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Uno scritto a caso

Alla tua Beltà
[scritto]
Gracoleo
23.12.2014

I cognomi: le sue radici e gli imbarazzi

Alle radici di tanti cognomi poco... raffinati.

 

1) Le radici. Andiamo a scoprire il quando, il come e il perché di quell’etichetta che, appendice al nome, serve a identificarci. Immaginiamo come sarebbe difficoltoso, oggigiorno, fare a meno del cognome per ventiquattro ore. Eppure quando Desiderio, re dei Longobardi, fu sconfitto da Carlo, re dei Franchi, nel 774, per tutti in Italia bastava e avanzava il semplice nome. Tra il Mille e i secoli XIII-XIV la crisi del feudalismo e il conseguente rafforzamento delle principali città (i Comuni) determinarono fenomeni di immigrazione interna dai villaggi ai grossi centri, movimento di beni, una più intensa partecipazione alla vita pubblica, la nascita di nuovi rapporti economici. Soltanto allora si sentì la necessità di identificare gli individui con l’aggiunta di una specie di fascetta al nome.

Ecco che, in questo Terzo Millennio, l’Italia è servita da oltre 280.000 cognomi differenti. Il cognome “Rossi” (popolarissimo), si dice, è derivato da un soprannome che sottolineava una caratteristica bene precisa: il colore dei capelli. Sarà effettivamente così?

Altri cognomi diffusissimi nel nostro paese, i più comuni: Ferrari, Russo, Bianchi, Colombo, Esposito, Ricci, Romano, Conti, Costa. Il processo di fissazione del cognome terminò in epoca rinascimentale, quando il casato divenne immutabile per legge e trasmettibile di generazione in generazione. I cognomi italiani possono derivare dai nomi personali di origine latina (Ariani, Cesari), germanica (Carli, Federici), greca (Cristofori, Deodori), ebraica (Mattei, Baldassarri); dai nomi di formazione medievale (Benvenuti, Bonaventura) e dai nomi letterari o storici tratti da fonti classiche (Achilli, Polidori)…

Tanti altri cognomi risultano da soprannomi che spesso precisano il mestiere di chi li portò originariamente, come Barbieri, Bottai, Acquaioli, Argentieri, Carbonaro, Cavallaro, Fabbri, Sarti, Medici…

Ci sono tante categorie di cognomi che si combaciano a professioni attuali e, pure, a quelle scomparse; anche quelli che rispecchiano l’aspetto fisico dei nostri antenati con caratteristiche che più dava nell’occhio il colore dei capelli, della barba, della pelle: Biondi, Neri, Moro, Rossi, Foschi, Lobianco.

Altra categoria dei cognomi è formata da patronimici e matronimici, ossia dal nome o soprannome del padre o della madre preceduti dalla preposizione di o dagli articoli determinativi lo – la: D’Ambrosio, Di Giovanni, D’Anna, D’Agata, Lo Mauro, La Franca…

Ci sono cognomi che evidenziano un dettaglio dell’aspetto, o mettono a fuoco il carattere: Zoppi, Guerci, Malfatti, Gambacorta, Allegri, Onesti, Malerba, Malenotti, Spinoso. Val la pena precisare che un terzo dei cognomi italiani deriva da etnici o toponimi come Bulgari, Tedeschi, Lombardo; mentre a quelli riferiti a individui che vivevano attigui a un certo bosco, monte, fiume, ne uscivano con… Bosco, Del Monte, Del Rio. Ancora Ronchi, “abitante nei pressi di un vigneto”; Luzzati, “della Lusazia”; Brambilla, “dalla Valle Brembilla”. Numerosi italiani devono il loro cognome all’albero che ombreggiava la casa del capostipite della famiglia o cresceva nelle vicinanze: Della Rovere, Oliva, Olmi. Un altro criterio distintivo è quello che evidenzia la carica, il titolo, la condizione socioeconomica, civile, militare o religiosa, oppure anche il rapporto di parentela, dell’individuo: Giudice, Capitani, Cardinali, Chierici, Padrino.

Certi cognomi hanno un suo aspetto significativo; elencarli sarebbe stressante, ma prendiamone alcuni, tanto da creare un’idea: Pappalardo = ghiottone che mangia cibi grassi; Pallavicini = che pela, deruba i vicini; Rasulo = lingua che taglia come un rasoio; Fumagalli = affumicatore di pollai, e cioè ladro di polli.

Da quando, nel 1964, il periodico Storia Illustrata inaugurò la rubrica “Origine dei nomi”, le richieste dei lettori desiderosi di risalire al significato del loro cognome cominciarono a fioccare, e sono numerose anche oggidì. Certi cognomi sono francamente bislacchi; lo studioso deve pur trovar difficoltà indagando su rarissimi: Abbracciamento, Idrogeno, L’Insalata, Pochissimo, Sfondalmondo.

