E' una storia di pura fantasia nella quale si racconta di un ragazzo che, sin dalla nascita, si trovò a convivere con una diversità che lo separò fisicamente ed emozionalmente dal resto di questa umanità.
Non tutta certo; questa nostra umanità è composta di demoni...(mi riferisco a quel genere di persone che mia zia definiva << a blockhead brainless >>, ovvero coloro che vivono senza curarsi della sofferenza che possono causare ad altri)...e di angeli; ovvero di quelle persone che hanno sempre un sorriso, una parola gentile, ma che a causa dei quei demoni finiscono sempre per trasformarsi nell'angelo della morte; ovvero il modo in cui il diverso si rifugia per trovare la pace.
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Il giovane gigante deve stare in piedi ovunque vada, poiché è difficile che si trovi per lui una sedia o una panca che possa sostenerlo.
Se ne sta sempre in silenzio, nel suo vestito scuro, immobile con il volto segnato d'una desolante tristezza. Gli occhi piccoli, assorti, distratti che non guardano nulla. Non ride mai, ma forse non sa ridere.
Sembra un lupo solitario per natura, però non è mai solo; per le strade, le piazze, tutti lo guardano con stupore, mille occhi lo trafiggono come mille spilli.
In casa siede fra suo padre e sua madre, i quali non si sono ancora abituati a non stupirsi di lui; lo guardano in silenzio, e quando gli parlano abbassano la voce, come se egli fosse ammalato.
Se almeno fosse povero, forse potrebbe andare in giro per il mondo con qualche circo di saltimbanchi, e magari, nei baracconi delle fiere, riuscirebbe a cancellare dalla mente i suoi dolorosi pensieri. Ma è un gigante di buona famiglia, ha tutto ciò che gli occorre...una casa, del cibo, un letto per dormire, ma non ha nessuno con cui parlare. Egli trascorre le sue giornate inseguendo la sua fantasia, a volte contempla con rancore le porcellane di Capodimonte sui mobili, i tappeti, i vasi di terracotta, ma non sa cosa farne.
A volte, invece, nascosto nella penombra delle stanze, osserva i rapidi indulgenti sguardi che gli rivolgono le amiche della mamma in visita, e ogni volta gli par di sentire la loro ironia mascherata da sorrisi di sufficienza.
Nessuno parla di lui, nessuno parla con lui, la sua presenza grava sulla casa e sulla gente come una sciagura.
Il gigante ha da poco compiuto tredici anni, è più alto della porta della sua stanza, le sue gambe pesano come un uomo normale e le sue mani possono cingere una giovane pianta.
Assieme al suo corpo egli è cresciuto a dismisura anche intimamente, ormai non vive più come un bambino di tredici anni.
Di notte non si sveglia più madido di sudore per i brutti sogni, di giorno non ha più timore dei rimproveri, ed è innamorato.
Tutti i giorni si affaccia alla finestra a guardare una giovane ragazza che abita nella casa di fronte.
Lei a volte solleva lo sguardo, lo osserva, enorme, massiccio, con le ginocchia oltre il davanzale. E allora scappa all'interno della stanza per non mostrare il suo sorriso beffardo.
Lei è minuta, sottile, ha gli occhi neri e un volto che vien voglia di accarezzare.
Lui, il gigante, desidererebbe avere quella compagnia, ma se la vede sempre sfuggire. Rimane immobile alla finestra, guarda la gente in strada e sente una profonda ammirazione per quegli uomini piccini che vanno svelti come spiritelli.
Parlano, ridono, sono allegri, e le donne camminano disinvolte al loro fianco, con loro si accompagnano volentieri.
Egli si chiede perché la sorte lo ha fatto crescere così a dismisura, e perché non riesce neppure a riderne.
E' ormai certo che nessuna donna potrà mai amarlo, e che sarà sempre un dannato alla mercé delle beffe del mondo.
Un giorno incontra in strada la ragazza del palazzo di fronte. Si ferma a guardarla, vorrebbe salutarla...rivolgerle la parola, ma sa che non può, e allora decide di seguirla.
Immediatamente tutti si accorgono di lui, lo additano sorridendo.
I ragazzi lo deridono, si burlano di lui e con gioia crudele incitano la ragazza a salvarsi, a fuggire.
Confusa, rossa in volto la ragazza affretta il passo rifugiandosi in un negozio.
Il gigante è umiliato, mortificato, preso da un'enorme ira vorrebbe reagire, insolentire i suoi persecutori, ma i pensieri fuggono pigri dalla sua mente, non riesce ad esprimere in parole la sua irritazione, il suo impaurito dolore.
Sa che se aprisse bocca balbetterebbe soltanto frasi sciocche e insensate.
Non può fuggire, tutto il mondo lo guarda, e infelice cammina pensando all'inerzia mentale che lo tormenta.
Vorrebbe fare almeno qualcosa che gli fornisca un pretesto per avere un dialogo, ma capisce che per lui neppure questo sarebbe possibile.
