se ci vuoi credere, esiste la possibilità di traslare da un universo all'altro. Albert Einstein ce l'ha concessa, intuendo la relatività del tempo, quasi un secolo fa... - sentenziò ancora la misteriosa signora.

- In questo momento, mi creda, darei la vita per poter sfruttare questa eventualità. - dichiarò il ragazzo, ormai vittima della propria curiosità e, ancor più, della speranza di poter rivivere, a qualunque costo, certe situazioni amorose ormai recondite.

La relatività del tempo si stava dimostrando autonomamente. Infatti il velivolo, che fino ad allora sembrava viaggiare al rallentatore, era già in vista dell'aeroporto JFK di New York come annunciò con soddisfazione il comandante.

Tutte le attività si interruppero bruscamente. Il rumore delle cinture di sicurezza che scattavano in vita ai passeggeri troncò ogni discussione.

La manovra di avvicinamento fu rapida e precisa.

Poche decine di minuti dopo, Andrea, stupito dal sottofondo musicale degli "Abba", quantomeno insolito nella patria del rock, si attivò per non perdere la coincidenza per Las Vegas, dimenticandosi della simpatica compagna di viaggio.

Nelle sterminate hall del John Fitzgerald Kennedy, respirava aria americana a pieni polmoni.

Per la prima volta, negli ultimi tre mesi, riuscì ad abbandonarsi al variegato paesaggio dell'enorme struttura aeroportuale circostante, assai diversa da quella lasciata in patria. Ma, in realtà, il suo stupore più grande fu quello di trovarsi in quei pur brevi momenti libero dal suo chiodo fisso.

- Grazie America! xe2x80x93 affermò più volte con entusiasmo, trattenendosi a stento dalla tentazione di baciare simbolicamente il sacro suolo Newyorkese.

Il suo primo approccio con la cultura locale avvenne in uno dei numerosi fast food del terminal A dell'immenso aeroporto. Infatti, dopo essersi ingozzato quasi ininterrottamente per tutta la durata del volo, Andrea, non trovando di meglio da fare per trascorrere il paio d'ore che lo separavano dal volo per Las Vegas, decise di rifocillarsi nel self service che maggiormente gli ispirava fiducia.

A seguito di approfonditi sopralluoghi, scelse un fast food asiatico, ma anche molto americano, dove decise di ordinare, praticamente a gesti, dello stranissimo riso bollito annegato nella maionese e contornato da pezzetti di pollo o qualcosa di simile, il tutto annaffiato da coca-cola "come se piovesse".

Fu poi la volta di una circostanziata esplorazione ai duties free dell'aeroporto, dove, come se fosse già sulla via del ritorno, arrendendosi alle prime tentazioni del tempio del consumismo, acquistò parecchi album di cartoline della Grande Mela, portachiavi a tema ed ogni sorta di gadget a stelle e strisce.

Per la verità, seguendo il suo istinto di sopravvivenza, già a bordo dell'aeroplano aveva bramosamente acquistato una magnifica parure di penne della TWA, due delle quali decorate a stelle e strisce. Forse, inconsciamente, aveva stabilito di portarne una alla sua bella. Poco dopo, molto più sensatamente, realizzò invece di regalarne una al povero cugino che, in realtà, stava per essere pesantemente investito dello scomodo ruolo di "consolatore di cuori infranti".

Dopo un paio d'ore di pellegrinaggio, senza mai eccedere nelle spese e nella distanza dalla zona di imbarco per il successivo volo interno per Las Vegas, si ritrovò su una comoda panchetta posta nell'area del terminal B, quello dei voli interni, stanco e sconsolato, cercando lo sguardo di qualche persona amica... Come se si fosse trovato sulla porta della sua classe qualche anno prima.

Fu in quel frangente che, beffa del destino, oppure calcolo matematico delle probabilità, proprio sul finire di un incomprensibile annuncio inerente il volo atteso, una voce italiana gli tradusse le parole appena ascoltate, rendendolo edotto dell'imminente apertura dei cancelli d'imbarco. Era la vecchietta dell'aereo che, evidentemente, stava ancora aspettando la sua coincidenza per Miami.

Forse più per un freddo calcolo di necessità che per più nobili virtù umane, il ragazzo fu felice di riconoscere quella voce che, immediatamente, gli elargì una piacevole sensazione di sollievo e tranquillità.

L'anziana donna, sorridente ed evidentemente serena e sicura di sé, con grazia e gentilezza, dopo aver chiesto il permesso, si accomodò educatamente accanto al ragazzo.

- Le confesso, cara signora, - le sussurrò Andrea dopo ossequiosi ringraziamenti xe2x80x93 che mi è piuttosto dispiaciuto dover troncare anzitempo l'interessantissimo discorso intrapreso in aereo. Mi stava davvero prendendo... - In effetti, Andrea, si era reso conto che qualsiasi cosa fosse in grado di catturare la propria attenzione, poteva tornargli utile nella impari lotta contro gli spiacevoli rimorsi che lo tormentavano ormai da mesi.

- Ma davvero... - replicò gentilmente la donna xe2x80x93 Mi fa piacere incontrare qualcuno che nutre i miei stessi interessi. Se avessimo più tempo potrei illustrarti in modo relativamente semplice la spiegazione matematica di quanto ti ho rivelato sugli universi paralleli: peccato che fra poco ti dovrai imbarcare. xe2x80x93

- Beh, forse non potrà spiegarmi le teorie di Einstein in dieci minuti, ne convengo... Però almeno un accenno riguardo le sue affermazioni di poter traslare fra gli universi potrebbe anche concedermelo, non crede? xe2x80x93 spiattellò il ragazzo scherzosamente, cercando di rendersi simpatico anche in quella difficile circostanza.

- OK! Mi hai convinto... Cosa vorresti sapere di preciso? xe2x80x93 lo rabbonì la vecchietta con fare materno.

- Se non le dispiace, la pregherei di farmi capire in che modo sarebbe possibile, se non ho travisato le sue parole in aereo, traslare consciamente da questo universo ad un altro. xe2x80x93 rispose timidamente Andrea, non perdendo mai d'occhio l'orologio.

- No, no. Non preoccuparti: hai capito benissimo e, siccome sei davvero un bravo ragazzo, rispettoso ed intelligente, cercherò di saziare la tua legittima curiosità in pochi minuti. Sempre meglio occuparsi di scienza che vivere di banali esteriorità come purtroppo si trova costretta a fare inconsapevolmente la stragrande maggioranza della gente. - ribadì autorevolmente.

La donna, che non poteva avere meno di ottant'anni, sprizzava saggezza e raffinatezza da ogni poro. Nonostante l'età avanzata e le condizioni di salute non proprio ottimali, la sua personalità e la sua innata classe, erano tali da renderla per molti versi ancora affascinante e misteriosa.

- Gli scienziati hanno sempre sostenuto, almeno pubblicamente, che è materialmente impossibile disporre di quantità energetiche sufficienti per poter compiere questi inusuali viaggi fra dimensioni non convenzionali. Si tratterebbe di gestire energie pari a quelle sprigionate da un buco nero, in grado cioè di dilatare, oltre che la traiettoria della luce, anche la curva spazio temporale.

Si è parlato di ciclopici rotori, in grado di annullare la forza di gravità, magari posti fuori dall'atmosfera. Ovviamente, come loro stessi ammettono sconfortati, la razza umana non potrà mai avv


mauro molini pubblicato il 04.03.2010 [Testo]


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