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Uno scritto a caso

"U CAMPANELLU 'NNA CODA"
[poesia] Poesia in moriconese
Pierluigi Camilli
12.05.2008

La mia terra

Questa lingua di terra, arsa dal sole e vivace per i colori dei fiori, è ricca di colline con boschi esuberanti che sembrano tuffarsi in questo mare così profondo e azzurro.

Il variegato litorale è adornato da irte e frastagliate scogliere, da piccole spiagge e graziosi porticcioli pieni d’imbarcazioni.

Le vele bianche e i voli di gabbiani popolano l’orizzonte, mentre, il litorale, è abbellito da palme che si estendono fino al cielo come grandi ombrelli e da terrazze coltivate e ricche di vecchi e ritorti ulivi verde-argento, da ciliegi, albicocchi, meli, fichi, piccoli filari d’uva. Macchie gialle di ginestra spuntano qua e là e illuminano il paesaggio costiero e lo fanno sembrare simile a un quadro di Van Gogh.

Liguria soleggiata e aspra, popolo di navigatori e contadini, ricca di tradizioni antiche e tramandate, sei la terra che amo!

La mia fantasia e i miei pensieri necessitano alimentarsi di emozioni e sentimenti, per non morire dallo stress della vita quotidiana e, come un aquilone, volano, liberi nel cielo, attaccati alla mia anima con un filo invisibile.

Mi pongo in un immaginario cammino e vedo filari di panni posti ad asciugare in un soleggiato cortile, dove, dalle finestre aperte al sole, si affacciano vasi di geranio e begonia.

Un’anziana lavora a maglia seduta di fronte alla sua casa, i capelli raccolti in una crocchia, gli occhiali sul naso, le mani rovinate dal lavoro; un gatto dorme tranquillo arrotolato ai suoi piedi, mentre, un altro, osserva, con ostentata indifferenza ma con occhi vogliosi, una gabbia con un canarino che gorgheggia inconsapevole e allegro. Un cane solitario, forse randagio, annusa ogni angolo delle vecchie case e si ferma a guardarmi, mettendo in mostra la sua magrezza; gli occhi innocenti di bambini e gli sguardi diffidenti di contadini mi seguono curiosi; attrezzi da lavoro abbandonati; muri diroccati e adornati da edera che gioca scherzosamente tra i sassi e le crepe, che mi fanno pensare alle rughe di un viso invecchiato.

Osservo incantata api laboriose che vanno di fiore in fiore tessendo invisibili merletti e farfalle colorate che volano leggere come ballerine in tutù.

Ascolto grida di ragazzi che giocano e discutono animatamente e suoni di campane di una chiesa lontana.

Il vento profuma di salsedine, cerca scherzosamente di tirami su la gonna e mi scompiglia i capelli mentre mi accarezza il viso; si porta dietro suoni e odori.

Le fragranze di lavanda, basilico, salvia e rosmarino solleticano le mie narici.

Paesini solitari si arrampicano sulle colline come magici presepi, circondati da orti coltivati o da campi abbandonati.

Strade di pietra raccontano la storia di uomini e donne di altri tempi mentre salgono sulle colline, che sono simili alle curve soavi di donne sensuali e languide.

Pescatori di canna, solitari e pazienti, rendono vive le coste frastagliate e aspettano, con tenacia, le piccole e scarse prede. Forse torneranno alle loro case a mani vuote, ma saranno accompagnati dal profumo del mare nei vestiti e dal colore del sole sulla pelle.

Notti d’estate senza luna, dove il mare, color pece, sembra punteggiato di stelle: sono le lampare dei pescatori che escono con le barche, sperando in una buona pesca.

Osservo un pugno d’imbarcazioni in secca sulla spiaggia: due pescatori, seduti uno di fronte all’altro, rammendano una vecchia rete. Hanno i jeans arrotolati sopra le caviglie, i piedi nudi, un berretto in testa, una sigaretta pende al lato della bocca, le mani callose per il lavoro. Un terzo, in piedi, li sta osservando. Forse raccontano storie di mare o di pesche eccezionali e miracolose.

Poco distante, un bambino gioca nella sabbia con secchiello e paletta, chiacchierando con un amico immaginario.

I carruggi, tra giochi di luci e ombre, raccolgono i profumi inconfondibili del pesto, del pesce fritto e della farinata; sono testimoni inconsapevoli, di gustose ricette e tradizioni tramandate.

Alcune nuvole navigano nel cielo chiaro come soffice bambagia e guardano con curiosità il frenetico mondo.

Sole, mare, colline, fiori, colori, odori, sacrifici, povertà, speranza: queste sono le ricchezze di questo lembo di terra, invaso in passato da stranieri, che hanno lasciato la loro impronta senza alterare la sua storia e le sue meraviglie.

Il motore di un’auto mi distrae dai miei pensieri e mi fa tornare alla realtà di questa vita che lascia poco tempo alla fantasia per correre dietro ad obiettivi facili e illusori.

 

                                                                                                             31 luglio 2011


Falco Matilde pubblicato il 18.06.2012 [Testo]


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