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Festa di Sant'Efisio

Fra devozione,tradizione e curiosità

Ogni primo maggio a Cagliari va in scena la festa di Sant'Efisio martire. Il capoluogo della grande isola dalla strana forma di sandalo non dimentica quello che ritiene sia stato fatto dal Santo per liberarla dalla terribile peste nel 1656.  L'intero territorio ogni anno manda i suoi rappresentanti con i costumi tradizionali ad accompagnare il simulacro lungo il percorso del martirio. Una processione di colori e devozioni che dura ben quattro giorni per andare e tornare da Cagliari alla splendida spiaggia di Nora, poco meno di 40 km, dove Sant'Efisio fu martizzato nel 303 d.C.. Processione che costituisce il voto espresso al Santo, originario di Antiochia in Turchia, al momento della richiesta di aiuto e alla cui intercessione furono attribuite le piogge persistenti che, mutando le condizioni per la trasmissione del batterio, spazzono via l'epidemia. Quindi dall'anno successivo, ossia il 1657, la città di Cagliari, particolarmente decimata dalla pestilenza, e l'intera Regione Sardegna mantennero la promessa.

Con la proliferazione dei voli low cost ed il turismo spalmato su tutto l'anno, qualsiasi occasione è diventata oggetto di attrazione. In realtà la devozione verso il Santo è sempre stata molto sentita e la processione sempre ricca di gruppi e personaggi con rituali rigorosamente rispettati. Quello che è cambiato, o meglio aumentato a dismisura, è la quantità di pubblico lungo il percorso. Siamo passati da pochi gruppetti sparsi qua e là, una sola tribuna davanti al vecchio municipio negli anni settanta ed ottanta, anni di protesta ed abbandono, ad una organizzazione perfetta con rigorose assegnazioni di posti a pagamento nelle sempre più numerose gradinate in tubi innocenti, oltre ovviamente alla onnipresente ed accresciuta tribuna delle autorità.

La devozione è invece sempre rimasta invariata per chi accetta di sfilare con qualsiasi tempo, ma lo stravolgimento di percorsi e regole di traffico stradale a qualcuno continua a pesare, soprattutto se si intrecciano con i propri impegni di vita e lavorativi. Infatti oltre il primo maggio, che è sempre festivo, la città nella giornata successiva del quattro, che può cadere in un qualsiasi giorno anche feriale, è interessata dal rientro del simulacro al quartiere storico di Stampace . Se poi non si sente nessuna particolare propensione verso questo culto, quei giorni di presa in ostaggio della città diventano pesanti per le attività del centro nevralgico della regione. 

Fino all'anno scorso al termine della processione era consuetudine per gli astanti riversarsi alla Fiera Campionaria. Svuotata negli anni di contenuti e diventata costosa ed anacronistica,  quest'anno è stata definitivamente chiusa ed uccisa dalla modernità. Tuttavia, dopo più di tre secoli e mezzo di devota processione, una novità positiva è stata apportata nel 2019: il primo Alter Nos donna . L’Alter Nos è la figura che rappresenta la municipalità, ai tempi  della monarchia spagnola e sabauda era il Vicerè, attualmente un membro dell’Amministrazione Comunale.

A precedere il Santo con il suo cocchio guidato da due possenti buoi, ci sono anche le cosiddette tracas, carri riccamente addobbati anch'essi guidati da buoi meno possenti. Il loro percorso in città è diverso da quello del cocchio per la parte iniziale, a causa delle strette stradine del quartiere di Stampace dove è situata la chiesa dedicata a Sant'Efisio. 

A proposito dei sempre più numerosi spalti mi ricordo che negli anni novanta le moglie americana del dirigente di una multinazionale per cui lavoravo, fu invitata a presenziare proprio in quella delle autorità fronte Municipio. La povera Andrea, da pragmatica donna dell'altro continente, rimase sconvolta sia per la bellezza dei costumi che per il gran caldo che quell'anno caratterizzò la parte centrale della giornata, nonché le tante ore che aveva dovute passare seduta e sorridente. Lei dopo due o tre foto sarebbe scappata molto volentieri, nonostante la posizione privilegiata e per la quale molti cederebbero l'impensabile.

Per chi è appassionato di foto questa è una occasione per strappare dei meravigliosi ritagli di usi e costumi di altri tempi. Gli abiti della tradizione sarda sono diversi e variegati e vanno dal modesto vestito della quotidianità a quello sfarzoso per feste e cerimonie, riccamente addobbato dei classici gioielli in oro e filigrana. Una vera gioia per gli occhi. Va sottolineato che anche se la manifestazione ritornerà ad essere meno popolare e frequentata, resteranno sempre immutati passione e devozione di chi sfila per l'annuale scioglimento del voto. Nessun evento tragico e luttuoso ha mai interrotto questo riconoscente cammino dei tanti fedeli e credenti, la sua autenticità sfida le mode e utilizzi a scopi turistici al contorno. Qualunque sia la ragione che spinge a curiosare in questa tradizione non si può non restare impressionati dalla serietà e sacrificio imposti a ciascuno dei partecipanti. Quindici anni fa circa mi fu offerto di sfilare con uno dei vestiti più belli della tradizione sarda, ma io, non molto incline a folclore e devozione, ho rifiutato. Ora me ne pento.

Per finire una grande sfilata di suonatori di launeddas, strumento a fiato fatto di canne difficilissimo da usare perchè prevede un inspiegabile azione contemporanea di aspirazione e soffio dell'aria. Stava cadendo in disuso e si era ridotto a pochissimi estimatori, ma in questa processione si sono contati diversi gruppi, alcuni anche con presenze femminili. 

 

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Marina Hiker pubblicato il 06.05.2019 [ Viaggi ]


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