I più fortunati “investigatori” (che dir si voglia) di genealogie sono quelli in possesso di qualche antenato che, spinto da un’analoga passione, ha già provveduto a racimolare informazioni sulla famiglia; magari il vostro predecessore non ha scritto un libro in proposito, ma forse ha raccolto scritti o classificato carteggi in famiglia. In mancanza di questa risorsa vi sarà difficile andare oltre il XVI secolo. In verità, esistono pochi professionisti del settore “ricerca genealogica” che, a pagamento, eseguiranno per vostro conto le indagini.

 

 

 

2) Gli imbarazzi. Il bisogno d’identificare andava spesso a braccetto con l’intento satirico, quando non pure derisorio e sfottente. In questo campo la fantasia popolare si è sbizzarrita. In ogni caso, chi ha intenzione di liberarsi di un cognome troppo pittoresco od offensivo o ridicolo può farlo senza particolari problemi; ce ne sono di italiani che di cambi hanno fatto: ricorrono alla procedura inaugurata con l’unità d’Italia anche se legge risale al 1939.

Chi sceglierebbe mai un commercialista che si chiami Paolo Tontodimamma? Nessuno, certamente, e Paolo lo capisce al volo; per tale motivo si è rivolto alla Procura della Repubblica per essere autorizzato a cambiare e, una volta liberato dall’ossessionante cognome ridicolo, si è fatto nominare con Diman.

Di quel tale Carmelo Fascista che diventò Reali, alla signora Larogna che eliminò la lettera g e restò Larona, a quel tale signor Baro che mutò il suo cognome in Van Loon. O della signora Vaccarello che ottenne di chiamarsi Vaccarella.

Ridiamo altrettanto per quanto riguarda i numeri, gli appartenenti alla famiglia dei suini sono la maggioranza. Molte famiglie hanno chiesto il cambio del cognome umiliante (Porco, Porcella, Porcile, Maiale) in cognomi più anonimi, mentre meno frequenti sono gli altri animali (Verme, Pollo, Ciuccio, Scarafaggi, Piattola).

C’è, pure, la ricca casistica di quelli che portano nomi con riferimento corporale. Si sono rivolti, giustamente, ai Tribunali di tutta Italia una serie di Culetto, Culazzo, Del Cul; ma se alla parola che si cela dietro questi “offensivi” cognomi ormai non si fa più caso, non è lo stesso per i signori Favagrossa, Finocchio o per le signore Bocchini, Pompa.

A volte il nome di battesimo crea un doppio imbarazzo; accanto a un cognome cacofonico o molesto, per un imperdonabile dolo da parte dei genitori, ne esce una situazione disastrosa nell’averli chiamati così: Rosa Foglio, Generoso Bocchino, Celeste Cappella, Mai Vero.

Avevo un amico di***, ora deceduto, che aveva nome Amore. Il suo cognome, per fortuna, è uno di quello “giusto” e comune e, infine, bene orecchiabile. Immaginate il sottoscritto, in mezzo a una combriccola di persone estranee al bar o allo stadio, e chiamarlo a voce alta mentre lui è avanti a un altro gruppo: “Amore, sono qui che t’aspetto!”. La gente tacerà di colpo e oserebbe guardarmi di bieco, scambiando me per un gay. Potrebbe essere una valida ragione… Al mio amico, quando eravamo soli, chiamarlo con quel nome affettuoso non mi creava nessun problema; in altri casi, sempre con il vezzeggiativo “Mory”.

Andiamo avanti... e andiamo alla scoperta di cognomi troppo pesanti. Chiamarsi Vergine può essere un enorme problema. A un padre con quattro figli e dire a lui: “Sono figli suoi, signor Vergine?” ne esce una vessazione da facile umorismo.

Ogni anno, presso le Corti di Appello e al Ministero della giustizia arrivano pratiche di cambiamento del cognome. Un cognome scomodo può amareggiare la vita; più scomodo ancora un cognome che ha sembianze di parole oscene, riferimenti sessuali pesanti, insulti impliciti. Uno stillicidio di battutacce e scherzi, per non parlare dei figli assoggettati ai motteggi dei compagni. Anche escludendo i riferimenti osceni o sessuali, la gamma dei cognomi che è difficile portare resta molto vasta, come dimostra la casistica degli annunci che compaiono saltuariamente sulla Gazzetta Ufficiale; ad esempio, si può non considerare più un cognome dalle trasparenti origini sociali o professionali: è il caso di Ortolano, Bifolco, Lacchè, Rustici. Talvolta scade apertamente nell’insulto come Baro, Fallito, Granvillano, Incapace, Casino, Ottuso, Bavoso, Scema, Larogna, Malandrino, Tonta, Barboni, Biscaro, Pochintesta, Bastardo

Secondo fonti di ricerche, al Nord Italia risulta un paio di famiglia che il cognome dichiarato è Terrone; stranamente, questo cognome è stato mantenuto.

Non ci si può esimere dalla comprensione, poi, per chi ha voluto abbandonare cognomi di famiglia come Ergastolo, Zoccola, Mammone, Scabbia, Vespasiano, Puzzo, Cessi, Di Pipi, Feci, Cantacesso, Contacessi. Sicuramente, non molte famiglie avranno mantenuto cognomi non proprio ributtanti, ma ugualmente io considererei “mezzi sgraditi”: Frittella, Ricotta, Lattuga, Maccarone, Salamone, Ficosecco. Giustamente per coloro che hanno desiderato cambiare cognome (e come darli torto?) disgustosi, macabri e funerei come Disperati, La Morte, Mezzasalma, Massacra, Vampiri.

