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Uno scritto a caso

agosto 1966
[scritto] "l'incapacità  di amare"
giuseppe rapisarda
21.09.2006

Sistemi caotici

Ebbene sì , abbiamo bisogno del caos ! Amen.

'Il concetto di sistema viene applicato ai campi più disparati, dalla fisica alla biologia, alla sociologia. Tra domini così diversi, emergono similitudini, isomorfismi tali da giustificare una visione generale in termini appunto di sistemi. "Ad esempio esistono isomorfismi tra sistemi biologici ed "epiorganismi" come le comunità di animali e le società umane" (L. von Bertalanffy). Le teorie generali dei sistemi parlano di sistemi chiusi e sistemi aperti, non che io sappia di sistemi caotici. Quando si osservano le società umane e ci si imbatte nella società italiana, ci si rende conto che il suddetto paradigma dei sistemi, nella sua impostazione classica basata sulla distinzione tra sistemi chiusi ed aperti, è insufficiente a spiegare il caso anomalo della società italiana. Non essendo un cultore delle teorie dei sistemi, è con grande imbarazzo che mi vedo costretto a proporre la revisione della teoria generale dei sistemi, in favore di un suo ampliamento, che consenta di spiegare il fenomeno Italia. Credo che allo scopo sia necessario introdurre nella teoria una nuova categoria, quella dei sistemi caotici. Contraddizione in termini, in quanto caos è non-sistema, credo invece che in Italia il regnante caos sia proprio sistematico. Mi dispiace (e chiedo profondamente scusa alla comunità scientifica) turbare i lavori teorici sulle complessità organizzate e le teorie dei sistemi, ma non vedo altri modi per spiegare il curioso caso Italia. L'organismo Italia è costituito da componenti elementari, gli individui, che però a sé stanti non hanno consistenza e rilievo. Non li caca nessuno, per dirla con il linguaggio indigeno. Praticamente non esistono. Le prime componenti significative sono a mio parere le loro aggregazioni operative, i gruppi o clan. Le famiglie biologiche, ma anche le famiglie mafiose, anche gli ordini professionali o religiosi, o le associazioni sportive, i partiti politici, sono tutte aggregazioni di primo livello. Ad un livello superiore troviamo le istituzioni. Questo è il salto che in genere trasforma un aggregato umano in società umana e che in Italia però sembra non essere mai avvenuto. Nelle istituzioni infatti le aggregazioni di primo livello si sciolgono e decompongono, quindi scompaiono sostituite appunto dalle istituzioni stesse. Ma in Italia questo non accade: nelle istituzioni i clan rimangono presenti ed attivi, fino a vanificarle. La differenza tra clan e istituzioni sta nel grado di complessità dei rapporti tra essi possibili. Negli aggregati di clan i rapporti sono elementari, primordiali: bbuono/no-bbuono, amico/nemico, sinistra/destra. Nelle istituzioni i rapporti sono variegati, ricchi di forme e ruoli: le specializzazioni si possono sviluppare, arricchendo, anche economicamente come ci ha spiegato Adam Smith, le comunità umane. Viceversa nei rapporti primitivi tra clan esistono solo attitudini competitive e predatorie, non quelle collaborative e specializzate tipiche delle società umane istituzionalizzate. Quindi l'unica forma di relazione tra i gruppi sociali sono i conflitti. L'Italia conosce solo i conflitti, è fatta di conflitti. E' l'unica forma di relazione nota. La si apprende all'interno del clan primario, la famiglia, la si apprende col latte materno. Il caos, il conflitto sono l'unica dimensione esistenziale, il senso della vita. Lotta continua sarà ! Amen. Una miriade di clan (non istituzioni integrate collaboranti !) opera nella gestione (non superamento !) degli innumerevoli conflitti tra i clan, compresi gli stessi clan che dei conflitti si occupano, in quando essendo la nostra una società disarticolata, piatta e disponendo quindi di un solo livello, anche essi sono inevitabilmente presi dal vortice dei conflitti. Ogni giorno i mass media ci coinvolgono emotivamente nei conflitti istituzionali (ai quali essi stessi in quanto clan partecipano attivamente), mostrandoci le cosiddette "istituzioni" in conflitto tra loro (in realtà clan con ruoli istituzionali, presentati ipocritamente come super partes, ma percepiti e fatti percepire via, via come amici o nemici). Insomma il teatrino della politica, che come una droga ci intossica. In definitiva la dinamica sociale italiana opera esclusivamente al primo ed unico livello: non esiste un livello superiore, istituzionale, che lo trascenda. Non ne siamo culturalmente (geneticamente ?) capaci. Così è. Una spiegazione di ordine storico può trovarsi nel ripetuto e fallito tentativo di creazione dello stato italiano, dai primi tentativi dei longobardi (del nord e del sud), ad oggi, sempre e con successo ostacolato dalla chiesa cattolica. Una spiegazione culturale dovrebbe esserci. Profilo matriarcale delle culture mediterranee, padre infantile e madre irresponsabile ? Una spiegazione biologica ? Nel DNA ? Chissà ? Inoltre il sistema Italia è sistema chiuso, nel senso della teoria generale dei sistemi. Vuol dire che non avvengono scambi in entrata o uscita con altri sistemi. Lo stato italiano fa parte della comunità europea, ma non si vedono assorbimenti culturali, né esportazioni di valori domestici verso gli altri paesi della comunità (per loro fortuna), come dimostrano le numerose e croniche inadempienze verso le normative comunitarie. La nostra presenza in Europa è di facciata, non sentita né vissuta profondamente. Quindi non c'è da sperare in una contaminazione positiva della nostra cultura. Sistema chiuso. Altre speranze di evoluzione dal caos non ne vedo. Per fortuna ! Immaginate se un giorno per miracolo cessasse la litigiosità nazionale. Sarebbe un vero disastro economico e sociale: un esercito di avvocati disoccupati, le amministrazioni nazionali e locali vistosamente ridimensionate, i commercialisti a spasso, mediatori e faccendieri scomparsi, e così via per tutti i professionisti e operatori del caos, praticamente quasi tutti gli italiani. Ebbene sì , abbiamo bisogno del caos ! Amen. '


vento pubblicato il 21.10.2009 [Testo]


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