Lentamente cammina verso la campagna, osserva i grandi buoi fermi nei campi, al loro lento ciondolare la testa, i loro occhi senza sguardo. Neppure loro sono felici, ma nessuno si stupisce della loro inerzia, della loro presenza, nessuno si accorge della loro sofferenza.
A volte li bastonano e a volte li uccidono, ed essi vanno dalla vita alla morte sempre senza nulla sapere.
xe2x80x93 Qual è il mio peccato? Dio riprendimi! xe2x80x93 Grida al cielo asciugandosi il pianto con le mani
A lui, la curiosità degli altri non lascia scampo, egli non riesce a farsi dimenticare, tutta la città lo riconosce, e chi non l'ha mai visto va in città per rendersene personalmente conto. La sua vita è nelle mani di tutti, sulle labbra di tutti, in ogni istante.
Anche quando dorme c'è qualche sfaccendato che calcola le possibili dimensioni del suo letto.
Dal giorno in cui la seguì in strada, la ragazza non s'è più affacciata alla finestra. Quello strano sentimento d'amore lo tormenta, non sa liberarsene, pensa al tepore dei sorrisi, al piacere che danno le parole cordiali e il sentirsi in due come in una sola creatura.
Ma come farà a sparire, ad annullarsi, il suo corpo è sempre presente, sta davanti a tutti i suoi desideri come una muraglia, egli non può vivere un solo istante senza subire la propria desolata sproporzione.
Se allarga le braccia per rassegnarsi, esse ricadono con sinistro fragore sui fianchi. Se si prova ad immaginare una parola d'amore, gli pare di schiacciarla col proprio peso.
Nessuno ha mai un pensiero amichevole per lui, nessuno gli dice una sola parola rassicurante, perché dalla natura egli ha avuto troppo, non troppo poco. Non si compiange un ricco d'essere troppo ricco. Ormai neppure sua madre ha più il coraggio di fargli una carezza.
In certi giorni, quando è bel tempo, si avvia fuori dalla città, cammina sui prati, ma si accorge di distruggere con i suoi passi una quantità enorme di fiori, e quando è certo d'esser solo si sdraia sotto un albero; il silenzio lo rallegra, è contento, ma se poi solleva una gamba si spaventa nel vedere di come il suo piede sia così paurosamente lontano, gli par d'essere composto di due uomini sovrapposti.
Sui viottoli passano rumorosi alcuni contadini in motorino, si voltano e osservano sospettosi quella massa più lunga dell'ombra dei gelsi.
Neanche li lo lasciano in pace. Eppure il cielo sopra di lui lo protegge, l'odore dei campi è fresco ed eccitante anche per lui, e i grilli gli cantano intorno confidenti.
La creazione gli è dunque amica; la creazione geniale e illimitata, mai chiusa nella meraviglia, lo sopporta. Solo gli uomini, i suoi simili, non lo lasciano in pace perché è diverso da loro.
Come se all'uomo fosse stato concesso il diritto divino di assegnare al corpo un limite insuperabile.
Un giorno, mentre si avvia verso la campagna si accorge che una giovane ragazza lo sta seguendo, e quando per sfuggire alla sua attenzione si accinge ad attraversare un piccolo fossato, lei si accosta e lo saluta.
xe2x80x93 Ciao! Mi aiuti a saltare nel prato! xe2x80x93 Dice lei porgendo la sua mano
Lui prende quella mano tra le sue e improvvisamente le sue enormi mani tremano nello stringere quella manina asciutta e calda, teme di farle del male e la lascia, ma lei non arrossisce, non ha timore di concedere la sua piccola mano in quelle grandi di lui, è sorridente, ed egli allora la osserva premuroso. E' poco più che una bambina.
Lei sorride e chiede se può passeggiare un poco al suo fianco, il gigante annuisce imbarazzato da quel sorriso sincero e schietto.
Camminano lungo il ciglio del fossato, lentamente, senza parlare. Più avanti incontrano alcuni contadini che, sorpresi della loro presenza, sospendono il lavoro per osservarli.
Alfine i due siedono sul ciglio del canale.
Lo sciabordio dell'acqua che scorre gli da coraggio ed egli le fa alcune domande.
La ragazza si chiama Holly, è bellissima, ha i capelli biondi, una ciocca le cade sul volto mettendo in risalto gli occhi d'un celeste chiaro.
Con un dito lui le toglie la ciocca dal viso ricomponendola sul capo e lei sorride
xe2x80x93 Grazie ! xe2x80x93 Sussurra e non si vergogna d'essere vista con lui
Ora lui sa d'avere al suo fianco una cosa adorabile.
Per la prima volta nella vita una cosa viva s'interessa a lui.
Lentamente, con riguardo, egli sfiora ancora con la mano quei capelli, tanto sono vicini e fiduciosi.