Qualche volta, invece, è molto difficile immedesimarsi nei richiedenti: c’è chi ha aperto la pratica di cambiamento (che ha un prezzo caro) per abolire un cognome innocuo come Sereno, Ioiò, e alcuni altri; stessa cosa con altri innocenti cognomi perché imbarazzanti per persone di sesso maschile, come Caterina, Martina, Teresa, ecc.

Molto imbarazzante chiamarsi Sesso di cognome, ma la sorte non ha colpa: quando è nato, i genitori lo battezzano dandogli nome Felice! Una volta cresciuto e fatto un esame col suo alter ego, il signor Sesso Felice ha deciso di cambiare identità. Come quest’ultimi, lo sanno bene Santa Iena, Schiavo Liberato, Orso Bruno e la variante Bianco, Arcangelo Della Morte, Noia Addolorata, Chiappa Rosa, Pesce Marino, Quinto Nano, Angelo Alato, Pe Dante, Poli Ester, Guido Piano, Sabato Malinconico (ex capo dipartimento presso Ministero dell’Interno), Rosa Confetto.

Da ricerche anagrafiche, sull’elenco telefonico elettronico ci s’imbatte in una moltitudine di cognomi disgraziati che fanno ridere a crepapelle perché non sono tuoi.

Ci sono anche generalità più strane come nella fiaba di Biancaneve; ci sono tutti i nomi dei sette nani: Cucciolo Caterina, Eolo Antonio, Dotto Abramo, Pisolo Gelmino, Mammolo Fernando, Gongolo Rodolfo, e si concede un maggiorativo il più amato dei gnomi, Brontolone che risulta Procolo.

Ai limiti della pornografia come non sottintendere Ernestina Compiacente, Innocente Marchetta, Luciano Orgia, Mona Modesta, Bocchino Donato, Serafina Linguagrossa, Assunta Bellafava, Antonietta Uccello, Nunzia Zinna Fichera, Pompa Immacolata, Maria Vittoria Figa?

Ci sono stati cambi anagrafici di convivenza. La signorina La Troia con un accento diventa La Troìa; i coniugi Cazzoni tramutati in Cassoni. Davvero tante erano state le richieste di variazione della propria identità che venivano esaminate dal Ministero o dalle Prefetture.

Avanziamo ancora nel mondo dell’anagrafe impietosa. A colui che si chiama come lavora è la rovina, parola del signor Vigile Urbano. Altra rovina, stavolta morale, per la signora Maria Scassa Finocchio e all’amante del rischio Panico Volontario. Altri cognomi strani da citare: Agnese Mai Dalle Donne, Fiorino Del Prato, Cocco Lino.

Coloro che possiedono nomi o cognomi o entrambe le cose che hanno aspetti ridicoli, vergognosi o nel caso rivelino l’origine naturale che si vuole tenere riservata, sono unicamente vittime ambiziose da parte di altri. A scuola, a chi è studente; impossibile evitare gli sfottò all’appello. Le risate trattenute al momento delle presentazioni nei pressi di un’assemblea pubblica o essere chiamato nella sala d’attesa di un ospedale. L’imbarazzante impatto a un colloquio di lavoro. Un brutto scherzo dell’anagrafe e/o inavvedutezza dei genitori d’abbinare il nome accanto al cognome ridicolo. Come spiegarlo a tutti quelli che sentendo pronunciare quelle parole iniziano a ridacchiare e a ricamare sopra?

Tu, navigatore, hai un cognome ridicolo? Anche il nome di battesimo? Vorresti cambiarlo? Puoi farlo. L’iter burocratico prevede per il cambio del nome un’istanza in carta semplice indirizzata all’Ufficio territoriale del governo di residenza o nascita; in questo caso la decisione dopo un’istruttoria con pubblicazione per trenta giorni è presa con decreto prefettizio. Per modificare il cognome è necessario rivolgersi al Ministero dell’Interno. (Fonte ministreriale: “Chi abbia l’esigenza di cambiare il proprio cognome, oppure il nome o cognome perché ridicolo o vergognoso o perché rivela l’origine naturale o per motivi diversi da quelli suindicati, deve intraprendere il procedimento predisposto dal Regolamento per la semplificazione dell’ordinamento dello stato civile (DPR 396 del 3/11/2000), così come modificato dal DPR n.54/2012.”)

C’è chi si è abituato a portare, con disinvoltura, nomi e cognomi impegnativi (ma altrettanto per senso di orgoglio, dignità, soddisfazione personale o altra ben valida ragione) come Marco Tullio Cicerone, Benita Mussolini, Napoleone Bonaparte, Marco Polo. Si sentono in tema in questo periodo annuale i signori Santo, Felice e Bianco Natale (mah, che siano nati il 25 dicembre?).

 

 

 

 

 

 

 

 


Gianmarco Dosselli pubblicato il 19.10.2021 [Testo]


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