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Uno scritto a caso

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[poesia]
Legend
07.06.2007

"L'anno senza Inverno"

Una Favola Naturalista

'

C'era una volta l'anno con le quattro stagioni:

la prima era la fata primavera, vestita di un abito verde di tenera erba; appena agitava la sua bacchetta magica anche gli alberi più vecchi fiorivano, i nidi si riempivano di uccellini cinguettanti e le ragazze si innamoravano;

la seguiva la regina estate, bellissima, con capelli biondi di grano; spargeva intorno a sé oro a piene mani, e giornate inondate di sole;

poi arrivava il principe autunno, un ragazzo pensoso, di umore un po' grigio e uggioso, ma per chi lo conosceva bene era dolcissimo

infine il mago inverno, un vecchio con la barba lunga di stalattiti di ghiaccio, che riempiva di sogni e di doni le notti più lunghe.

E così era stato per tanto tempo, per i re e per i contadini, per gli uomini, le donne e per tutte le altre meravigliose creature della Terra

Ma un anno avvenne qualcosa di particolare,
La regina estate era già scappata via, spaventata da un violento temporale; il cielo scuro si illuminava all'improvviso di lampi di luce; il vento soffiava e le onde salivano a coprire la spiaggia dove fino a qualche giorno prima aveva giocato Anna.

Le giornate si andavano accorciando, ma dopo gli acquazzoni il sole aveva ripreso a splendere, per giorni e giorni. Il principe Autunno si attardava, perso dietro ai suoi pensieri. Anna adesso andava a scuola; per ripararsi dalla prima pioggia le avevano regalato una deliziosa mantellina impermeabile con tutti i colori dell'arcobaleno, e stivali di gomma. Anna non vedeva l'ora di indossarli.

"E' un ottobrata da record" dicevano i telegiornali, ma nessuno ci faceva caso, ormai tutti ripetevano "non ci sono più le mezze stagioni", e tutti aspettavano di passare da un caldo ottobre al gelo dell'inverno.

Ed era novembre: ogni mattina Anna sbirciava il cielo, sperando di poter finalmente indossare la sua mantellina e gli stivali nuovi, ma il cielo era inesorabilmente azzurro, nemmeno una nuvola in arrivo. "E' l'estate di San Martino, vedrai poi pioverà", la consolava la mamma, che ancora ricordava certe vecchie storielle.

Faceva ancora caldo, le vetrine dei negozi di abbigliamento erano piene di morbidissimi maglioni e caldi piumini, ma nessuno li comprava; nelle case i termosifoni erano accesi, ma solo per abitudine, e si tenevano le finestre aperte.

Ma le piante sembravano impazzite: gli alberi, confusi da tutto quel sole, avevano dimenticato di ingiallire e di regalare le loro foglie al suolo, i prati erano rinverditi e i ciliegi erano in fiore; persino l'ultimo orso bruno dello zoo aveva dimenticato di andare in letargo ed era contento di mangiare le noccioline che gli lanciavano i bambini.

Arrivò dicembre, e anche il vecchio mago inverno aveva completamente dimenticato il suo turno: il sole era sempre più basso, le ombre sempre più lunghe, ma non una nuvola! Ogni giorno il sole inesorabilmente scaldava la terra , gli uomini non ci facevano più caso, alcuni erano contenti di non avere cieli grigi e giornate di pioggia.
Le strade si riempirono di luci intermittenti e di alberi di Natale, Tutto sembrava surreale, in quelle giornate soleggiate con la gente che nei centri commerciali girava in maglietta e pantaloncini tra montagne di panettoni e scaffali stracolmi di giocattoli (chissà poi perché, se i doni li porta babbo Natale!).

Anna aveva sentito dire che in Brasile il Carnevale era in estate, e pensava che lo stesso sarebbe accaduto quell'anno in Italia per il Natale. E così Babbo Natale non arrivò su una slitta trainata dalle renne, che altrimenti xe2x80x93poverine- sarebbero morte di caldo, ma su un surf tirato da una pariglia di delfini, e ancora una volta fece felici i bambini con montagne di regali di plastica colorata e aggeggi supertecnologici, con schermi ultrapiatti su cui si materializzavano in tre dimensioni mostri di ogni genere impegnati in combattimenti all'ultimo sangue.

A Santo Stefano le famigliole presero tutte le loro automobili e si misero pazientemente in fila sull'autostrada per una gita fuori porta o un bagno al mare.

Passarono i mesi, la pioggia non arrivò e per Anna la mantellina con i colori dell'arcobaleno rimase appesa nell'armadio, e gli stivali di gomma lucida ben riposti nella loro grossa scatola di cartone.

Fata primavera giunse puntuale, allegra e spensierata come tutti gli anni, e come tutti gli anni cominciò a sfiorare con la sua bacchetta magica le piante e gli animali, e anche gli uomini.

Nel bosco il maggiociondolo fu subito preso dalla voglia di mettere delle nuove foglie, e magari anche dei fiori, ma aveva bisogno di nuova linfa ...per questo spinse un po' più in profondità le sue fitte radici alla ricerca di acqua, ma nel suolo non ce n'era nemmeno più una goccia. Le nuove foglioline erano di un verde dorato, ma troppo tenere per poter resistere ai raggi di un sole che andava rinvigorendosi e che nel giro di qualche ora le bruciò.

Una coppia di pettirossi mise a nuovo il nido, e entrambi covarono diligentemente le uova; nacquero tre piccoli chiassosi e affamati; i genitori premurosi a turno rastrellavano il circondario, alla ricerca di vermi; ma di vermi nemmeno l'ombra; di cosa avrebbero potuto nutrirsi, visto che gli alberi non avevano fatto loro il consueto prezioso dono di foglie ingiallite?

Quell'anno Anna si innamorò, o forse credette di farlo, era la prima volta che le capitava nella sua giovane vita: si innamorò di un bambino timido con i capelli neri, ma non glielo avrebbe mai confessato. Chissa se anche lui l'amava, o magari non l'aveva nemmeno notata... Anna cercò allora una margherita, per sfogliarla e rivolgerle la fatidica domanda : "M'ama, non m'ama..." e Anna cercò tra le crepe dei muri della sua città, nelle aiuole del parco, in mezzo a un prato ormai riarso, e non trovò nemmeno una piccola margherita; e non seppe mai se se il bambino con i capelli neri l'amasse o meno.

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allebasi pubblicato il 14.12.2006 [Testo]


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