Questo gli da un senso di pace così vasto che gli vien voglia di piangere.
Ora, sfiorando quelle piccole mani rosa, egli le confida cose che non avrebbe mai osato pensare.
Dice che gli par d'essere in paradiso, d'essere leggero come una piuma.
Holly lo guarda, sorride. Holly è commossa.
Ora il gigante non vorrebbe più andar via, capisce che la felicità consiste nello star lì fermo, con gli occhi di Holly fissi nei suoi.
Improvvisamente un'idea struggente d'eternità fa breccia nel suo animo.
Vorrebbe restar così tutta la vita.
Ora che la beatitudine è pura come la volta del cielo, andar via significherebbe perdere tutto.
xe2x80x93 Non ti avevo mai vista in città xe2x80x93 Domanda lui con un filo di voce
xe2x80x93 Non vivo in questa città.
xe2x80x93 Come mai sei qui? Sei venuta a trovare qualche parente?
xe2x80x93 Sono venuta a trovare un amico...Non ricordi? Sei stato tu a chiamarmi
xe2x80x93 Io? Quando? Non è impossibile! xe2x80x93 Fa lui sorpreso
xe2x80x93 Eppure lo hai fatto
xe2x80x93 Non ricordo...ma sai, io non sono del tutto a posto...A volte dimentico tutto...Dove vivi?
xe2x80x93 In un posto molto lontano
xe2x80x93 E' un bel posto?
xe2x80x93 Si, un bel posto
xe2x80x93 Come questa città?
xe2x80x93 No...è diverso, più tranquillo
xe2x80x93 Capisco, questa è una città molto rumorosa...Senti...Posso venire con te?
xe2x80x93 Non è per questo che mi hai chiamata?
xe2x80x93 Ah...si. Ho chiesto a Dio di riprendermi con se
xe2x80x93 Se vieni con me dovrai lasciare i tuoi, non pensi al loro dolore?
xe2x80x93 Certo che ci penso, ma sono sicuro che se venissi con te soffrirebbero meno. Non fraintendermi, sono loro figlio, mi vogliono bene, però...Ti prego, fammi venire con te
xe2x80x93 Sarebbe un addio definitivo, non potresti più tornare
xe2x80x93 La mamma è buona con me...ma io le arreco soltanto dolore
xe2x80x93 E' una scelta molto importante. Vuoi prenderti qualche giorno per pensarci?
xe2x80x93 Non credo sia necessario
xe2x80x93 Scusami, ma debbo farlo, devi essere assolutamente certo della tua scelta. Facciamo così ...Io tornerò quando sarò sicura della tua scelta e ti condurrò con me
Ormai il sole è tramontato, e la sera che lentamente scende sulla pianura, sussurra al vento e alle cose di tacere.
Le luci e le voci della città si attenuano, attorno si fa un gran silenzio e l'ombra ricopre, dolce come una madre, le creature che si addormentano.
Ora la ragazza sembra essere inquieta è tardi, deve tornare, ma scorgendo il volto rattristato del suo compagno si alza in piedi e lo abbraccia, lo bacia sulla guancia.
Poi, d'un tratto, prima di fuggire via mormora
xe2x80x93 Ciao...ci si rivede, eh?
Il gigante è scosso.
Una donna l'ha baciato, il primo bacio della sua vita.
Egli rimane seduto sul margine del fosso, stordito, senza riuscire a pensare a null'altro che a quel bacio.
Nel suo cuore una folla di ragazzi gridano entusiasti. Ed egli ascolta quell'impeto sorridendo, raccoglie il volto tra le mani, è beato.
Ora si alza fierissimo.
Ora sa d'essere un uomo come gli altri, una donna l'ha baciato.
Padrone di questa nuova e sconfinata ricchezza cammina svelto verso la città che s'illumina.
La sua città, dove ormai egli è cittadino come tutti e dove, se soltanto lo volesse, potrebbe vantare le stesse fortune umane di tutti, ma egli non vuole nulla, egli vuole soltanto vivere il suo sogno.
Si mette a correre, ora che per un istante si è sentito come gli altri uomini, non sente neppure il rombo dei suoi passi sul selciato.
L'incantesimo lo porta fin sotto la fila di lampioni della prima strada.
Il gigante corre felice, ma la sua statura non fa più sorridere perché con la malinconia ha perso il rimpianto, ora la sua ombra lascia perplessi, fa paura.
La gente l'osserva con stupore, chiedendosi cosa possa essergli accaduto e non capisce che il gigante si è destato sotto il tocco leggero e tremante d'un bacio di donna, non capisce che il suo cuore non è più in grado di sopportare altro, egli non vuole perdere quel sogno.
Una settimana per sognare.
Poi, in un mattino grigio di pioggia, il gigante non si è svegliato, egli è con il suo angelo biondo...Holly, che lo ha preso per mano e assieme percorrono la strada del ritorno.
Legend
pubblicato il 03.04.2006 [Testo]