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Uno scritto a caso

"L'Esorcista"
[poesia] Dopo il discorso del Papa sul Demonio che ci ha "permeati" Poesia in romanesco
Pierluigi Camilli
05.01.2008

IL MARE

I gabbiani volano alti nel cielo..segno di bonaccia. Calma piatta come dicono i marinai e poco pesce secondo i pescatori. Ho camminato per un po' tra gli scogli taglienti perché volevo toccarlo il mare, quasi che avesse un potere taumaturgico...sì ...che idiota...il mare mi ha bagnato e niente più..ma forse...chissà quell'acqua fredda non mi ha fatto poi neanche male. Poi sono risalito sull'esigua traccia di spiaggia ch'è soltanto ghiaia e catrame e sono stato lì ad asciugarmi i piedi...Prendeva il sole la gente...già di sabato..e magari in ferie...Normale. Ma perché io non vado al mare?? Me lo sono chiesto tante volte e altrettante volte non sono riuscito a rispondermi.Forse perché è lì alla portata..a quasi duecento metri da casa, forse perché non amo la gente, forse.....troppi forse. Diciamo che non amo il mare ma lo adoro quando è in tempesta: questo sì . E le onde paurose che si susseguono in processione mi elettrizzano. é bello il mare in tempesta e mi ispira sentimenti di immensità e di potenza della natura. Ma ora è calma piatta.In tutti i sensi. Non voglio rientrare a casa...non voglio rivedere le stesse cose che ho visto per decenni, anche se me le sono fatte una per una...ho solo voglia di cambiare. Voglia di volare come i gabbiani o gli albatri che talvolta arrivano dalla Camargue, tutti insieme....Voglia di libertà e di ebrezza mentale sfrenata. Ma come si fa? Non si fa. E allora prendo la mia bicicletta e a piedi con quella nella mano mi incammino. Incontro tanta gente sul mio percorso ciclabile, tanti bambini, tante famigliole....già tante famiglie...Deve essere bello avere una famiglia. Io l'ho dimenticato completamente, che sciagurato!! E che padre degenere. Ma mi è presa così . Quando ho chiuso il compartimento della mia vita precedente, l'ho sigillato accuratamente: non può più riaprirsi. Impossibile. Ma non parliamone più. Lievi onde, mentre cammino, giungono a riva....e lì muoiono..che tristezza! Finiscono. Ma tutto finisce in definitiva e allora di che cosa mi meraviglio? Meglio osservare, in questo tramonto, la gente che torna dal mare e le allegre famigliole con ombrellone, sdraio e freezer portatili annessi. Forse sono stati bene: di che mi meraviglio? Ma mi fanno un po' sorridere. Solo che io ho altri pensieri. E nel viale che costeggia il mare e lungo la siepe penso alla vita e alla morte. Il mare è la vita e la siepe la morte, come quei vialetti che troppe volte ho percorso. Troppe...non e conto più, ma non voglio dimenticarle. Anzi ora sto pensando ai miei che mi guarderanno (mah!!..ho dei dubbi) e che diranno: che figlio degenere!! Ma sono sempre stato solo ed ho sempre fatto di testa mia. Testa matta, diceva mia madre e mio padre assentiva, mentre beveva un bicchiere di vino. Già...ricordi...che belli.... Ma ora son giunto quasi a casa. Che troverò? Chi troverò? Niente, E alloro aspetterà una telefonata amica, come sempre. Come ogni mattino, ogni pomeriggio ed ogni sera. Quella telefonata che mi fa rivivere e ridere. Perché ho giocato uno scherzo alla vita e un brutto scherzo: sono vissuto. Ed ho deciso di farlo per sempre..o quasi. Ma anche se la morte mi rapirà continuerò a vedere i vialetti, diversi questo è vero....in quella pace che soltanto lì puoi trovare. In quella pace che soltanto in un afoso tramonto d'estate puoi trovare se t'incammini lungo gli scogli di un mare qualunque. Tanto è bonaccia. Tanto la vita continua, nel suo lento dipanarsi bastardo e ti fa capire che esisti, che ci sei, che proprio nulla non conti. Ma ora aspetto la telefonata. E riderò. Finalmente. Domani..vedremo...è un altro giorno: potrebbe anche essere diverso. Ma no. Sarà uguale perché la vita è uguale e un po' puttana: ti chiede sempre il compenso, che a volte non sai darle. E allora...viviamo, anche se malinconicamente, ma viviamo. Lo spero.


Carlo Salvadorini pubblicato il 06.10.2009 [Testo]


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