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Uno scritto a caso

Lo spazio su di noi
[poesia]
Roberta Canu
12.02.2018

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La luce del neon lo stava tormentando. Le finestre chiuse lo soffocavano. 'Chiudiamo perché arriva uno spiffero' avevano detto un paio di quelle scemette. Uno spiffero. Cristo!...Siamo a Roma ed è Settembre. Ma che sono animali a sangue freddo le donne? 'Non essere insofferente e maschilista' disse a se stesso. Ma quelle riunioni settimanali lo distruggevano. Lo abbrutivano professionalmente e umanamente. Lui amava il suo lavoro. Era fortunato da questo punto di vista. Ma non sopportava la fauna umana che lo circondava. Lui non era mai stato un 'arrampicatore'. Per questo, forse, a quarant'anni era solo un tecnico informatico e lì si era fermato. Ma a lui stava bene. Le altre persone intorno al tavolo ovale invece erano diverse da lui. Molto diverse. Molto più giovani innanzitutto, tranne il 'boss' che era suo coetaneo, ma con un centinaio di milioni l'anno di differenza rispetto al suo stipendio. E comunque erano diverse anche da come era stato lui alla loro età. Non sopportava i loro sorrisetti, i cenni di assenso, gli ammiccamenti che svolazzavano lungo il tavolo verso il loro responsabile. Non sopportava i bisbiglii e i commenti a mezza bocca. Ma questo dopotutto faceva parte della fauna presente in qualsiasi Società. Aveva smesso da tempo di confrontare la sua retribuzione con quella di altri che riteneva dei perfetti imbecilli ma 'disponibili'. Aveva smesso da tempo di vomitare per le porcate che vedeva fare tra colleghi al solo scopo di mettersi in luce. Lui era un informatico. Lui era la base. Lui era in 'sala macchine'. Potevano studiare tutte le strategie di marketing del cazzo, ma se il 'sistema' non funzionava se lo davano in faccia 'l'obiettivo'.

Quindi aveva deciso che bastava lo lasciassero lavorare in pace, poi si potevano pure sbranare tra loro. Ma una cosa che non sopportava c'era. Quella non era mai riuscito a digerirla. Vedere questa gente fare 'politica', invece di lavorare, pur essendo dei totali incompetenti e per mascherare questo arricchire i loro discorsi di terminologie di cui capivano a malapena il significato. Così il suo terrore, in quelle riunioni, era il momento in cui qualcuno sparava il primo termine anglofono. Sapeva di somatizzare, ma era più forte di lui. Stava male. 'D'altronde il prodotto è USER FRIENDLY.' Chi era stato?! Chi di loro l'aveva detto? Avrebbe voluto spaccargli la faccia. E certo!! Chi poteva essere. Quella cretina! Solo quel termine conosceva. Dio come la odiava. 'Poi dovremmo preparare uno SCREENING'.
Dio...!!!!!! No...!!!!! Un uno-due alla Tyson. Lo screening no!! Ma sapeva che cazzo voleva dire??!! Chi era stato a dirlo? Voleva un kalashnikov con sei caricatori. Quella sera temeva che non ce l'avrebbe fatta. '...poi questa notte ho lasciato il mio pc in DOWNLOADING...'. Noooo !!!! Hai lasciato il pc a scaricare. Maledetto stronzoooooooo!!. !!!
Avrebbe voluto urlare. Sudava freddo. Ma non era ancora finita. Stava per arrivare il rito del fine riunione. Il 'boss' stava per fare il discorsetto di chiusura. E lui sapeva, era certo, che anche quella sera l'avrebbe detto. L'agitazione lo pervase. La nausea si stava impossessando di lui. 'Bene ragazzi...riguardo a tutto quello che ci siamo detti aspetto da parte vostra un FEEDBACK....'. In quel momento, se avesse avuto la cintura piena di tritolo, avrebbe tirato la spoletta a cancellato dalla faccia della terra quell'ufficio. L'aveva detto. Ancora.....Sentiva la bile che gli arrivava in gola. Avrebbe vomitato era sicuro. Fu il primo ad uscire dalla sala riunioni salutando tutti. Passarono venti minuti prima che riprendesse il controllo del suo metabolismo. Si calmò. Era ora di andare a casa e pensare solo al week...Cioè...Al fine settimana che lo attendeva in compagnia della sua famiglia.

Percorse il tratto di raccordo anulare ascoltando una cassetta dei Gong che nemmeno ricordava da quanto tempo avesse. Sul lato 'B', visto che a vent'anni era preciso, quasi maniacale, per restare nel genere era inciso 'Confering with the Sciaman' degli Shadowfax.

L'ultimo chilometro di tangenziale lo portò sotto casa. Gli piaceva tornare e trovare la sua famiglia lì . Come sempre sua moglie era rientrata prima di lui e stava in salotto seduta a terra sul parquet a giocare con il loro piccolo che aveva tre anni. Fu accolto da un bacio di entrambi. Dal corridoio emerse sua figlia. Che lo baciò su di una guancia. Raggiunse lo studio e vi trovò come al solito il figlio maggiore. Lui studiava scienza della comunicazione. Era il suo orgoglio. Lo salutò e lui rispose con un cenno del capo. Passò lo sguardo per la stanza e si accorse che la radiosveglia segnava un'ora del tutto balorda.

- Sono tre giorni che la tua sveglia è indietro di tre ore.-

Suo figlio rispose senza alzare la testa dai libri.

- Lo so papà ma non ho avuto tempo.-

- E quanto ti ci vuole?- disse lui scherzosamente.

Quasi infastidito il figlio rispose.

- Lo sai che non lo so fare...mi manca il KNOW HOW.-

Lasciò cadere la sua giacca a terra mentre lo sguardo diventava vitreo.
Aveva generato un mostro.

 


Roberto Fischetti pubblicato il 05.08.2006 [Testo]


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