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Uno scritto a caso

La ragazza dallo scialle
[poesia] Poesia edita dal blog BisbigliGridati
Raffaella Coda Bertetto
17.02.2020

IL FASCINO DEL MISTERO

DESIRE'E (finale)

Desirèe prese la bambola ed uscirono di casa.
Il Valentino le accolse come ogni giorno; cercarono l’ombra di una pianta e sedettero contro il tronco. La bambina appariva taciturna; insolitamente taciturna.
“La tua sorpresa?” chiese Luisella.
“La mia non è una bella sorpresa. – il tono della voce di Desirèe era triste e quasi contrito – Io devo partire e forse non ci vedremo mai più.”
“Ma che dici? – Luisella ebbe come l’impressione di aver ricevuto un pugno in pieno stomaco – Devi partire? E dove vai?... la tua famiglia si trasferisce altrove? Non ti ho mai chiesto della tua famiglia. Non so nulla di te… La tua mamma ti lascia andare in giro da sola…”
“Ma io non sono sola. – la interruppe la piccola – C’è anche la mia mamma, qui al parco.”
“Ah, sì? E dov’è?”
“E’ là!”
Desirèe indicò una giovane donna in evidente stato di avanzata gravidanza. Era piuttosto giovane e carina, capelli lunghi e sciolti sulle spalle, occhi scuri.
“La mia mamma ti assomiglia molto.” disse ancora la piccola.
“Davvero? La tua mamma è molto carina. Chiamala. Non deve averti vista.”
 “Lei non  mi conosce ancora.” la sorprese per l’ennesima volta la piccola.

“Ma che dici?”

“Sicuro! Io sono la bambina che porta in grembo e lei sarà la mia mamma. Lei ama molto i bambini e da tanto desidera averne uno e… e io sto per arrivare.”

“Desirèe… ma che sciocchezze vai dicendo? – la donna tese una mano per una carezza, mentre una improvvisa inquietudine le afferrava lo spirito – Quante fantasie in questa testolina.”

“Tanto tempo fa io avevo scelto te: anche tu mi volevi. – una pausa; angosciosa soprattutto per Luisella – Avevi preparato anche il corredino: scarpine gialle, abitino bianco… Avevo già perfino un nome: Ornella! Mi piaceva il nome che avevi scelto per me, ora mi chiamerò Silvia…”

“Desirèe…” tentò di interromperla la giovane; l’altra proseguì:

“Ho sofferto quando mi hai mandata via. Avevo paura che nessuna mamma mi volesse… poi è arrivata lei. – la piccola indicò la giovane, che stava accarezzando un bimbo – A lei piacciono i bambini.”

“Desirèe… stai farneticando.” gemette Luisella.

“Ma non capisci? Io non mi chiamo Desirèe. Desirèe è il nome che hai voluto darmi tu.  Desirèe è… è il tuo desiderio di avermi di nuovo. Io sono Ornella… Io ero Ornella… la tua Ornella…”

Un travaglio immane, seguito da un dolore quasi fisico, improvviso ed insopportabile investì la donna in ogni fibra del corpo, come una scarica elettrica. Poi, la sensazione che la terra le mancasse sotto i piedi, lasciando la mente di una lucidità impressionante, quasi che lo spirito godesse della sofferenza del corpo.

“Io sono Ornella – continuava la voce della piccola – e tu hai riconosciuto subito i miei occhi…”

“Oh!” gemette ancora la giovane, ma la piccola, implacabile:

“Non mi hai voluta ed io sono tornata lassù. – continuava - Ora un’altra mamma mi aspetta e io sarò la sua bambina… Devo andare.”  e con queste parole  le dette le spalle e fece  qualche passo.

La bambola era rimasta per terra, dove un attimo prima stava seduta lei e la voce supplice di Luisella la seguì:

“Aspetta, ti prego. Aspetta… Ornella…”

“Devo andare. – rispose la piccola senza voltarsi; la sua voce era turbata. Così parve a Luisella – Ho imparato a volerti bene in questi giorni, ma… non si può. Non si può tornare indietro.”

“Ornella!” gemette ancora la giovane, ma la sua voce restò inascoltata: DesIrèe era scomparsa.

“Si sente male, signora?” qualcuno le si avvicinò premuroso; Luisella cercò di riprendere il controllo:

“Non è niente! Non è niente!” bisbigliò e stancamente si allontanò.


Maria Pace pubblicato il 02.06.2012 [Testo]


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